«Ora incentivi e strutture» di E. S.
«Ora incentivi e strutture» «Ora incentivi e strutture» Il rappresentante Anaao: altrimenti la riforma resta sulla carta ROMA. Enrico Bollerò, anatomopatologo, 58 anni, dal 1991 ò segretario generale dell'Anaao che, con i suoi circa 30 mila iscritti, è il più grande sindacato dei medici ospedalieri. Della legge delega si dichiara «per il momento soddisfatto». Per il momento, perché «il ministro Bindi ha mantenuto i patti sui principi di consenso e di gradualità che aveva promesso». Adesso, dice Bollerò, «bisognerà vedere come sarà affrontata la fase più delicata: quella dei decreti». Che cosa apprezza di più tra le novità annunciate? «Avevamo chiesto che non fossero cambiate le regole in corsa. Parlo della libertà di scelta tra rapporto esclusivo e spazio professionale esterno per i medici che sono già nel servizio pubblico. E questo è stato assicurato. Era l'unica strada giusta. I medici che entreranno negli ospedali dopo il primo gennaio '99 sapranno che ci sono regole nuove e accetteranno di entrare a quelle regole. Ma per chi era entrato con altre regole, cambiare in corsa sarebbe stata una coercizione inammissibile». Per i 98.500 ospedalieri in servizio si annuncia così una nuova scelta. Quali sono le sue previsioni? «Dipenderà da due fattori. Il primo sono gli incentivi finanziari. E spero che non si risolveranno in un gioco delle tre carte con soldi tolti a chi sceglierà una quota di attivtà esterna per darli a chi sceglierà il rapporto esclusivo. Il secondo fattore è la disponibilità di strutture separate, distinte e idonee per svolgere l'attività libero professionale all'interno degli ospedali. Altrimenti la riforma resta soltanto sulla carta. E su questo c'è molto da fare». Avete già calcolato in 5 mila milardi la spesa per queste strutture... «Basta fare un solo calcolo. Oggi negli ospedali ci sono appena 1000, 1200 posti letto per pazienti a pagamento. La legge prevede che debbano essere tra il 4 e il 10 per cento del totale dei 300 mila posti letto del sistema sanitario pubblico. Anche al rapporto minimo, si tratta di trovare 12 mila posti letto nuovi e con standard alberghiero pari a quello delle cliniche private. Non pretendiamo che tutto venga realizzato in un anno. Ma degli obiettivi vanno fissati: 5 anni, per esempio». E la delusione maggiore? «Il problema della direzione degli ospedali. I medici si sentono esclusi. Ci piacerebbe un modello Alitalia, dove i dipendenti sono anche azionisti e sono rappresentati nel consiglio d'amministrazione. I medici dovrebbero affiancare il direttore generale che, ormai, è un manager», [e. s.]
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