IN COLONIA A ST-JACQUES

IN COLONIA A ST-JACQUES IN COLONIA A ST-JACQUES Un mese di giochi e passeggiate con il mitico don Pietro Rota SCRIVE Laura SiberinoCrovella, di Torino. «Negli Anni 70 i miei figli, Sergio e Claudio, trascorrevano il mese di luglio a St.Jacques, in vai d'Ayas, presso la colonia alpina dell'Oratorio Salesiano Crocetta, oratorio che i miei ragazzi frequentavano tutto l'anno. Il pullman partiva da via Torricelli gremito di ragazzini e giovani sacerdoti assistenti, mentre il direttore dell'oratorio, il mitico don Pietro Rota, (ancora oggi sulla breccia anche se la salute l'ha un poco abbandonato), precedeva il gruppo a bordo della sua utilitaria. L'ambiente della colonia non era quello tradizionale; le costruzioni erano ben inserite nell'ambiente e davano l'impressione di grandi baite, quelle caratteristiche della Valle d'Aosta, dove prevale il legno, e dove spiccano sempre le grandi macchie rosse dei gerani alle finestre. All'interno le camerate dove erano sistemati i ragazzi a seconda dell'età. Don Pietro si assumeva sempre il compito di «chaperon» dei piccoli che erano più difficili da gestire, specie di notte. Chi aveva mal di pancia, chi chiamava a gran voce la mamma. E lui, che forse non dormiva mai, girava per i letti a consolare, distribuire caramelle e sciroppo. Sul suo letto vi era di tutto: scatole, libri, bottiglie, e veramente non si capiva dove avrebbe potuto coricarsi. Nel contesto della colonia, oltre alle camerate, c'erano il refettorio, le grandi cucine, la sala giochi, la bella chiesetta, i servizi igienici e, all'aperto, il campo di calcio e tutt' attorno prati e pinete. La settimana si svolgeva più o meno in questo modo: il martedì e il venerdì la «gita lunga», cioè di tutta la giornata con pranzo al sacco. E qui vi erano due scuole di pensiero: alcuni ragazzi manifestavano entusiamo, mentre altri cercavano di defilarsi con la scusa del raffreddore, del mal di testa o di una storta al piede. Ma il più delle volte la scusa non reggeva, e non rimaneva che partire. Negli altri giorni della settimana la passeggiata era solo pomeridiana; la mattinata era occupa- ta per lavori di gruppo o come si dice oggi, per «seminari». Ogni gruppo faceva capo ad un sacerdote il quale proponeva un programma: i ragazzi dovevano realizzarlo con idee proprie e il proprio lavoro. (Così aveva anche iniziato Don Bosco, coi suoi ragazzi... e così è lo spirito salesiano). Tra gli assistenti che si sono avvicendati negli anni, ricordo volentieri il bravo don Felice, il combattivo e onesto don Renato, don Giacomo (ora parroco a Rebaudengo), l'ingegnere don Edoardo Serra, il medico don Pino, don Renzo Sassolo di origine friulana e operante come missionario in Bolivia, don Gianni e infine don Baluc (se si scrive così), originario della Terra del Fuoco, figura che aveva una forte ascendente sui piccoli che lo guardavano estasiati coricarsi sui chiodi o «mangiare il fuoco», o fare altri esercizi che per loro avevano un che di magico. La domenica mio marito e io, come quasi tutti i genitori, si caricava l'auto e si partiva per St. Jacques con gli indumenti di ricambio, con qualche biscotto o una torta casalinga, il Topolino della settimana, nonché il nostro pranzo al sacco. Si arrivava quando i ragazzi erano già più o meno tirati a lucido in attesa del nostro arrivo. Noi mamme correvamo nelle camerate a ripulire e riordinare letti e armadietti, cosa che i ragazzi avrebbero dovuto fare durante la settimana (l'autogestione era ancora ai primordi!). Poi, dopo aver assitito alla Messa, si usciva sui prati a cercare il posticino dove poter consumare il pasto. Quasi sempre si cercava la compagnia di altri genitori e... giù chiacchiere, risate e brindisi, anche se soltano con l'acqua fresca della fontana. E intanto i papà si accordavano per la partita di calcio del dopopranzo «padri-figli». Si era tutti coinvolti, ma per chi fare il tifo? I padri si impegnavano a fondo, i giovani erano chiassosi e irruenti e molto allenati. Alla fine, dopo qualche discussione per il verdetto, grandi strette di mano e... i ragazzi erano chiamati a raccolta per la merenda. A fine luglio c'era lo spettacolo di chiusura, spettacolo che avevano tanto provato durante il mese; con un filo conduttore intervallato da musiche e canti, con tanto di pianola, chitarra e batteria. A ricordarci quei momenti saranno le fotografie scattate in particolare ai figli durante le loro performances, e che ogni tanto riguardiamo con tanta nostalgia. Per chiudere su tutto e su tutti, voglio dar risalto alla figura di don Pietro Rota, che dell'oratorio Crocetta è stato per tanti anni colui al quale rivolgersi per qualsiasi problema riguardante i «suoi» ragazzi, e al quale tutti noi, figli e genitori, dobbiamo tanta riconoscenza. a cura di Renato Scagliola Al centro Don Rota mentre distribuisce i premi ai/o spettacolo finale

Persone citate: Don Bosco, Edoardo Serra, Pietro Rota, Rebaudengo, Renato Scagliola, Renzo Sassolo, Rota

Luoghi citati: Ayas, Bolivia, Torino, Valle D'aosta