FOLGORATI DALLE PAROLE

FOLGORATI DALLE PAROLE FOLGORATI DALLE PAROLE Giovedì 24 settembre al Teatro Carignano dalle ore 9,30 alle 13 e dalle 15,30 alle 18 si terrà il 4° Convegno «Grande Dizionario della Lingua Italiana» Utet, fondato da Salvatore Battaglia. Intervengono Gian Luigi Beccaria, Tullio De Mauro, Giulio Ferroni, Carlo Ossola, Folco Portinari e Vincenzo Cerami, Giovanni Giudici, Raffaele La Capria, Michele Mari, Nico Orengo, Laura Fariani, Edoardo Sanguineti. Presiede Giorgio Bàrberi Squarotti. Coordina Paolo Mauri. IL «Grande Dizionario della lingua italiana» fondato da Salvatore Battaglia è giunto ormai alla conclusione o quasi dell'alfabeto: alla lunghissima lettera «S», entro la quale l'intero XIX volume appena uscito si sviluppa. Come per ogni altro volume anche questo offre l'occasione di discorrere non tanto dello stato della nostra lingua, su cui tanto sempre si dibatte, ora per deplorarne la corruzione o il cattivo e improprio uso, ora per illustrare le novità che via via si registrano come arricchimento e trasformazione della lingua stessa, quanto delle possibilità di invenzione, di gioco, di trasgressione, di personale sviluppo di significati, che le parole contenute nel «Dizionario» possono suggerire a scrittori, giornalisti, critici, studiosi, come rappresentanti di quel popolo di parlanti che non sono soltanto passivi di fronte alla lingua, ma sanno adoperarla con la vivacità e con il piacere di scrivere e parlare con novità e originalità. Per tutti c'è sempre qualche parola che suscita particolari emozioni o reazioni o sollecitazioni della mente o della memoria o del sentimento. Può essere un termine raro o comune, antico o nuovo, letterario o popolaresco, gergale o dialettale; e può essere anche una di quelle parole che eccitano l'interesse perché contengono in sé la forza più o meno dirompente della beffa, del sarcasmo, della parodia, della trasgressione delle convenienze e delle convenzioni morali e sociali. La vitalità di una lingua come la nostra si dimostra anche nell'abbondanza dei sinonimi per designare metaforicamente quanto la censura morale o politica o religiosa impedisce di dire direttamente o nella possibilità di sviluppare da una radice o da una parola originaria tutta una serie di derivati attraverso suffissi, prefissi, composizioni, in cui la fantasia dei parlanti, la loro affettività, la loro gioia del gioco del possesso della lingua si possono manifestare, anzi tanto si sono manifestati nella nostra letteratura come nel comune parlare. E ogni giorno nuovi modi si possono cogliere, e qui è la meraviglia della lingua, non degli adattamenti da lingue straniere, soprattutto dall'inglese, che i mezzi di comunicazione di massa per lo più inutilmente e a sproposito offrono. Il convegno intende rilevare tale ricchezza della lingua, ma anche la possibilità, che tutti hanno a disposizione, di usare il «Dizionario» non soltanto per informazioni sulla tradizione e sull'uso della lingua, ma anche per cogliere in una parola lo spunto per idee, immagini, riflessioni, rinnovato uso. Coloro che partecipano al convegno, scrittori (Cerami, Giudici, La Capria, Mari, Orengo, Pariani, Sanguineti), critici e linguisti come Beccaria, De Mauro, Ferroni, Ossola, Portinari, si sono scelti una parola o anche un gruppo omogeneo di parole, e diranno la ragione di tale scelta, ma soprattutto i pensieri e le considerazioni che i termini, compresi nel volume appena uscito, hanno suscitato in loro. E' il modo di suggerire ai molti lettori del «Dizionario» lo stesso gioco della lingua. Tale suggerimento si fonda spesso sulle suggestioni che derivano dalla lettura degli usi che della parola sono stati compiuti da autori del passato e di oggi, testimoniati dalla ricchezza di esemplificazione che il «Dizionario» offre. Chiunque usa una lingua, si immette in una tradizione, in un canone, per povero che sia il patrimonio di parole che abbia a disposizione. Ma poi vi porta qualcosa di sé. Ecco: il convegno di quest'anno intende mostrare quanto di nuovo e di vivo il parlante può arrecare quando sceglie una parola in relazione con tanti altri parlanti che quella parola hanno usato. E', appunto, una dimostrazione, ma è anche un invito. Il «Dizionario» non è il cimitero della lingua (quali sono, invece, tanti lessici attenti soltanto alle mode e ai neologismi che hanno l'esistenza di un attimo), ma, al contrario, è lo spazio in cui essa dimostra la sua inesausta vitalità. Giorgio Bàrberi Squarotti FOLGORATI DALLE PAROLE

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