Le parti sociali pronte al «sì» di Gian Carlo Fossi
Le parti sociali pronte al «sì» Le parti sociali pronte al «sì» ROMA. Disco verde per la Finanziaria '99 da Cgil-Cisl-Uil e Confindustria, sia pure con qualche avvertimento, al termine di un lungo «vertice» a Palazzo Chigi tra il presidente del consiglio Prodi, i ministri economici e del lavoro, e tutte le organizzazioni firmatarie dell'accordo del 23 luglio '93 sulla politica dei redditi e il modello contrattuale. Riserve e critiche da qualche associazione imprenditoriale e dalla Cisal, ma per lo più la manovra del governo è stata giudicata in modo abbastanza favorevole, tenendo conto ovviamente dei limiti inderogabili imposti al bilancio dello Stato dall'obbligo di rispettare i parametri di Maastricht. Confindustria e sindacati sollecitano, insieme, un forte aggancio alla concertazione e a un patto sociale. «Se la concertazione ripartirà in maniera forte e vigorosa - afferma il presidente degli industriali Fossa - il nostro giudizio potrà essere positivo. Prima di dare una valutazione definitiva, vogliamo conoscere le misure nel dettaglio e sopratutto le conclusioni dell'iter parlamentare». Entrando nel merito, Fossa chiede: l'avvio di un programma per la riduzione progressiva del costo del lavoro, il ricorso alla concertazione per la definizione delle leggi delega su materie di competenza delle parti sociali (dalla riforma del Tfr a quella degli ammortizzatori sociali), misure adeguate sul fronte degli utili reinvestiti anche un meccanismo legato all'incremento dell'occupazione. I leader di Cgil e Uil esprimono un «sì» convinto. Sergi Cofferati commenta: «Ci sono state date risposte positive a questioni importanti come il lavoro, il Mezzogiorno, la scuola e la formazione». Larizza: «La Finanziaria contiene consistenti elementi di novità». Invece, il giudizio del segretario generale della Cisl D'Antoni, pur favorevole su vari punti, è «ancora fortemente sospeso» perché non c'è il rilancio della concertazione contestualmejite alla Finanziaria. Le tre confederazioni sonò, comunque, d'accordo nel sostenere che va subito attuato il patto per l'occupazione e lo sviluppo con la verifica dell'accordo del luglio '93. Per la Cisal, Cerioli osserva: «E' una manovra incerta e parziale». , Tutti, naturalmente, molto preoccupati del rischio della crisi di governo. «Il Paese - afferma il vicepresidente di Confindustria Callieri non può permettersi il ricorso all'esercizio provvisorio anche a causa del quadro internazionale». La crisi, rileva Cofferati, «produrrebbe incognite allarmanti e un danno oggettivo per il Paese: non troverebbero soluzione molte delle cose necessarie per milioni di persone, a cominciare dalla restituzione dell'Eurotassa». Secondo il numero-due della Cisl Morese «ci sarebbero solo guasti per tutti e convenienze per nessuno». Larizza avverte: «Con la crisi non salterebbe solo l'Eurotassa, ma andrebbe anche in crisi la questione fondamentale degli investimenti per lo sviluppo e il lavoro. Quanto a D'Antoni, l'ipotesi che possa cadere la restituzione dell'Eurotassa è a suo giudizio la conseguenza meno importante di un'eventuale crisi: in quel caso, dice D'Antoni, «ci sarà da preoccuparsi per l'insieme delle sue conseguenze, che saranno gravi per tutti. Altro che Eurotassa!». E per sintetizzare il punto di vista su Bertinotti, il leader della Cisl ricorre a un gioco di parole: «Fausto dice che se non c'è la svolta sarà rottura. La sintesi delle due parole è svoltura, che fa proprio rima con sventura...». Gian Carlo Fossi
Persone citate: Bertinotti, Cerioli, Cofferati, D'antoni, Larizza, Morese, Prodi, Sergi Cofferati
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