Neocomunisti, i giorni dei veleni di Fabio Martini

Neocomunisti, i giorni dei veleni Neocomunisti, i giorni dei veleni Caccia ai voti, battaglia su tre documenti LO SPETTRO DELLA SCISSIONE ROMA ELL'ORA della «siesta», Nerio Nesi risale a passi lenti la collinetta di Montecitorio e riflette a voce alta sul suo vecchio amico Bertinotti: «Fausto mi fa un po' tenerezza...». Tenerezza? «Ma sì - racconta l'ex presidente della Bnl - in questi giorni il segretario si sta stancando molto, lo vedo affaticato... Tra l'altro si sta impegnando personalmente a convincere gli incerti e quelli che non stanno con lui. Si impegna direttamente perché è l'unico che può far promesse a gente di 40, SO anni...». Una pausa e poi Nesi chiarisce: «Sia chiaro, queste non sono dichiarazioni ufficiali, quel che conta è il dato politico: se Bertinotti avrà bisogno del voto decisivo dei trotzkisti, questo cambia la natura del partito...». Nerio Nesi, si sa, tifa per Cossutta, ma è uomo di mondo, conosce i meccanismi del potere e infatti la sua analisi coincide con l'ultimo tam-tam del Transatlantico: il futuro della politica italiana mota attorno alla conta del Comitato politico nazionale di Bifondazione. Ma una conta molto particolare, perché a Bertmotti non basterà prendere più voti di Cossutta. Martedì sera, l'Armando lo ha spiegato a Franco Marini in un incontro riservato, sfuggito ai cronisti: «Il 4 ottobre - ha spiegato Cossutta - potrebbero confrontarsi tre documenti, quello della segreteria, il mio e quello dei trotzkisti». E Cossutta punta al pareggio: «Io non sto lavorando per la scissione, ma semmai punto ad mi Comitato politico nel quale sia evidente che il segretario non ha la maggioranza assoluta e nel quale sia chiaro che i gruppi parlamen tari sono nettamente dalla mia parte...». Ma Cossutta lo sa bene: se Bertmotti vince nettamente anche nel Comitato politico, non re sta che la scissione. Dunque, i voti sono tutto e per conquistarne uno in più, si fa di tutto. Ecco perché in queste ore il Prc è attraversato dai veleni, dalle incursioni nel campo nemico, dal «mercato» delle offerte. La carrellata sui divani di sinistra del Transatlantico è eloquente. Ecco Marco Rizzo, uno degli uomini di punta del gruppo cossuttiano: «Gh uomini del segretario stanno esercitando pressioni di ogni genere per convincere i nostri e credo che a forza di promesse, 100 collegi non basterebbero a contentare tutti! Una vera e propria degenerazione, una battaglia di potere». E Cossutta che fa? Subisce le incursioni del «subcomandante» Fausto senza reagire? «Il presidente è molto amareggiato», dice Rizzo, ma è ardita l'immagine di un Cossutta prostrato e passivo, proprio lui che nel Pei aveva costruito il suo potere nella sapiente gestione dell'apparato. E mfatti i bertinottiani segnalano un attivismo delle truppe nemiche: «Cercano di fare proselitismo - dice Alfonso Gianni, braccio destro di Bertinotti - ma orami nel partito non ci sono più incerti. E al Comitato Bertinotti avrà una maggioranza autosufficiente». I numeri sono tutto e fino a quando non c'è la resa dei conti, ognuno se li palleggia come vuole. I cossuttiani, si «gingillano» con un'idea bizzarra, ma non del tutto nnprobabile: in caso di scissione, Bertmotti potrebbe essere costretto a iscrivere i suoi parlamentali ai gruppi misti. «Alla Camera ser¬ vono 20 deputati per fare mi gruppo parlamentare - osserva Nesi - e se i rapporti di forza restano qtielli attuali...», mi eventuale partito neocomunista di Cossutta potrebbe avere il suo gruppo, quello di Bertinotti no. Già, la scissione. Se Cossutta perde nettamente, la scissione diventa inevitabile? Ieri pomeriggio è improvvisamente ricomparso in Transatlantico un vecchio navigatore dal fiuto sottile come Lucio Magri. Abbronzato come suo solito, in completo grigio ferro e cravatta rosata, Magri spiegava agli amici esitanti: «Non avete capito nulla, qui si va diitti diitti alla scissione». Un viavai di comunisti vecchi e nuovi nel Transaltantico che fa sorridere uno che di certe manovre se ne mtende come Clemente Mastella: «Tra Bertmotti e Cossutta è un po' come tra me e Casmi. Quando ho capito che lui mi voleva fregare, che avrebbe deciso lui i collegi, me ne sono andato! Dentro Rifondazione è questione di vita o di morte. Chi vince decide tutto. Se vince Bertinotti, non ci pensa due volte: tra il più accanito trotzkista che lo ha fatto vincere e la figlia di Cos¬ sutta, chi volete che metta nel collegio sicuro? Ecco perché nel Per finirà con una rottura». Scenario accreditato, ma fino all'ultimo Cossutta cercherà di combattere una battaglia interna per spodestare Bertinotti: «Io - ha confidato ai suoi - il partito l'ho fondato, non ho intenzione di ripercorrere la strada dei comunisti unitari» e poi, a sera, ha calato una frase enigmatica: «Da qui al comitato nazionale ci sarà una novità al giorno...». Fabio Martini Ricompare Lucio Magri «Qui si va dritti dritti alla divisione» M Sopra: i «duellanti» di Rifondazione il presidente del partito Armando Cossutta e il segretario Fausto Bertinotti

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