La «tata» dev'essere padana di Raffaella Silipo

La «tata» dev'essere padana Le donne leghiste: alt a baby sitter meridionali o extracomunitarie La «tata» dev'essere padana EXTRACOMUNITARTE, vade retro. Si ricreda chi avesse l'idea peregrina di affidare i propri pargoli alla competente filippina, all'affettuosa peruviana, alla valida eritrea, peggio che mai alla meridionale. La baby sitter del bimbo nato al di qua del Po ha da essere padana, per «contribuire alla comunità delle tradizioni e delle culture». Lo sostiene sulla Padania Sonia Viale, presidente dell'Associazione Donne Padane, sottolineando come «le radici dell'identità» lumbard, come d'altronde quelle d'ogni altra cosa, si formino nei primissimi anni di vita. La pur lodevole iniziativa delle scuole padane, insomma, non basta: perché il bimbo vi arriva già contaminato da altre culture, altri accenti, altre tradizioni. A tutto ciò può ovviare l'istituzione della baby sitter padana, «simile alle governanti di una volta e che, come loro, possa svolgere un ruolo importante per aiutare le madri a trasmettere preziose informazioni su abitudini e culture familiari». Che quella della baby sitter sia ormai una figura centrale nella vita di oggi è fatto acquisito: le donne, nella quasi totalità, lavorano, i servizi pubblici sono insufficienti a coprire il fabbisogno di accudimento, le famiglie allargate non esistono più. Da ciò, argomenta la Viale, «la diminuzione allarmante della popolazione» soprattutto al Nord. La causa sono «le politiche scellerate degli ultimi cinquant'anni - dice Viale - che hanno impedito ai padani di scegliere con serenità di formarsi una famiglia... anche perché si è perso il senso di appartenenza a una comunità e l'importanza di garantire ad essa una continuità fondamentale dal punto di vista sociale, culturale ed economico». D'altronde «avere oggi più di un figlio è un lusso che molti non si possono permettere a meno che, con le logiche assistenzialistiche e meridionalistiche con cui abbiamo a che fare da anni, non si pensi di mettere al mondo i figli "mtanto qualcuno ci penserà a mantenerli"». A tutto questo vorrebbe porre rimedio l'istituzione della tata padana: così i lombardi potranno tornare a fare figli tranquilli, sull'esempio del senatur che non si è fermato ai due canonici eredi che garantiscono la crescita zero della popolazione, ma ha incrementato la stirpe con Eridanio Sirio. 0 della pur «scomunicata» Irene Pivetti, che dopo aver occupalo la terza carica della Repubblica oggi porta fiera in tv il suo pancione e si accmge a diventare madre di una padanissima baby Brambilla. Resta un dubbio: il ruolo della «tata» è da sempre coperto da donne che, per lo meno al momento, non hanno altra scelta lavorativa. Ossia ragazze giovani senza ima famiglia propria o persone al di fuori del «mercato del lavoro», spesso per situazioni di emarginazione proprio dovute alla nazionalità. Invertire la tendenza, convmcendo lombarde e venete in carriera a rinunciare a scrivania, fax e telefonino e al tailleurino firmato per cambiare pannolini e somministrare pappe a bimbi non loro, pare arduo. Eppure non disperate: in Usa quella della baby sitter è diventata una professione assai prestigiosa e redditizia. hisomma, la «tata padana in carriera» è la nuova speranza della natalità. Raffaella Silipo

Persone citate: Brambilla, Eridanio Sirio, Irene Pivetti, Sonia Viale

Luoghi citati: Usa