Rivoluzione in Galleria

Rivoluzione in Galleria Torino, nuovo assetto per la Gam Rivoluzione in Galleria ^] TORINO I L cambio di marcia imI presso alla Galleria d'ArI te Moderna (ormai con_U notata con la sigla «Gam») merita di essere sottolineato nel calendario degli avvenimenti torinesi. Per capire occorre una premessa. Almeno un paio di motivi, sollecitando una certa curiosità, inducevano qualche viperino quesito: come si sarebbe mosso il neodirettore Pier Giovanni Castagnoli alla sua prima prova del fuoco? Come avrebbe risolto l'annunciata (diciamolo pure: enfatizzata con altisonante campagna pubblicitaria) rivoluzione del delicato «percorso» espositivo delle collezioni d'arte moderna e contemporanea? Infine, particolare niente affatto trascurabile: ce l'avrebbe fatta, tra agosto e metà settembre, a condurre a termine gli interventi, alcuni anche pesanti di ambientazione? Ebbene, ieri, dopo aver in anteprima preso atto del lavoro compiuto, dobbiamo dire che Castagnoli meglio di così non avrebbe potuto fare. Cosa trova di diverso il frequentatore abituale della nuova Gam? Qual è il modello culturale e storico a cui il direttore si è affidato? Vale la pena di ricordare, a questo punto, che il «vecchio» percorso di lettura delle collezioni si sviluppava nel senso della continuità per nomi c date, dal Settecento al Contemporaneo. Per cui, ad esempio, Giacomo Grosso era posto a cerniera tra l'Ottocento e i Moderni: una «chiave d'ingresso» che poteva suscitare qualche perplessità perché l'artista non è tra i più significativi né a livello locale né, tanto meno, a livello nazionale. Oggi la «lettura» avviene seguendo periodi e capitoli storicizzati. Quindi appare pertinente affidare al divisionismo di Polizza da Volpedo l'accesso alla Modernità, un percorso accanto al quale, in parallelo, si snoda il racconto dell'avventura artistica piemontese, nazionale e internazionale, con la possibilità di percepire immediatamente le filigrane delle influenze, i crediti ed i debiti di questo o quell'autore. Sulle collezioni sono state poi operate profonde potature, nel senso che si è privilegiata la sintesi a scapito della sovrabbondanza di opere del singolo artista. Dall'avere sacrificato magari un dipinto o qualche scultura anche importante si ricava una gradevolezza di approccio prima assente. Al lavoro di sottrazione ha fatto da contrappeso l'integrazione di opere attinte dal magazzino, una vera miniera ancora insondata. Ne derivano più di una sorpresa perché si tratta di opere di qualità, a volte di capolavori: come un autoritratto di De Chirico ben superiore al solito «Nudo» a cui eravamo abituati. La scultura, a sua volta, è stata raggruppata in una sola sezione. Il tutto è avvenuto all'interno di spazi ristrutturati con pochi accorgimenti: l'inserimento di qualche luce, una parete che prima non c'era, il ritocco di una soffittatura sono bastati ad offrire un'imprevedibile prospettiva. C'è ancora molto da fare (il prossimo anno verrà rivoltata, ad esempio, la sezione dell'Ottocento) ma la sensazione adesso ò di essere a contatto con una Galleria importante, dotata di capolavori, ricca di opere che prima o non si vedevano o non apparivano nella loro autentica bellezza: segnaliamo tra le molte gradite sorprese la sala dedicata a Casorati per capire la differenza tra il modello espositivo di ieri e quello di oggi. Un altro risultato ottenuto è lo spazio ricavato al piano terra, dov'erano in precedenza sistemate le opere d'arto contemporanea: una grande sala da destinare a esposizione del materiale di magazzino, quasi tutto di qualità. Qui fino al 25 ottobre è offerta al pubblico una mostra bellissima di 58 tra oli, disegni, acquarelli di De Pisis; parecchie di queste opere mai erano state viste e sono, ripetiamo, eccezionali. Altra iniziativa già in cantiere la mostra dal 12 novembre al 31 gennaio delle fotografie di un rilevante artista del nostro secolo: David Hockney. Pier Paolo Benedetto

Persone citate: Casorati, Castagnoli, David Hockney, De Chirico, De Pisis, Giacomo Grosso, Pier Giovanni Castagnoli, Pier Paolo Benedetto

Luoghi citati: Torino, Volpedo