Ai voti l'inchiesta-Tangentopoli di Maria Grazia Bruzzone
Ai voti l'inchiesta-Tangentopoli Armistizio tra Ulivo e Polo grazie al presidente di Montecitorio, centrodestra soddisfatto Ai voti l'inchiesta-Tangentopoli Violante mediatore, in aula il 20 ottobre ROMA. Rinviata, ma solo di un mese. La proposta di istituire la commissione parlamentare di inchiesta su Tangentopoli tornerà in commissione Affari costituzionali, però sarà votata dall'aula - si o no - il 20 ottobre. Nel merito. Alla fine, dopo tanto combattere, i capigruppo di maggioranza e opposizione hanno trovato un accordo fortemente voluto dal presidente della Camera, Luciano Violante. Maggioranza e Udr avrebbero preferito posticipare la discussione a dopo la Finanziaria. Il Polo chiedeva che fosse messa in calendario il 1° ottobre. E si e arrivati al compromesso. Del resto, mercoledì, dopo che il Polo si era opposto alla legittimità del rinvio chiesta da centro sinistra più Udr appellandosi al nuovo regolamento di Montecitorio, il presidente Violante, rinviando la delicata questione alla giunta del regolamento e ai capigruppo, aveva già anticipato che «una volta che si è deciso che all'opposizione spetta il diritto a veder discusse in aula le sue proposte, un voto di maggioranza non può definitivamente sottrarlo». Insomma, chi nella maggioranza chiedeva un rinvio sine die (parte del Ppi, la maggioranza dei Ds, Prc e parte dell'Udr), un rinvio equivalente, in pratica, a una bocciatura, è stato stoppato. E, dopo che la giunta per il regolamento ha dichiarato formalmente ammissibile uno slittamento, è prevalsa quella che fin dall'inizio era la posizione mediana di Ri, di un rinvio «a data certa». E la data è stata trovata. Una decisione che ha soddisfatto il Polo. Il capogruppo dei Ccd Giovanardi riconosce la '«correttezza» di Violante che «ha confermato il principio di una data certa per le proposte del¬ l'opposizione e ha mandato a vuoto il tentativo della maggioranza di rinviare il voto alle calende greche». Mentre il capogruppo dei Ds Mussi si compiace del fatto che «la giunta ha ribadito che là richiesta di rinvio era corretta: dunque la piccola campagna eccitata di ieri sul presunto colpo di Stato e sul vulnus alla democrazia si è rivelata destituita di fondamento». E però resta il fatto che centrosinistra (e Udr) tra un mese non potranno sottrarsi a un voto «nel merito». Intanto, dall'Argentina, Mas¬ simo D'Alema interviene sul tema che dovrebbe costituire l'oggetto di indagine della commissione di inchiesta, cioè la corruzione. In un'intervista a un quotidiano argentino sostiene che la battaglia contro la corruzione in Italia si basa sulla credibilità dei politici, che cresce «quando la gente può constatare che la giustizia colpisce tutti, anche i potenti». Forse il segretario della Quercia pensa a Berlusconi, di cui ha detto recentemente di non poterne più, alla luce delle posizioni che il leader del Polo ha assunto negli ultimi mesi proprio in tema di giustizia. Ma D'Alema ne ha anche per i magistrati. «Per fortuna sta calando la popolarità dei giudici (di Mani pulite) - aggiunge - perché la magistratura non può essere una avanguardia rivoluzionaria. I magistrati non devono cercare il consenso dei cittadini, ma limitarsi a far rispettare la legge: i politici, non i giudici, sono i rappresentanti eletti». Maria Grazia Bruzzone D'Alema dall'Argentina: i politici diventano più credibili quando la gente può constatare che la giustizia colpisce tutti, anche i potenti Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi
Persone citate: Berlusconi, D'alema, Giovanardi, Luciano Violante, Silvio Berlusconi
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