Affare da 800 miliardi

Affare da 800 miliardi LE CIFRE Affare da 800 miliardi Eva bene, guardiamo in trasparenza l'editoria scolastica, parliamo di cifre». Ivan Cecchini, direttore dell'Associazione italiana editori, dice che il fatturato del settore è passato dai 760 miliardi del '90 ai 792 dell'anno scorso: «Un niente, un incremento del 4,2%, al di sotto dell'inflazione media nello stesso periodo. I 760 miliardi d'allora dovrebbero corrispondere a 1087 miliardi d'oggi: i circa 300 che mancano sono la perdita del mercato, ridottosi di un bel po', del 30%, per via del calo degli studenti». Un mercato che è un quinto, il 21,6%, di tutta l'editoria (3658 miliardi). E le tirature sono passate, sempre dal '90 al '97, da 56 milioni di copie a 48, scendendo così da un quarto a un sesto di tutta l'editoria (salita da 221 milioni di copie a 278). In confronto poi con la produzione europea, i nostri libri sono si più grossi, ma hanno più basso il costo medio per pagina. Attualmente l'aumento maggiore di prezzo, di quasi il 3%, riguarda soltanto alcuni volumi di lingue straniere, che vengono importati e sono quindi soggetti alle variazioni dei cambi. Per il resto, aumento dell' 1,7% per la media inferiore e dell' 1,85% per la superiore: «Siamo in linea con l'inflazione», ribatte Cecchin. Gli editori scolastici sono «una sessantina, un decimo di tutti gli editori che pubblicano almeno 10 titoli l'anno». «I più importanti non arrivano peraltro alla decina - interviene Giuliano Vigini, dall'osservatorio della sua Bibliografica -. Negli ultimi anni si sono registrate concentrazioni notevoli, come del resto negli altri comparti dell'economia. La concorrenza qui è elevatissima: i prezzi, fissati all'inizio dell'anno, si calmierano da soli. Se uno li alza troppo, schizza subito fuori mercato».

Persone citate: Cecchin, Giuliano Vigini, Ivan Cecchini