Dell'Utri, guerra degli esposti di Francesco La Licata
Dell'Utri, guerra degli esposti Dell'Utri, guerra degli esposti «Rapisarda?E' solo un impostore» IL PROCESSO DB PALERMO SPALERMO UL processo contro Marcello Dell'Utri, il deputato di Forza Italia accusato di associazione mafiosa, si è abbattuta una sorta di «guerra degli esposti». Non è soltanto Silvio Berlusconi, infatti, ad aver presentato alla Procura di Caltanissetta una denuncia contro l'ex finanziere Filippo Alberto Rapisarda, a sua volta teste al dibattimento di Palermo. Anche Dell'Utri ha consegnato un esposto di sette pagine a carico del suo ex datore di lavoro ed ex amico, oggi inguaiato giudiziariamente ed anche sul fronte finanziario. Il punto di vista del parlamentare «azzurro» ricalca, in qualche modo, la linea di Silvio Berlusconi. Le accuse di Rapisarda, definito «impostore», vengono descritte come «improvvise folgorazioni» visto il ritardo con cui sono state consegnate ai pm di Palermo. «L'improvvisa folgorazione - scrive Dell'Utri ai magistrati di Caltanissetta - costituisce l'ennesimo sintomo della perfida callidità dell'uomo, pronto a rilanciare le sue accuse al duplice scopo di vendetta - nei confronti di chi ritiene, a torto, responsabile per la chiusura delle linee di credito da parte degli istituti bancari - e autodifesa - per distrarre da sé l'attenzione degli inquirenti». Ecco: Rapisarda impostore, per Dell'Utri, come per Berlusconi. Dall'altra trincea risponde l'ex finanziere con un esposto di 90 pagine corredato da decine di allegati. Una lunga accusa che parte dalle minacce (fisiche) subite anche recentemente e delle quali ha parlato in aula, in modo colorito, all'udienza di lunedì. Poi si attarda a raccontare come i suoi nemici, sempre Berlusconi e Dell'Utri, si siano dati da fare - secondo lui - per fargli attorno terra bruciata, tagliandogli i ponti con le banche. La tesi di Rapisarda è che, finalmente, si sarebbe realizzato il progetto di chiuderlo in una morsa per costringerlo a dismettere ogni attività. Un piano che avrebbe avuto inizio negli Anni 70, con l'arrivo di Dell'Utri nelle sue imprese, vero e proprio «cavallo di Troia mandatomi tra i piedi». Eppure forse ha esagerato, Filippo Alberto Rapisarda, se è vero che nel suo esposto ipotizza una sorta di grande associazione per delinquere capeggiata da Berlusconi e Dell'Utri e sostenuta da fiancheggiatori come Ferrara, Fede, Liguori, Feltri, in pratica i diret¬ tori delle testate che gli hanno fatto la guerra. Insomma, i duelli a colpi di carta bollata non sembrano destinati a dare seri contributi al processo che si sta celebrando a Palermo. Sembrano, al contrario, destinati a turbarne lo svolgimento, perché introducono elementi di conflittualità fra le Procure di Caltanissetta e Palermo. Nel capoluogo - dove cioè da tempo si celebra il processo - arriva la turbolenza innescata a Caltanissetta con la presentazione degli esposti di Berlusconi e Dell'Utri, che non hanno inteso solamente portare avanti un gesto provocatorio nei confronti di pubblici ministeri dai quali si dichiarano perseguitati. Al contrario, con le loro denunce hanno messo in moto un meccanismo che praticamente impone ai magistrati nisseni di invadere le indagini palermitane. Per accertare la ipotetica calunnia cu Rapisarda su Berlusconi e Dell'Utri, infatti, devono conoscere il tenore delle sue dichiarazioni e devono conoscere i relativi accertamente compiuti dai pm palermitani, anche nella ipotesi che - come sostengono Berlusconi e Dell'Utri - quei magistrati non li abbiano tutelati dalla valanga di «menzogne» sottoscritte da Rapisarda. In questo caso, però, è evidente che la Procura di Caltanissetta finirebbe fatalmente per portare avanti quasi un doppione del processo palermitano. Se non chiedessero le carte a Palermo, d'altra parte, i pm nisseni potrebbero essere censurati per omissione. Una querelle di non poco conto che i giudici stanno cercando di dirimere. Nella riunione avvenuta lunedì sera fra il procuratore nazionale Vigna, Giancarlo Caselli e i pm di Palermo e Caltanissetta, si è parlato anche di questo. Il tutto mentre la temperatura del dibattimento si surriscalda con le notizie, smentite da Mediaset, del ritrovamente di altre società coinvolte nel presunto riciclaggio e con la comparsa di un altro collaboratore di giustizia. Vincenzo La Piana, palermitano, trafficante di stupefacenti da anni residente a Milano, avrebbe consegnato ai pm palermitani ulteriori rivelazioni che riguarderebbero Marcello Dell'Utri. Intanto il 2 ottobre riprenderà la testimonianza di Filippo Rapisarda. Francesco La Licata
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