«Si rischia la grande fuga» di E. S.
«Si rischia la grande fuga» «Si rischia la grande fuga» II segretario Cimo: la legge delega è piena di insidie ROMA ELUSI o soddisfatti? Più che altro, siamo preoccupati. E' proprio lo strumento della legge delega che è pieno di rischi e che ci preoccupa», dice il dottor Carlo Sizia, 56 anni, torinese, neonatologo. Sizia, da dieci anni, è presidente del Cimo (15 mila iscritti), il secondo grande sindacato autonomo degli ospedalieri. «Quella che sta facendo la Bindi è una vera riforma e sarebbe stato meglio che il Parlamento la discutesse nei dettagli. Senza deleghe». Che cosa la preoccupa di più? «E' tutto lo spazio di libertà dei cittadini nella scelta del medico al quale affidarsi ed anche delle strutture sanitarie in cui farsi curare che viene limitato. Per il medico perche sarà sempre più difficile mantenere un rapporto fiduciario anche fuori dall'ospedale: bisognerà chiedere autorizzazioni per le visite a casa o per interventi in cliniche private. E per le strutture perche c'è tutto il meccanismo complesso degli "accrediti" di cui si parla sempre poco, ma che è molto importante». Vuole dire della scelta delle strutture private accreditate? «Esatto. E' evidente che la gente ò spinta verso le strutture accreditate che diventeramio sempre più parte del sistema sanitario pubblico. Ma chi accredita? Con quali principi? C'è una discrezionalità totale delle Regioni e il cittadino non va in quello che è buono e dignitoso, ma in quello che è stato accreditato. Eppure c'è una sentenza della Corte Costituzionale che dice che tutte le cliniche private, per esercitare l'attività medica, devono avere gli stessi requisiti che servono per l'accredito». La Cimo voleva anche il numero chiuso nelle università di medicina. Ma non esiste già? «Adesso c'è in via amministrativa. Sono le università a fissare delle quote d'ingresso, ma basta fare ricorso al Tar per essere ammessi perché in Italia c'è il diritto allo studio. Ma c'è anche il diritto al lavoro. Invece si continuano a sfornare medici che restano disoccupati. Programmare! è necessario. E ci voleva una legge: le scelte amministrative delle singole università possono essere sempre aggirate con i ricorsi». Che cosa chiedete al ministro? «Che nella fase della preparazione dei decreti delegati ascolti i medici. Che apra un tavolo di concertazione costruttiva. Fino a oggi questo non c'è stato. Il rischio è che le migliori professionalità lascino gli ospedali. A quanto il ministro Bindi ha annunciato, intende arrivare a regime con tutte le novità entro tre anni. 11 confronto, subito, è ancora più urgente». [e. s.]
Persone citate: Bindi, Carlo Sizia, Sizia
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