La terra trema su Padre Pio

La terra trema su Padre Pio La terra trema su Padre Pio Ipellegrini: il terremoto è un suo segno ■Èli v::K^w^S'^^M UN POPOLO IN VEGLIA SAN GIOVANNI ROTONDO DAL NOSTRO INVIATO Non c'è niente da fare: questa di Padre Pio è una religione a se stante, non una costola della religione. E' un culto umano, un culto che sembra radicato da milioni di anni e che lega in un patto di speranza e di conforto la fragilità degli uomini e il loro destino oscuro, tenibile, mortale. La Messa, le parole latine e quelle italiane, l'umore collettivo che si solleva in un grido quanto si sente la scossa di terremoto e tutti sono sicuri che si tratti di una sgroppata della terra comandata dal frate, tutto lascia vedere quanto privato e personale e anzi visibilmente egoista sia il rapporto di ciascuno con l'icona del frate. Quando trent'anni fa alla vigilia della morte e sentendosi morire disse l'ultima Messa, furono ammessi fotografi e cineoperatori, quelli che lui di solito cacciava urlando «figli di buona donna!». E quel giorno le pie donne che si accalcavano nella chiesa quasi si sbranarono per contendersi i posti a male parole. E nell'ansia di consumare l'ultimo giorno di vita del santo, nessuno si accorse che sotto i mezzi guanti del frate non c'erano più quelle piaghe purulente che lo avevano accompagnato per mezzo secolo torturandolo e facendogli dire: «La mia mostruosità apparisce ributtante ai miei stessi occhi, io mi aborro e mi odn». Il suo corpo era infatti completamente privo di stimmati e altre sanguinolenze quando diventò cadavere. La Via Crucis procede, stazione dopo stazione e ieri l'ho percorsa tre volte quella strada dietro ai celebranti, di giorno e di notte, alla luce e al buio. Un vecchio frate ricorda il racconto di Padre Pellegrino quella notte tra il 22 e il 23 settembre del 1968, l'anno dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia, l'anno delle dimissioni di De Gaulle, l'anno del Maggio francese e della minigonna di Mary Quant quando già si preparava lo sbarco sulla Luna, quando infuriava la guerra del Vietnam e il vecchio frate ormai più che ottantenne ansimava nell'asma e nell'insufficienza polmonare sui suo lettuccio della cella numero 4. E chiedeva continuamente l'ora, perché sapeva che la sua ora era arrivata, ma stentava il tempo a uscire dal vecchio orologio e ghermirlo. Il Padre Pellegrino gli raccontava minuto dopo munito il tempo che passava sicché il frate morente volle salire improvvisamente sulla poltrona, issarsi e restare eretto dando prova di una sconosciuta mobilità e forza, mentre sudava e sudava come il tempo dell'orologio. Poi chiese nel suo dialetto beneventano; «Né uagliò, oggi la dite la Messa?» e pronuncia- te queste ultime parole emise il sospiro che se lo portò via. Di lui adesso riinane la celebrazione, l'ospedale, la memoria delle diffidenze e anche degli odi. Padre Gemelli non volle saperne di riconoscere la sua santità e sosteneva che le piaghe sulle sue mani e sui piedi erano volgari trucchi. Giulio Andreotti lo detestò perché Padre Pio fu contrario alla riforma agraria e agli espropri, anche se poi cambiò parere. Mario Scelha, il terribile e ferrigno ministro degli Interni siciliano, fu dal frate lasciato fuori dalla porta e mai ricevuto: il ministro pretendeva di conoscere dettagli sui rapporti tra Padre Pio e il bandito Giuliano che si dice fosse venuto a trovarlo vestito da frate per chiedergli di benedire le sue bande armate. Il frate aveva delle strane impuntature, degli attacchi d'ira sconsiderati, una facilità all'insulto che per quanto pio e santo lo rendevano scomodo, indigesto e talvolta persino antipatico. Quando il ban- dito Giuliano morì, Padre Pio stabilì che non era morto affatto ma che il cadavere fosse d'un altro, mentre Salvatore Giuliano era stato fatto partire incolume per l'America. «Ma padre, gli dicevano, non avete visto la madre di Salvatore Giuliano piangere sul cadavere del figlio?». E lui: «Ma non avete capito che quella donna è soltanto un'attrice consumata?». La Messa, l'incenso, la memoria di antichi miracoli quasi tutti di genere sanitario muovono umori e rumori di questa folla gigantesca che si sperde sul grande terreno collinoso del santuario e si accalca con i suoi infermi sulle barelle, le sue campane che suonano elettronicamente motivi religiosi, e laggiù si vedono nella notte gli scavi e la cripta della nuova grandissima e bellissima chiesa progettata da Renzo Piano, perché ormai questo frate che ha passato una vita orrenda di sofferenze e di persecuzioni, è in grado di muovere da solo una grande economia regionale. L'aeroporto di Foggia ha ripreso a funzionare e i pellegrini possono arrivare e partire comodamente; l'ospedale non ha più posti e chiede di essere ingrandito; aprire ristoranti e alberghi è un buon affare per chiunque voglia investire denaro fino al Gargano, a Pescara, fino a Manfredonia per non dire di tutti i paesi vicini perché la folla cresce, la devozione dilaga, l'attesa si moltiplica e i camerieri delle taverne e delle trattorie sembrano tutti a loro volta degli officianti, ognuno con il suo ricordo, la sua reliquia, sicché il mercato degli oggetti miserabili e rilucenti, paganissimi, assolutamente antitetici all'idea di una religione monoteista, si incrementano e crescono sulle bancarelle. Ma, e questo è l'aspetto più straordinario di questo culto pugliese, nella grande area di Padre Pio c'è posto per tutti: mendicanti e credenti e miscredenti, per chi viene a chiedere la grazia e per chi viene a respirare un'atmosfera profetica, iniziatica. Io, che mi sento così penosamente estraneo a tutto ciò, ho anche commesso un errore imputabile alla fretta nel mio primo articolo e di cui domando perdono ai lettori: ho collocato la tomba dove invece è soltanto una stele, essendo la tomba nella famosa cripta, là dove la fila avanza passo dopo passo e dove si accumulano banconote e monete destinate all'ospedale, alla carità, alle sante opere. Nessuna meraviglia che la scossa di terremoto sia stata accolta con tanta piangente festosità, come un chiaro e caldo segno di presenza del santo che in questo modo si è comportato come una parte del tutto, una figura panteista che nella «natura naturata» si esprime scrollando al natura stessa e facendo per un attimo tremare e tintinnare gli edifici e i ninnoli, sollevando un grido collettivo dalla folla, una preghiera, una ventata di commozione. Il frate è ancora un uomo qualsiasi, ma si dice che la Chiesa aspetti, per farlo santo, che siano ingrandite la capacità d'accoglienza di Piazza San Pietro a Roma e di questo santuario pugliese, perché la proclamazione certamente porterà milioni e milioni di devoti da ogni luogo. Si sentono parlare poche lingue straniere, un po' di francese e pochissimo tedesco. Ma sono molti gli irlandesi e molti anche gli americani di origine sia irlandese che italiana. Ma Padre Pio, dicono tutti, stavolta ha dalla sua anche il Papa, questo Papa polacco che ricevette da lui la profezia (sarai Papa, vedrai scorrere sangue) e miracoli: la guarigione per posta della signora Wanda Poltawska, amica dell'arcivescovo di Cracovia e futuro Pontefice. Secondo l'aneddotica ufficiale, Padre Pio disse in quell'occasione ai suoi discepoli: «Quest'uomo diventerà importante, e dunque per lui faremo un'eccezione e il piacere che ci chiede». Ma Papa Giovanni XXIII non lo poteva soffrire, temeva e dubitava di tutta quella esuberanza fratesca, corredata dalle voci calunniose secondo cui Padre Pio non sempre avrebbe avuto un comportamento corretto con le donne che confessava, fatto sta che alcuni zelanti inquisitori gli misero peremo dei microfoni nel confessionale collegati a dei venerandi registratori «Geloso», sui quali riempirono una trentina di bobine che tuttavia Padre Pio si rifiutò di ascoltare. Paolo Guizzanti Commozione e urla della folla quando è stata avvertita la forte scossa Alla messa barelle con gli infermi Lungo la Via Crucis migliaia di persone Migliaia di fedeli hanno partecipato alla veglia di preghiera davanti alla tomba di Padre Pio

Luoghi citati: America, Cecoslovacchia, Cracovia, Foggia, Manfredonia, Pescara, Roma, San Giovanni Rotondo, Vietnam