Tossi, Greenspan fa volare Wall Street

Tossi, Greenspan fa volare Wall Street Arriva il segnale atteso dai mercati. Dal Giappone all'Europa è tornato l'ottimismo Tossi, Greenspan fa volare Wall Street 7/ calo è vicino, forse martedì. Le Borse tutte in rialzo MILANO. Tutte al nalzo, le Borse, aspettando Alan Greenspan, l'uomo dei tassi americani. Poi, alle 8 di sera, il potente presidente della Fed prende la parola davanti al Congresso, e lancia il suo monito: ci sono, dice, «segni sempre più chiari di difficoltà e di pericoli globali». E' il segnale che i mercati attendono: martedì, alla riunone della Fed, i tassi possono scendere. Wall Street subito si accende, il Dow Jones abbatte quota 8000 (a 8.150), guadagnando 257 punti (il 3,21%). Nel frattempo sale Hong Kong ( +1,78%) che, chiusa per festa Tokyo, è il riferimento numero uno dei mercati asiatici, sale Singapore (+0,52%) in attesa di aver notizie sull'incontro di Washington tra il premier Obuchi e Bill Clinton, incontro chiave per capire cosa succederà nelle prossime settimane nel risanamento della situazione finanziaria giapponese. Attesa per l'evoluzione possibile della crisi a Tokyo, ma soprattutto grande attesa per una conferma a quanto anticipalo, ieri mattina, dall'autorevole quotidiano americano «Washington Post»; nella prossima riunione del Federai open market commitee, il comitato esecutivo della banca centrale Usa, martedì prossimo, la Fed deciderà di abbassare i tassi. A rivelare l'intenzione della Fed di Greenspan al quotidiano americano è John Berry, uno degli esperti più autorevoli della Fed: insomma, l'anticipazione è di quelle che, sulla carta, lasciano poco spazio ai dubbi. Questione di ore, comunque, visto che a sera è programmata proprio a Washington un'audizione alla Commissione Bilancio del Senato Usa proprio del presidente della Fed. Parla a Borse (europee) già chiuse il presidente Greenspan, ma nell'attesa di certezze, i mercati vanno a senso unico e festeggiano con rialzi consistenti una mossa, come la riduzione del denaro in Usa, che comunque viene considerata scontata: se non avverrà martedì prossimo, tra cinque giorni, è la scommessa, sarà in una data comunque non lontana. In fondo, spiegano gli analisti, Greenspan l'aveva già lasciato intendere all'inizio di settembre: se sarà necessario, pur di evitare di importare recessione negli Stati uniti, aveva spiegato il gran custode del dolla¬ ro, manovreremo sui tassi. I mercati avevano subito reagito con rialzi a catena e soltanto le successive smentite su un possibile ribasso anche dei tassi europei da parte dei signori delle monete del Vecchio continente, primo tra tutti Hans Tietmeyer della Bundesbank, avevano raffreddato le attese. Ieri, dopo l'anticipazione di John Berry sul Washington Post, è di nuovo rialzo. Anche perchè, spinto dalla speranza di un taglio del costo del denaro, il dollaro ritrova in parte l'antica forza: recupera sulla lira (chiudendo a 1.673,62 nella rilevazione della Banca d'Italia e a 1.668,50 a fine giornata), sul marco (sale sopra l'I,69), sullo yen (136,30). E quando poi, aspettando Greenspan, parte in rialzo anche Wall Street, subito su dell' 1 % per poi arrivare a un +1,5%, tutta l'Europa si adegua, si consolida il rialzo a Londra (+2,81%), a Parigi (+2,26%) dove Alcatel ha recuperato il 10% del 49% perso nelle precedenti tre sedute, a Francoforte (+3,91%), a Zurigo (+3,49%) e a Milano (+1,48%). Va come va, Piazza Affari. Meno bene delle altre Borse europee pur avendo aperto, ieri mattina, in linea con gli altri mercati. Ma a far da contrappeso all'attesa sui tassi americani e al rafforzamento del dollaro, evitando a Piazza Affari un rialzo più consistente, è stata l'incertezza politica tornata prepotentemente alla ribalta alla vigilia della presentazione della legge finanziaria. Per metà mattinata, ieri, hanno lavorato nell'attesa della fine del vertice di maggioranza, gli uomini della Borsa, un solo l'interrogativo: quale sarà il giudizio - un si o un no - di Fausto Bertinotti? All'una, i telegiornali diffondono il verbo del segretario di Rifondazione («Non ci siamo») e il Mibtel in un attimo sprofonda da + 1% a 0,71%. Telefonate caotiche e poi il contrordine: Bertinotti non ha rotto completamente, la decisione di Rifondazione è rinviata alla fine della prossima settimana. Significa, decodificano subito in Piazza Affari, che ci sono ancora margini di manovra, che la crisi non è così certa come sembrava un'ora prima. Armando Zeni unii