TOMINI E CURIOSITÀ' di Alessandro Perissinotto

TOMINI E CURIOSITÀ' LO DICO A TORINOSETTE TOMINI E CURIOSITÀ' Due lettori guidano Perissinotto al Polo Perché «Polo Nord»? Ho letto l'articolo dello scrittore Alessandro Perissinotto intitolato «Tomini e toponimi», che mi ha divertito e interessato moltissimo. Mi sembra di capire che l'autore chieda un aiuto dei lettori per quanto riguarda la toponimia del quartiere cosiddetto Polo Nord e dell'Osteria Ca' di Spagna. Facendo io parte dell'agenzia «Somewhere» specializzata in itinerari caratteristici di questa bella città, mi capita sia di sfogliare vecchi libri e pubblicazioni, sia di poter ripescare ricordi personali. Ricordo quando mia nonna mi accompagnava (Anni Cinquanta) in quella parte della città che lei chiamava Polo Nord. All'epoca veniva chiamata così perché si trovava in estrema periferia a Ovest della città e quindi subiva in pieno venti freddi che scendevano dalla montagna soprattutto nella via Rivalta molto dritta. Mi ricordo che una volta, per debellare la mia incredulità di bimba, portò un termometro al di là della ferrovia di via Rivalta e con esso registrammo due gradi di differenza di temperatura che ci sembrarono ovviamente di più a causa del vento freddo presente. Quella zona era il Polo Nord: solo case basse (le «favelas» di allora) e dopo campi fino a Grugliasco. Al confine vi era questa osteria che ovviamente da quel momento fu chiamata dal quartiere Osteria del Polo Nord. Per quanto riguarda invece l'Osteria Ca' di Spagna bisogna ricordare che alla fine del Seicento vi erano, a causa delle tante guerre della Casa Savoia contro la Francia, delle guarnigioni mercenarie di origine spagnola, anzi catalana, di stanza nella Val di Lanzo a protezione dei confini del Piemonte. Una guarnigione aveva come acquartieramento proprio il luogo delle suddetta osteria che a quanto pare non ha fatto altro che mantenere il nome con cui era comunemente menzionata. Io stessa sono una discendente di uno di quei mercenari in quanto il mio cognome Vazio corrisponde allo spagnolo «vacio» che significa libero di essere ingaggiato, nome con il quale venivano apostrofati i mercenari. Il cognome di quelli che si sono stabiliti in Piemonte è stato poi italianizzato in parecchie grafie: Vazio, Fazio, Fassio, Basco, Basso, Vasco, eccetera. Delia Vazio, Torino Scrivo per cercare di colmare la legittima curiosità culturale di Alessandro Perissinotto, come si evince dalla lettura del suo articolo comparso sul numero 503 di «TorinoSette». Perché il nome «Polo Nord» ad una zona ben delimitata di Torino? Anch'io mi ero posto la domanda, osservando la famosa scritta «Trattoria Polo Nord» in corso Lione. Ma neppure, più che altro per curiosità, andando a cena non ottenni una risposta adeguata. La ottenni invece dal mio amico Piero Rava, terzino della Nazionale italiana alle Olimpiadi di Berlino (1936) e ai campionati mondiali di Francia (1938). Piero Rava abitava e abita ancora oggi in quella zona. Lì trascorse la sua gioventù tirando i primi calci al pallone negli sterminati prati che si aprivano verso la cerchia delle Alpi: nelle immediate vicinanze, oltre tutto, del mitico stadio della Juventus di corso Marsiglia. Veniamo al dunque. Quei ragazzi (gli amici di Rava) si autochiamavano «quelli del Polo Nord» perché abitavano in una zona privilegiata per la pratica e la visione del calcio e non si sentivano partecipi dei quartieri limitrofi, San Paolo, Crocetta, Santa Rita. Loro erano di nessuno, un'isola felice a parte, proprio come il Polo Nord, i cui ghiacci vaganti sull'Oceano Artico non appartengono né all'America, né all'Europa, né all'Asia. Queste notizie compariranno in un mio libro (mi auguro) di prossima pubblicazione proprio sulla vita romanzata di Piero Rava. La mia curiosità è stata appagata. Confido anche la sua. Mario Parodi, Torino Indirizzare a «Lo dico a TorinoSette» La Stampa, via Marenco 32,10126 Torino; oppure fax 011/663.90.36