Le magie dello Svedese

Le magie dello Svedese Le magie dello Svedese un urrà apposta per lo Svedese. Diversamente dalle altre grida, destinate a incitare la squadra o galvanizzare gli spettatori, questo era un omaggio ritmico e cadenzato riservato esclusivamente a lui, pura e semplice espressione di entusiasmo per la sua perfezione. L'urlo delle ragazze pon-pon faceva tremare la palestra durante gli incontri di pallacanestro ogni volta che lo Svedese si impadroniva di un rimbalzo o segnava un punto, spazzava il nostro lato dello stadio durante le partite di football ogni volta che lui guadagnava un metro o intercettava un passaggio. Anche ai poco seguiti incontri di baseball casalinghi di Irvington Park, dove non c'erano squadre di ragazze pon-pon ansiosamente inginocchiate ai bordi del campo, lo si udiva salire, debolmente, dal manipolo dei tifosi di Weequahic appollaiati sulle tribune di legno, e non soltanto quando lo Svedese stava per battere, ma anche quando non faceva altro che una normale eliminazione in prima base. Era un grido formato da dodici sillabe, sei delle quali costituivano il suo nome, e faceva così: Ta-ta-ta-ta-ta-tà! Ta-tata-ta-ta-ta... Ta-tà! E il ritmo, soprattutto durante i match di football, diventava sempre più veloce a ogni ripetizione finché, al colmo dell'adorante frenesia, le dieci ragazze pon-pon facevano la ruota, gonfiando le gonnelle in un'esplosione estatica, e le loro calzamaglie da ginnastica arancione lampeggiavano come fuochi artificiali davanti ai nostri occhi stupiti... E non per amor vostro o per amor mio, ma per amore del magnifico Svedese. - Seymour Levov! Rima con... «Love!».. . Seymour Levov! Rima con... «Love!». Philip Roth Eccelleva nel football, nel basket, nel baseball Per lui le ragazzepon-pon facevano tremare la palestra L O Svedese. Negli anni della guerra, quando ero ancora alle elementari, questo era un nome magico nel nostro quartiere di Newark, anche per gli adulti della generazione successiva a quella del vecchio ghetto cittadino di Prince Street che non erano ancora così perfettamente americanizzati da restare a bocca aperta davanti alla bravura di un atleta del liceo. Era magico il nome, come l'eccezionalità del viso. Dei pochi studenti ebrei di pelle chiara presenti nel nostro liceo pubblico prevalentemente ebraico, nessuno aveva nulla che somigliasse anche lontanamente alla mascella quadrata e all'inerte maschera vichinga di questo biondino dagli occhi celesti spuntato nella nostra tribù con il nome di Seymour Irving Levov. Lo Svedese brillava come estremo nel football, pivot nel basket e prima base nel baseball. Soltanto la squadra di basket combinò qualcosa di buono (vincendo per due volte il campionato cittadino con lui come marcatore principale), ma per tutto il tempo in cui eccelse lo Svedese il destino delle nostre squadre sportive non ebbe troppa importanza per una massa studentesca i cui progenitori - in gran parte poco istruiti, ma molto carichi di preoccupazioni - veneravano il primato accademico più di ogni altra cosa. L'aggressione fisica, anche se dissimulata da tenute sportive e norme ufficiali, e pri va dell'intento di nuocere agli Il nuovo romanzo di Philip Roth, Pastorale americana, uscirà venerdì da Einaudi nella traduzione di Vincenzo Mantovani. Ne anticipiamo le prime pagine, dove subito entra in scena il protagonista Seymour Levov, lo «Svedese». ebrei, non era tradizionalmente una fonte di soddisfazione nella nostra comunità; i buoni voti sì. Ciononostante, grazie allo Svedese, il quartiere cominciò a fantasticare su se stesso e sul resto del mondo, così come fantastica il tifoso di ogni paese: quasi come i gentili (come esse immaginavano i gentili), le nostre famiglie poterono dimenticare come andavano realmente le cose e fare di una prestazione atletica il depositario di tutte le loro speranze. In primo luogo, poterono dimenticare la guerra. L'assunzione di Levov lo Svedese a domestico Apollo degli ebrei di Weequahic si può spiegare meglio, credo, con la guerra contro i tedeschi e i giapponesi e le paure che essa generò. Con lo Svedese che furoreggia¬ va sul campo da gioco, l'insensata superficie della vita forniva una specie di bizzarro, illusorio sostentamento, il felice abbandono a una svedesiana innocenza, per colo- Illllll ro che vivevano " - •^•■.•.■™««s» nella paura di non rivedere mai più i figli, i fratelli o i mariti. E che effetto ebbe su di lui questa glorificazione, la santificazione di ogni gancio che andava a canestro, di ogni passaggio che prendeva al volo, di ogni battuta bassa e tesa che fruttava due basi alla squadra? Illllll " - •^•■.•.■™««s» Era questo a fare di lui il ragazzo posato e impassibile che era? O la sobrietà da persona matura era la manifestazione di una dura lotta interiore per tenere a freno il narcisismo che un'intera comunità alimentava col proprio affetto? Le ragazze pon-pon della scuola avevano La copertina di «Pastorale americana». Nell'immagine grande, in alto, una città degli Stati Uniti negli Anni Settanta

Persone citate: Einaudi, Philip Roth, Seymour Irving Levov, Seymour Levov, Vincenzo Mantovani

Luoghi citati: Newark, Stati Uniti