Commissione Tangentopoli, slitta il voto di Maria Grazia Bruzzone

Commissione Tangentopoli, slitta il voto Fini: così si stracciano le regole. Ma Violante promette: la Camera deve pronunciarsi Commissione Tangentopoli, slitta il voto .pillili"" Polo all'attacco: questo è un golpe ROMA. Rinvio del rinvio sulla commissione di inchiesta su Tangentopoli. La maggioranza (tranne i socialisti) si ricompatta insieme all'Udr sulla proposta centrista di rinviare la proposta alla commissione Affari istituzionali, ma il Polo grida al «golpe» appellandosi al nuovo regolamento di Montecitorio, e Violante, prendendo atto che un problema esiste, rinvia il voto in attesa di convocare la giunta del regolamento e la conferenza dei capigruppo. Insomma, tutto slitta a venerdì, o addirittura alla prossima settimana. Col rischio che la soluzione trovata in extremis, capolavoro di diplomazia post-democristiana, possa ancora saltare. La decisione di optare per il rinvio - anziché por una scelta tra il «sì» e il «no» alla commisione chiesta dal Polo - vien fuori dal vertice della maggioranza di ieri mattina. Ma era maturata martedì, attraverso contatti fra gli ex colleghi di partito Clemente Mastella, oggi segretario dell'Udr, il segretario del Ppi Franco Marini e Ernesto Stajano di Ri, e si concretizzava nella notte quando una delegazione dell'Udr andava a piazza del Gesù. Fino a quel punto, pa- reva un'idea come un'altra destinata a cadere, tanto che nel primo vertice del centro sinistra, quello notturno che si svolgeva in simultanea, sia il capogruppo dei Ds sia quello del Ppi respingevano nettamente la proposta, fatta dall'esponente di Ri. «Ci siamo già detti nettamente favorevoli a votare un no secco nel merito», diceva duro Mussi. «Mi pare un'ipotesi del tutto inopportuna», gli faceva eco Mattarella. Ma la mattina dopo cambiano opinione: il rinvio si può fare. I socialisti a questo punto chiedono garanzie che si tratti di un rinvio «a termine» e non «sine die» (garanzie che non verranno loro date, tanto che Boselli si pronuncerà in aula contro il rinvio). I verdi storcono il naso, ma si uniscono («noi non l'avremmo mai chiesto», dirà Mauro Paissan), e lo stesso fa Rino Piscitello di «Italia dei Valori». Per il Ppi in aula parla il responsabile giustizia Carotti, per i Ds Mauro Zani, rigettando sul Polo la responsabilità di aver creato «un clima» così rovente da rendere impossibile il varo della commissione. I più strenui propugnatori del rinvio sono però quelli dell'Udr, ideatori della soluzione. Un'idea che permette alla maggioranza di giocare sul sicuro, con la trentina di voti del partito di Cossiga. Un'anticipazione di quanto potrà accadere sulla Finanziaria? «Fantapolitica», nega Mastella. E Salvatore Cardinale, già De oggi Udr, serafico spiega: «La maggioranza si è ritrovata. Berlusconi, che faceva della commissione un cavallo di battaglia e di scontro, si cheterà un poco. E quando il cli¬ ma sarà svelenito potremo ritirarla fuori. Perché di fatto noi la stiamo salvando, la commissione Tangentopoli», aggiunge, mentre il senatore Guido Folloni rilancia l'amnistia come «unica via per risolvere l'annosa questione Tangentopoli». Il Polo però la prende malissimo. Franco Frattini parla per primo di «golpe» e invoca lo statuto delle opposizioni del nuovo regolamento della Camera «il cui caposaldo è il diritto delle opposizioni al voto in aula con data certa sui suoi provvedimenti». In aula è un crescendo di appelli a Violante. Il Ccd Giovanardi parla di «rinvio innammissibile», l'An Armaroli di «proposta indecente». «Un vulnus, una ferita gravissima per la democrazia, inferta da una maggioranza che evidentemente ha paura persino di affrontare un voto negativo», lo definisce dopo Berlusconi nel Transatlantico. Tacciando di «tradito¬ ri» i colleghi dell'Udr, eletti coi voti del Polo: «Certo gli elettori non intendevano votare chi oggi fa da ruota di scorta alla maggioranza, consentendole di trovare una stampella quando è in difficoltà». Ma non ò tutto. Il Polo minaccia di rendere pan per focaccia alla maggioranza «che vuol cancellare l'opposizione» e Fini lascia intendere future forme di «boicottaggio» degli atti legislativi targati Ulivo. Di qui la preoccupazione del presidente della Camera per il regolare svolgimento dei lavori parlamentari. Così Violante, tenendo conto della delicatezza della questione «che è tecnica ma anche politica» e «riguarda anche il lavoro futuro», decide il rinvio del rinvio. «Una posizione politicamente comprensibile, ma molto simile a quella di Ponzio Pilato», commenta gelido Fini. Maria Grazia Bruzzone Il presidente della Camera Luciano Violante

Luoghi citati: Roma