«I boss portavano pacchi di soldi a Dell' Utri» di Francesco La Licata

«I boss portavano pacchi di soldi a Dell' Utri» Palermo, deposizione-fiume al processo. Il deputato di Forza Italia: «Oscure manovre contro Berlusconi» «I boss portavano pacchi di soldi a Dell' Utri» Rapisarda ribadisce le accuse di riciclaggio alVimpero Fininvest PALERMO DAL NOSTRO INVIATO L'immagine dell'italico ingorgo istituzional-giudiziario è tutto in questo corridoio. Palazzo di giustizia, piano secondo. In un'aula il pentito Leonardo Messina, lontano ma presente via etere, parla del presidente Corrado Carnevale. Più in là si recita il dramma a puntate che vede protagonista il senatore a vita Giulio Andreotti. Lui non c'è, sul pretorio siede, però, un super-teste che dovrebbe dimostrare che il famoso bacio con Riina non ci fu. La giornata si presema complicata assai e piena di promesse. In una terza aula, infatti, va in scena il monologo che spesso lascia a desiderare - di Filippo Alberto Rapisarda, discusso finanziere e imprenditore siculomilanese, implacabile accusatore di Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi. Oggi Rapisarda è nell'aula del tribunale per raccontare (questo l'intento dell'accusa) la nascita sospetta e «laboriosa» dell'hnpero Fi¬ ninvest. La deposizione, lunga, frastagliata e per certi versi poco comprensibile nei dettagli, è stata interrotta dopo cinque ore per stanchezza del teste. Lo scontro fra Dell'Utri, accusato di associazione mafiosa, e Rapisarda si è comunque consumato senza il visibile coinvolgimento del deputato «azzurro», che ha ostentatamente dato il fianco al teste, senza mai rivolgergli lo sguardo. Neppure quando quell'altro, indicandolo con gesti plateali, lo chiamava polemicamente «il signor Dell'Utri». Uno scontro ormai sordo e senza esclusione di colpi. Com'è avvenuto lunedì all'Hotel delle Palme, incredibilmente intasato di testi, avvocati, imputati, supertesti e cronisti. C'era l'editore Niki Grauso, in cerca di pubblicità, che offriva rivelazioni ancora sul sequestro Melis. Poi è arrivato Rapisarda a cui è stata assegnata la suite 103, vuota per l'assenza di Andreotti. Ma quando il finanziere ha saputo della presenza in albergo di Dell'Utri ha rifatto i bagagli, spiegando agli imbarazzati impiegati della reception che forse non era il caso di rimanere a così stretto contatto col suo ex amico. In tribunale non si sono mai guardati. Al di là delle transenne poteva però accadere che gli uomini dei rispettivi «entourages» si scambiassero saluti, come accade a persone che sono state nello stesso gruppo e poi si sono allontanate per decisione dei vertici. E' stato Dell'Utri a parlare per primo, ma solo per denunciare oscure manovre nei riguardi di alcuni collaboratori di giustizia invitati «a fare dichiarazioni» contro il parlamentare e contro l'ex presidente del Consiglio Berlusconi. Poi è cominciato il monologo di Rapisarda. Ha aggiunto qualcosa a quanto aveva dichiarato ai magistrati in fase istruttoria. Sostiene Rapisarda di essere entrato in contatto con molti mafiosi attraverso Dell'Utri: Tanino Cina, Stefano Bontade, Mimmo Teresi, i Bono. Sostiene Rapisarda che i ma¬ fiosi investivano soldi attraverso le imprese di Berlusconi e Dell'Utri: 10 miliardi nel '79, dati in contanti, con Bontade e Teresi che contavano le banconote, acquattati in mio degli uffici milanesi di via Chiaravalle, mentre «Marcello teneva Silvio al telefono». Poi a Parigi, con Rapisarda latitante. Un altro incontro, qualche anno dopo, al bar George V. I mafiosi garantivano - spiega il «super-teste» - 20 miliardi per acquistare film americani per le televisioni del Cavaliere. Poi i soldi per finanziare la nascita del primo Club di Forza Italia. Secondo Rapisarda: «Marcello mi disse che bisognava fermare i comunisti, altrimenti ci tolgono tutto e ci fanno finire in galera». E perché coinvolgerlo? «Mi è costata quattro miliardi quell'operazione. Mi ha fatto dare soldi pure a Miccichè». Miccichè? «Sì, Gianfranco Miccichè, il coordinatore siciliano di Forza Italia». Lo interrompe il pm, Nico Gozzo, che avverte: «Miccichè non è in questo processo e quindi non ci interessa». E poi le «chicche» a uso e consumo dei media. Le notizie le getta lì con nonchalance: ima manciata di milioni per pagare le cambiali in protesto di un Fedele Gonfalonieri allora, secondo il teste, commerciante di scarpe fallito, un prestito ad Emilio Fede inguaiato da una perdita al gioco. Vero? Il direttore del Tg4 osserva che «a quella data non conoscevo Rapisarda, l'ho frequentato dopo, ma ho sempre avuto del mio per onorare i debiti di gioco». Prometteva altre curiosità, l'imputato di reato connesso Filippo Alberto Rapisarda. Per esempio non è entrato nel vivo del capitolo delle minacce, vecchie e nuove, nei suoi confronti. Lo farà il 2 ottobre, alla ripresa del dibattimento. Francesco La Licata Marcello Dell'Utri

Luoghi citati: Palermo, Parigi