Clandestini, in Puglia riprendono gli sbarchi

Clandestini, in Puglia riprendono gli sbarchi Sgominata una organizzazione gestita dalla mafia che controllava il trasporto dei profughi Clandestini, in Puglia riprendono gli sbarchi In due giorni sono arrivati quasi cinquecento immigrati LECCE. Curdi, indiani, pakistani, iracheni, turchi, albanesi, cittadini del Kosovo. Prima ancora che l'Adriatico tornasse calmo dopo giorni di mare agitato, i clandestini hanno invaso le coste pugliesi. Centinaia. Solo tra mercoledì e ieri quasi 500 se si mettono nel numero anche i clandestini che, già sbarcati precedentemente, sono stati fermati dui-ante la fuga. Una flotta di gommoni approdata sulle coste leccesi e brindisine proprio nelle ore in cui magistratura e carabinieri hanno messo le mani su due organizzazioni italiane della Sacra Corona Unita che garantiva, dopo l'approdo, il trasporto in altre città. In 29 sono stati arrestati (in carcere sono finiti in 13: altri 5 erano già detenuti, gli altri 11 hanno beneficiato degli arresti domiciliari o dell'obbligo di dimora nel Comune di residenza). Due i latitanti. Sono tutti accusati non solo di aver favorito l'immigrazione clandestina, ma anche di traffico di droga. Perché, con i clandestini, portavano in Italia soprattutto la cocaina. Un enorme affare che preoccupa molto gli investigatori: nelle droghe leggere gli albanesi sono specialisti. Nella cocaina sembra lo stiano diventando. Così in queste ore, ancora una volta, il dramma dei disperati si mescola con l'attività dei criminali che speculano sulla loro vita: da un lato i clan albanesi ormai autosufficienti nella gestione della traversate, dall'altro le cosche pugliesi loro alleate a pieno titolo e incaricate dei «servizi logistici» a terra. I disperati, innanzitutto. Ieri a mezzogiorno l'Adriatico è tornato calmo. Ma i gommoni non avevano atteso. Erano già sbarcati prima, sfidando le onde. Uno di essi, intercettato da una motovedetta nel Canale d'Otranto a quindici miglia dalla costa, trasportava 36 albanesi, anche bambini e donne, oltre i 3 scafisti, arrestati. In altre operazioni sono stati fermati i clandestini di diverse nazionalità, sia sulla costa, dove è stato ritrovato un sacco con 20 chili di marijuana, che nell'entroterra, durante il tentativo di fuga. Anche in questo, nell'organizzazione delle fughe, erano specializzati gli uomini della Scu, la mafia pugliese. Due distinti tronconi dell'organizzazione, legati rispettivamente a Massimo Rubino (luogotenente del capo storico Pino Rogoli), al tarantino Massimo Cinieri e al suo collaboratore Claudio Carniccio: questi ultimi due sono gli unici accusati di associazione a delinquere. Tutt'altro che vicini, i due clan mettevano a disposizione i «taxi» che trasportavano, dopo gli sbarchi, i clandestini: 150 mila lire per il tratto Lecce-Brindisi, 200 mila per raggiungere Bari, 350 per Foggia, dove le braccia degli immigrati vengono adoperate soprattutto nelle campagne. Ma a questo ruolo di supporto delle organizzazioni albanesi, la Sacra Corona Unita aggiunge l'enorme business della cocaina. Se marijuana e ha- shish sono due prodotti in cui gli albanesi sono ormai specialisti, la cocaina rappresenta l'affare emergente. Non si hanno ancora le prove che l'Albania ne coltivi e se il territorio ne offra le condizioni climatiche, ma certo le raffinerie esistono. Il magistrato che ha condotto l'inchiesta, Guglielmo Catalani, è impegnato proprio nella procura distrettuale antimafia leccese che tiene ormai da anni sotto controllo questo fenomeno. Le indagini hanno accertato finora che la cocaina, proveniente dalla Turchia, veniva lavorata nei laboratori albanesi prima di essere trasportata in Italia attraverso il Canale d'Otranto, il corridoio attraverso cui, come ha ripetuto spesso un altro magistrato in prima linea, Cataldo Motta, passa di tutto: armi, droga, donne da far prostituire, poveracci che cercano un futuro pagando il biglietto ai clan malavitosi. Albanesi e italiani. Sandro Tarantino Alcuni degli albanesi sbarcati clandestinamente in Puglia

Persone citate: Cataldo Motta, Cinieri, Claudio Carniccio, Guglielmo Catalani, Pino Rogoli, Rubino, Sandro Tarantino