«Crescita '99 all'1,8%»

«Crescita '99 all'1,8%» «Crescita '99 all'1,8%» // governo ridimensiona le stime ROMA. I pochi soldi da spendere nel '99 il governo dovrà innanzitutto impegnarli a spingere la crescita economica. Ieri sera a palazzo Chigi si stava ancora discutendo se rivedere drasticamente all'1,8%, o abbassare soltanto al 2%, la previsione di crescita dell'economia italiana per quest'anno. La proposta dei tecnici del Tesoro, condivisa dal ministro Carlo Azeglio Ciampi, era l'I,8%, senza illusioni. Sulla stessa linea il consiglio della Banca d'Italia. Romano Prodi conservava qualche dubbio, pur se i suoi amici del centro studi bolognese «Prometeia» hanno già pronosticato 1' 1,7%. In concreto, questo significa che l'anno chiuderà con una variazione pressoché nulla del numero degli occupati. Sul '99 le cifre non saranno gran che cambiate: sia il Fmi sia la Banca centrale europea insistono che il nostro continente rimarrà su una traiettoria di crescita, seppure più bassa di quanto si sperasse prima dell'estate. Ma ò in realtà altro che preoccupa i palazzi governativi, al di là delle cifre della «Relazione previ- sionale e programmatica» (o Rpp) che sarà discussa stamattina alle ore 7. Che cosa può succedere in caso di crisi di governo, o di quasi-crisi? Sulla carta dei contabili i numeri sembrano confortanti. Se per assurdo non si facesse nessuna manovra, il deficit rientrerebbe ugualmente nei parametri del «patto di stabilità» tra i Paesi dell'Euro. L'effetto netto di correzione attribuito alla legge finanziaria è di 8.000 miliardi: un deficit «tendenziale» pari al 2,4% del prodotto intemo lordo deve essere ridotto al 2%. Ma 1.500 miliardi di tagli alle spese sono stati già ottenuti dal Tesoro con il «bilancio alla legislazione vigente», ovvero preesistono alla finanziaria; 4.000 miliardi di entrate dovrebbero essere ottenuti con la legge delega approvata ieri l'altro dal Senato grazie a un voto di fiducia. Le legge finanziaria '99, in sé, inciderà per 2.500 miliardi soltanto. Sembra troppo bello per essere vero: e infatti non è vero. Con una crisi finanziaria internazionale in corso, e ad appena 14 settimane dal varo dell'Euro, può succedere di tutto. Nel bilancio pubblico c'è una grossa voce fragilissima, variabilissima: gli oneri per interessi sui titoli di Stato. Con l'Euro, nel '99, saranno per forza uguali, in tutti i Paesi membri, i tassi del mercato monetario; ma i rendimenti dei titoli pubblici potranno benissimo conservare differenze, a seconda della credibilità di ciascuno degli Stati. Ciampi ha scritto nel bilancio '99, alla voce interessi, 160.000 miliardi. Si tratta di una previsione prudente (fin troppo prudente, secondo alcuni tecnici della maggioranza) nel caso che le cose filino Lisce, fondata com'è su un tasso medio del 4,5% per i BoT. Nel caso che vadano male, risulterebbe invece ottimistica. Esperti vicini a Prodi hanno calcolato 89.000 miliardi in più. L'effetto sfiducia sui mercati, naturalmente, non si verificherebbe soltanto in caso di «crisi al buio», ma anche di gravi cedimenti a Bertinotti. I 5.000 miliardi chiesti dal segretario di Rifondazione potrebbero facilmente raddoppiarsi. C'è poi la lira, finora salda nella tempesta perché considerata par¬ te dell'Euro (la piccola variazione del cambio a termine con il marco ha colpito identicamente la peseta spagnola); ma, avverte il ministro della Difesa Nino Andreatta, in caso di crisi di governo ci sarebbero rischi. Anche per questo il presidente del Consiglio ha approfittato dell'incontro di ieri con le Regioni per riaffermare l'obiettivo di medio termine del patto europeo: ridurre il debito pubblico al 100% del prodotto interno lordo entro sei anni. Restando al triennio per cui può concretamnente impegnarsi, il governo intende ridurre il deficit all'I % nel 2001. [s.l.] Il presidente del Consiglio Romano Prodi

Persone citate: Bertinotti, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Nino Andreatta, Romano Prodi

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