Terzo no al libero aborto di Gian Antonio Orighi

Terzo no al libero aborto Non passa la proposta socialista, la Chiesa aveva dato battaglia Terzo no al libero aborto Spagna, la legge bocciata per un solo voto MADRID. Per la terza volta dal '95, e per un solo voto di scarto, un quarto caso di depenalizzazione dell'aborto, quello relativo al «conflitto personale, famigliare e sociale entro le prime 12 settimane di gravidanza», cioè l'aborto libero, non è passato in Spagna. Per 173 no contro 172 sì (ed una astensione) le cortes di Madrid hanno respinto ieri la proposta socialista, ed anche altre due (dei comunisti e dei socialisti galiziani del Bng, con nessuna possibilità di essere approvate fin dalla loro presentazione) che pretendevano l'interruzione volontaria fino alle 14-16 settimane. La sinistra esce sconfitta, il governo popolare di Aznar esulta, la Chiesa, che si è impegnata in una dura campagna in «difesa della vita e dei non nati» esprime la sua soddisfazione. C'era molta attesa ieri alla Camera. Il risultato, infatti, si giocava sul filo di lana. Solo i 20 voti dei partiti nazionalisti delle Canarie, della Catalogna e dei Paesi Baschi, le cui direzioni avevano lasciato libertà di voto, avrebbero deciso. La Spagna, neppure questa volta come già successo in febbraio quando per ben tre votazioni i sì e i no si sono annullati (168 sì e 168 no), è riuscita a dotarsi di una legge sulla interruzione della maternità che la portasse vicina alle posizioni della Germania, dell'Italia o di altri Paesi europei, Irlanda a parte. Fortissima la tensione a plaza de las Cortes. Fin dalle 15, centinaia di femministe e di anti abortisti avevano convocato «presidi» per fare pressione sui deputati che entravano. La zona era vigilata dai reparti speciali della polizia, che temevano incidenti prima e durante il dibattito e la votazione, che cominciavano alle 16. Alle 15,30 la polizia ha caricato. Un gruppo di nostalgici franchisti, capitanati da Ricardo Saenz de Ynestrillas, al grido di «Assassini, assassini», ha cercato di strappare i cartelloni alle femministe. Le schermaglie, anche dopo l'arresto di Ynestrillas, che si è incatenato per protesta ai cancelli della Camera, sono continuate anche durante il pomeriggio. Non ci sono stati feriti gravi. Intanto, dalle radio, si faceva il «toto-aborto». Alle 16 l'emittente statale vaticinava che il no avrebbe vinto per due voti. Alle 18 il no all'aborto libero è stato votato dai 140 deputati popolari di centrodestra del premier Aznar (che è d'accordo con i tre casi di depenalizzazionestupro, malformazione del feto, grave pericolo per la salute psico-fisica della madre nelle prime 12 settimane, approvati dai socialisti nell'85), 11 dei catalani centristi del Ciu di Pujol, tre del democristiano basco Pnv, tre dei par¬ lamentari delle Canarie, ed uno del gruppo misto. Per il sì, oltre a socialisti e comunisti, hanno votato il Ciu, due del Pnv, uno delle Canarie e 9 del gruppo misto. La socialista Rubiales ha denunciato pressioni del governo sui nazionalisti (Ciu, Canarie ed il Pnv sostengono dall'esterno Aznar). La popolare Fernandez ha ribattuto sostenendo che la sinistra giocava sulla pelle delle donne strumentalizzando l'aborto poiché i socialisti hanno avuto la maggioranza assoluta dall'82 al '93 e non hanno mai presentato il «quarto caso». La Cei spagnola, in una dichiarazione di 7 punti, esprime la sua soddisfazione perché «la vittoria del no è un successo per i più deboli, i non nati». Intanto, su El Pais di ieri, ben cinque cliniche private, in barba alla legge, pubblicizzavano: «Tu decidi. Aborto fino alle 22 settimane». Gian Antonio Orighi La Spagna non è riuscita a dotarsi di una legge sull'interruzione di gravidanza Nella foto un corteo contro l'aborto

Persone citate: Aznar, Cortes, Fernandez, Pujol, Ricardo Saenz