Osservatorio del gusto

Osservatorio del gusto Osservatorio del gusto Carni Rama, Schiffer dell 'avanguardia In calo il pop e Sironi, reggono Burri, Meloni e Music mNO effettivamente ce l'ha l'ambizione, o l'illusione, quando si tuffa nel gran pelago increspato di «Artissima», che ha questa funzione nevralgica di ouverture della stagione, così a ridosso dell'autunno, quando gli occhi sono ancora gonfi di sole e di vacanze, uno avrebbe per lo meno la pretesa di toccare il polso, di misurare la pressione di questo inafferrabile e sempre (ancora) ansimante universo mercantile dell'arte. Ma quando una voce autorevole come quella del nuovo direttore della Galleria d'Arte Moderna Castagnoli ci fa sapere, evocando un celebre titolo di Dorfles, che le fiere funzionano da «importante osservatorio sulle oscillazioni del gusto ' e possono suggerire anche utili indicazioni al mondo dell'arte, grazie alle antenne e ai sensori delle gallerie, che giustamente si muovono con molta più libertà dei musei» ci sentiamo ulteriormente autorizzati a tentare questo percorso rabdomantico. Certo è impressionante vedere come il mondo delle gallerie funzioni secondo il sistema della star del prèt-à-porter: è bastata la mostra d'investitura allo Stedelijk di Carol Rama, che dapprima il mercato trascurava o ignorava, perché sia diventata una specie di Schiffer dell'avanguardia sommersa: non soltanto per la rigorosa e importante piccola retrospettiva che le dedica la Carlina, ma diventa una diva da passerella un po' qui un po' là, lungo gl'incrociati corridoi della mostra. E ben venga, se deve vedersela con i soliti, asfittici cavalloni da spiaggia di De Chirico, le sottospecie indigeribili di Guttuso, le truppe di re- plicanti De Pisis, che rappresentano la croce e la delizia delle fiere (ma di bei De Pisis se ne vedono ancora, da Biasutti, per esempio, insieme a notevoli Morlotti, Capogrossi e a curiosi Carlo Levi, che è uno dei pochi «classici» ad uscirne non diminuito). C'è poco da fare: accanto a Gentilini davvero modesti, a troppi Fontana (ma ce n'è uno singolarissimo del '58 che simula la china) al temibile riemergere del rimosso (così come succede in politica, col riagallare di ministri discussi, i Brindisi, i Migneco, i Guttuso) a reggere sono ben pochi: in fondo i soliti Burri, Afro, Morlotti, Manzoni, Music e Me- lotti, con lo splendido scivolo da Martano e naturalmente Casorati (Felice, in un caso addirittura confuso con il figlio Francesco). Onore a chi, come Sant'Agostino, oltre al grande Bonzagni, propone qualche curioso repechage, con il sofficesco Piombanti o con il florealpedemontano-vemacolare Reviglione. Curioso, Sironi pare quasi scomparso del tutto, dopo la scorpacciata degli ultimi anni, ed è un altro fenomeno di moda, se dopo l'abbuffata post-mortem di Schifano (con una sola presenza, a quanto pare) o quella di Warhol, in contemporanea con le celebri mostre degli ultimi anni, il fenomeno pop sembra in remissione (qualche segnalabile presenza di Wesselmann). Così come giubilata pare la transavanguardia (un rado Paladino, un De Maria) anche se già si affacciano i replicanti spagnoli, come Isabel Baquedàn, che pasticcia con le sagome cucchesche. Mentre il post-human emigra verso Bruxelles, con le linguacciute mucche pazze che esco¬ no dal muro di Wastijn e Deschuymer o le volpi imbalsamate e incerottate di un altro strambo fiammingo. Elegantissime da Persano le penitenziali, belghe sculture di Van Oost, avviluppate di corde e carbone. Incredibile accorgersi come domini l'immaginario contemporaneo quest'insistenza amara del claustrofobico clima di casa, immagini anoressiche del desinare (Cristinat) o degli scarti da cucina (Raffaella Mariniello) sino all'ironico obelisco di tazzine da bar di Matilde Domestico (un nome, un destino) o alle catturanti fotografie di Alessandra Spranzi, che fa levitare piatti e bicchieri in un sospirante teatrino domestico. Ed è assai divertente, da 1000 Eventi il micro-esercito di risciò alla riscossa di Tony Hawkinson che come in un Rashomon della spazzatura trasportano lattine vuote, yogurt smessi, flaconi di vini, al suono di xilofono di recipienti smessi. Marco Val ioni Sopra «soirée d'Octobre» di Campigli (1957): qui accanto «Espacio n. 3) di Susanna Solano (1986)

Luoghi citati: Brindisi, Bruxelles, Martano