« La città non è nel mirino del crimine»

« La città non è nel mirino del crimine» « La città non è nel mirino del crimine» «Ma i cittadini collaborino, la polizia non basta» L'ANALISI DEL PREFETTO QMILANO UE STA bomba è un atto dimostrativo che certo fa salire il livello di tensione della cittadinanza e l'attenzione delle istituzioni ma se da questo attentato vogliamo trarre la conclusione che Milano non è città sicura andiamo sulla strada sbagliata. Non è questo il segnale che determina se la città è o non è sicura». 11 prefetto Roberto Sorge non nasconde tutta la sua cautela nel rispondere su come mai ancora una volta nel cuore della capitale economica del Paese, a poca distanza dalla Questura, dal Comando provinciale dei carabinieri e dal Consolato americano qualcuno ha potuto, in tutta tranquillità, mettere una bomba. Sottolinea Sorge: (Andare a capire qual ò l'obiettivo che, in un momento come questo, si propongono gli autori dell'attentato francamente è molto difficile». Prefetto, Milano oggi non è certo la città cupa, impaurita di piazza Fontana e della strategia della tensione. Ma, a parte la strage di via Palestre in un anno e mezzo è la seconda volta che scoppia una bomba tra i palazzi del centro. Tutto ciò dimostra l'assoluta facilità con cui si possono colpire certi obiettivi «La facilità è una cosa assodata. Qualunque obiettivo si può colpire facilmente non solo a Milano ma a Roma, Torino o Napoli. Ciò detto, questo attentato non è l'indicatore del livello di sicurezza di Milano, i parametri veri sono ben altri. Per esempio? Il numero di delitti compiuti e in questo siamo nella media di una città europea, una città di affari, dove c'è una diffusa ricchezza e un'immigrazione altissima. Il problema della sicurezza va quindi visto sotto diversi angoli visuali, il primo dei quali è la cultura della legalità. Se fosse diffusa come dovrebbe essere è chiaro che atti illegali come un attentato sarebbero rarissimi se invece la cultura della legalità è di profilo basso allora occorre l'impegno di tutti perché cresca...». D'accordo Sorge. Ma, insisto, il fatto che colpisce è che nel cuore della città alle 11 e mezzo di sera qualcuno possa mettere un ordigno e andarsene indisturbato. Domando: per il controllo del territorio non si può fare di più? Avete abbastanza mezzi e uomini? «Sì, abbiamo uomini e mezzi sufficienti per assicurare il controllo del territorio. E' però difficile eliminare qualsiasi rischio. Per un individuo mettere un pacco bomba, come è successo martedì sera, nell'intercapedine tra il cancello d'in- gresso e la porta d'ingresso del palazzo dell'Intendenza di Finanza, penso sia la cosa più facile di questo mondo. Non c'è volante che tenga, né possiamo immaginare di presidiare tutti i potenziali obiettivi. Questo tipo di attentati - sono gesti dimostrativi e al tempo stesso provocatori - in qualsiasi parte del mondo, quindi anche a Milano, sono difficili da prevedere e da evitare». E il lavoro d'intelligence? Avevate avuto segnalazioni, c'era un allarme? «No, nessun allarme e nessuna segnalazione. E poi, bisogna vedere: se questi gesti sono commessi da individui singoli che agiscono come schegge impazzite o sono, come nel caso dell'attentato a Palazzo Marino, gesti preordinati. Solo in questo secondo caso possono arrivare dei segnali preventivamen¬ te. In questo attentato la modestia dell'ordigno e la collocazione scelta fanno ritenere che forse molto danno non si volesse fare». Insisto sulla prevenzione: e lo tecnologie, le telecamere? «A Milano, come in altre città, ci sono tanti obiettivi che hanno una vigilanza fissa 24 ore su 24, altri invece sono dotati di telecamere collegato alla Questura o ai carabinieri, altri infine non lo sono. Ma ripeto gli obiettivi teoricamente tutelabili sono moltissimi basti solo pensare che abbiamo il più grande corpo consolare dopo New York. Circa cento rappresentanze...». Insomma, sta facendo capire che di fronte a simili gesti si è quasi disarmati. Per non parlare poi della criminalità. Prefetto, i cittadini di Milano devono aver paura? «Credo che non sia il caso di aver paura. Prima di lutto da aprile è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra Comune e Prefettura che lia prodotto ottimi effetti. Sono state ripulite, in perfetta sintonia, zone importanti della città. Certo il protrarsi della vertenza dei vigili urbani toglie forze al "sistema sicurezza". Quanto ai cittadini, ognuno deve semplicemente stare allerta e adottare le cautele necessarie. Quali? Non sarebbe male so ogni cittadino mettesse l'allarme a casa e se banche, farmacie, supermercati avessero un sistema di telecamere per poter filmare i rapinatori. Non c'è dubbio che i sistemi di difesa passiva dovrebbero essere utilizzati di più». La metropoli del 2000 trasformata in fortezza telematica? «Nessuna fortezza! E non penso certo che i cittadini si debbano organizzare da soli. Dico però che bisogna aiutare le forze dell'ordine: se i cittadini non collaborano e tutto ciò che riguarda la sicurezza viene rimesso solo alle forze di polizia, tutto diventa più difficile». Chiara Beria di Argentine Ha fatto un buco di 17 centimetri Sotto choc l'autista del bus e 1 cinque passeggeri che sono sfuggiti all'attentato E' ritenuta inattendibile la rivendicazione fatta ieri dalle «Brigate gialle» Albertini: insulto alla democrazia i! %*^M Sopra il prefetto di Milano, Roberto Sorge. In alto e a destra due immagini dell'esplosione della bomba

Persone citate: Albertini, Chiara Beria Di Argentine, Roberto Sorge