Vitali: l'Ulivo stanco, non mi ricandido

Vitali: l'Ulivo stanco, non mi ricandido E' choc nella roccaforte del centrosinistra. Casini: per noi sarà una occasione storica Vitali: l'Ulivo stanco, non mi ricandido Terremoto a Bologna, il sindaco Ds polemico col partito BOLOGNA. Un grande rumore e non per nulla. Walter Vitali, sindaco diessino di Bologna, la città rossa da sempre, modello di buon governo per tutta l'Europa, annuncia che lascia. «Non ci sono le condizioni per una mia ricandidatura», afferma al coordinamento provinciale dell'Ulivo. Ed è grande sorpresa. Nella sala conferenze della federazione dei ds, dove il segretario Alessandro Ramazza (dalemiano doc) tenta di rendere coerenti un giudizio positivo sull'operato della giunta («ne siamo fieri») e la mancata richiesta a Vitali di fare un passo indietro, di restare a disposizione anche per il prossimo mandato, invece, è grande freddo. «Prendiamo atto della dichiarazione di Vitali e la rispettiamo», dice Ramazza. «Ho sempre detto che Vitali è il migliore successore di se stesso: se non ci fosse stata questa sua decisione lo ripeterei anche oggi». Ma l'imbarazzo è evidente: nel totosindaco che impazza sulle pagine locali da quando l'Ulivo ha perso in un colpo solo i Comuni di Piacenza e Parma, Ramazza è indicato come uno dei candidati più probabili a succedere a Vitali. «Non c'è mai stata una mia candidatura: questa ipotesi è uscita come provocazione e per mettere zizzania», assicura il segretario ds, che deve destreggiarsi tra le divisioni inteme, le insofferenze della coalizione e i malumori della città verso una giunta che, pur facendo cose, non ha conquistato il «cuore» dei bolognesi. Vitali è il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini : nel '95 è passato al primo turno con il 50,4%. Un'investitura che non gli ha dato la popolarità dei sindaci comunisti storici di Bologna: Dozza, Santi, Zangheri e Imbeni. E che non lo ha neppure preservato dalla freddezza del «suo» partito verso la «sua» squadra e soprattutto nei confronti della «sua» persona. All'indomani dell'annuncio a sorpresa sulla sua indisponibilità a ricandidarsi, Vitali appare più sereno e più forte. Ai colleghi Bas solino e Bianco, che ha incontrato ieri mattina a Roma, ha assicura to che non intende mollare. «Al contrario: intendo rispettare fino alla fine il patto stretto con gli elettori nel migliore dei modi, spiega nel suo ufficio a palazzo D'Accursio. «Ma è tutta la coalizione del'Ulivo che deve fare uno scatto: do po la sconfitta di Parma, si ò crea ta a Bologna una sorta di sospen sione politica. Mi sono reso conto che la mia candidatura pesava co me un macigno e allora mi sono detto: 'Rimuoviamolo questo ma cigno'». Tolto di mezzo l'ostacolo candidatura, Vitali, amministra tore dal 1982, punta sui buoni ri sultati del governo («il mandato che sta per concludersi è uno dei più proficui e produttivi per Bolo gna») e su un nuovo scatto da par te dell'Ulivo, che è d'accordo più con Veltroni che con D'Alema vorrebbe più soggetto politico au tonomo. Ma la contrapposizione tra vel troniani e dalemiani e l'insoffe renza per una parte della Quercia verso il partito dei sindaci spiega solo in parte quello che sta succedendo a Bologna. «E' la sindrome di Parma che crea asfissia nei canali politici e produce un'implosione del dibattito», commenta Vitali, ben contento di avere frantumato la vetrina. «Ora si ricomincia a discutere sul serio», aggiunge. «Il problema più importante è come ricostituire il feeling tra i cittadini, il sindaco e l'amministrazione. Si deve ripartire da qui, dopo un dibattito politico che aveva preso una brutta piega. La coalizione deve uscire dalla depressione e dal torpore». A Bologna ora ci si chiede se può succedere anche qui quello che è accaduto a Parma: un Comune che dopo decenni di governo delle sinistre è passato al centro-destra a causa delle divisioni dell'Ulivo e di un candidato sindaco «imposto» dal partito ma poco gradito agli elettori. Al momento Ramazza non vede questo rischio: «A Bologna c'è un grado di coesione più alto. Sarebbe grave se si verificasse una divisione così lacerante nella città dell'Ulivo e di Prodi». E' d'accordo il segretario regionale della Quercia, Fabrizio Matteucci, che rassicura: «L'Ulivo e i ds decide¬ ranno le alleanze, i programmi e la nuova candidatura a sindaco in modo trasparente e con procedure democratiche. Spalancheremo le porte ai cittadini e le finestre dell'ossigeno per alimentare un grande progetto per il futuro di Bologna». E nel frattempo: «Ci chiamiamo fuori dal chiacchiericcio sul totocandidato». L'unica cosa certa: i ds non rinunceranno al sindaco di Bologna, città simbolo per le sinistre. «Avanzeremo una nostra proposta, abbiamo fior fior di compagni», dice Ramazza. Ma il centro-destra vede mia grande occasione: la possibilità di insediarsi nella cittadella rossa, rompere il monopolio delle sinistre. Ne è ben consapevole il leader del Ccd, il bolognese Pierferdinando Casini: «Peri moderati si presenta un'occasione storica: per la prima volta negli ultimi ci squant'anni è possibile costruire un'alternativa al sistema di potere comunista». E per vincere la sfida-madre di tutte le sfide, il Polo unito lancia un appello ai bolognesi che «non sono più disposti a tollerare l'incapacità amministrativa e l'arroganza politica propria dei ds e dei loro alleati». Marisa Ostoiani proceducheremo finestre ntare un uturo di mpo: «Ci cchierics non ri di Bolo sinistre. a propo compavede mia sibilità di Il sindaco di Bologna Walter Vitali In basso: il sindaco di Roma Francesco Rutelli e quello di Catania Enzo Bianco stre. Ne è ben consapevole il leader del Ccd, il bolognese Pierfedinando Casini: «Peri moderati presenta un'occasione storicper la prima volta negli ultimci squant'anni è possibile costrure un'alternativa al sistema di ptere comunista». E per vincere sfida-madre di tutte le sfide, il Plo unito lancia un appello ai bolgnesi che «non sono più dispostitollerare l'incapacità amminstrativa e l'arroganza politicpropria dei ds e dei loro alleati»Marisa Ostoianadino sfìttici terno serio» Il sindaco di Bologna Walter Vitali In basso: il sindaco di Roma Francesco Rutelli e quello di Catania Enzo Bianco La Quercia: «Qui non ci saràuna divisione lacerante Abbiamo uomini di valore»Ma il segretario non accetta II j'accuse del primo cittadino «Canali politici asfìttici manca il dibattito interno Ricominciamo a fare sul serio»