Tangentopoli, spunta la voglia di rinvio di Maria Grazia Bruzzone

Tangentopoli, spunta la voglia di rinvio Oggi si dovrebbe votare sulla commissione d'inchiesta. Dini annuncia un no, i socialisti fenili sul sì Tangentopoli, spunta la voglia di rinvio Maggioranza divisa, Cossiga è Vago della bilancia ROMA. A poche ore dal voto di Montecitorio sulla proposta del Polo di istituire una commissione di inchiesta su Tangentopoli, lo scontro fra centrosinistra e centrodestra, a lungo preannunciato, pare ormai inevitabile. Ma la stessa maggioranza si presenta in ordine sparso - con Ri ma senza i socialisti e verdi - e il «no» che Ds e Ppi hanno continuato anche per tutto ieri a ribadire con assoluta nettezza, pare destinato a diventare realtà solo grazie all'apporto dei voti dell'Udr. Un'eventualità probabile, visto che Francesco Cossiga già da alcuni giorni ha anticipato il suo personale voto negativo. Ma ancora un'incognita, dal momento che incontri notturni fra rappresentanti dell'Udr e il segretario del Ppi Marini tengono ancora in piedi un'ipotesi alternativa, quella di un rinvio di mi mese della proposta alla commissione Affari Costituzionali. Alle dieci di sera, il vertice dei capigruppo di maggioranza non è riuscito a ricucire le posizione di tutti i gruppi. Ds e Ppi hanno tenuto dure. E mentre Ri ha dichiarato di «stare con la maggioranza» e i socialisti hanno riconfermato la loro decisione di votare a favore di mia proposta che loro stessi hanno fatto, i verdi hanno deciso di restare fedeli al loro emendamento che diceva sì alla commissione, ma solo a condizione che i lavori cominciassero dopo l'elezione del capo dello Stato. Spiega Paissan: «Noi voteremo a favore dei nostri emendamenti, e se questi verramio accettati voteremo a favore dei singoli articoli. La maggioranza della maggioranza invece voterà contro i singoli articoli». Ma poiché il primo voto sarà su un emendamento che abolisce lo stesso articolo 1 che istituisce la commissione di inchiesta, se questo passa, ci sarà poco altro da votare. Ma passerà? La certezza pare ormai dipendere dall'Udr che, dopo una riunione a tarda sera, ha chiesto incontri con Ppi, Ri e Sdi, tra la notte e la mattina (il voto è nel pomeriggio). «L'attuale clima di scontro rende velleitario ogni sbocco del voto alla Camera - recita un comu meato firmato da Cardinale e Follo ni -. L'Udr inizierà una serie di in contri a partire dal segretario del Ppi Marini, per verificare la possibilità di una rapida approvazione hi commissione Giustizia di un pacchetto di norme che superino le emergenze di Tangentopoli». E' in pratica, l'ipotesi di rinvio maturata in ambienti centristi, lanciata dal senatore del Ppi Ortensio Zecchino e che, a suo dire, sta rice vendo «molti consensi». «La mia proposta di rinviare il voto di aline no 30 giorni per cercare di raggiungere nel frattempo un accordo su altri punti sostanziali della questio ne giustizia è piaciuta molto a espo nenti del Polo, dell'Udr e degli stessi Ds. Lo stesso Marini ha espresso apprezzamento», dichiara Zecchino nel pomeriggio. E precisa che i provvedimenti da varare subito sarebbero la depenalizzazione del finanziamento illecito ai partiti, i disegni di legge anticorruzione, la separazione degli iter professionali di giudici e Pm, secondo lo schema della Bicamerale, e un nuovo sistema per la repressione degli illeciti disciplinari dei magistrati. Ernesto Stajano, Ri, si fa portavo- ce della stessa idea annunciando, anzi, una proposta del suo partito in questo senso in aula. «Certamente Ri chiederà il rinvio» spiega nel Transatlantico. Aggiungendo che «una soluzione del genere avrebbe il vantaggio di richiedere un voto palese e di avere buoni motivi per credere che anche l'Udr non la vede male. Meglio vincere sul metodo che perdere nel voto», conclude enigmatico. Assai meno convinti paiono tuttavia esponenti dei ds e del Ppi. «Non se ne parla, noi voteremmo contro», dice il relatore di maggioranza Antonio Soda, diessino «ortodosso», aggiungendo però in extremis «al massimo potremmo astenerci». Anche più sibilino appare il capogruppo del Ppi Sergio Mattarella: «Il rinvio in commissione Affali Costituzionali equivarrebbe a votare no» dice, rigettando apparentemente ogni rinvio a tempo subordinato a un accordo, e dichiarandosi «personalmente a favore di un voto nel merito, più chiaro». Ma concedendo comunque la possibilità di un voto palese, insistentemente chiesta dal Polo. «Noi non siamo contrari». Il Polo, all'odore di rinvio, insorge. «Vorrebbe dire privare l'opposizione del diritto di un voto nel merito in una data certa: sarebbe come buttare alle ortiche il nuovo regolamento della Camera», dicono all'unisono Peppino Calderisi e Franco Frattini. «Da abile scacchista qual è Cossiga ha fatto la mossa del cavallo. Ha mollato la pala, preso il piccone e affossato la commissione Tangentopoli», commenta il socialista Viiletti. «Prendendola per la coda», aggiunge alludendo all'amnistia che cova sotto la cenere. Maria Grazia Bruzzone Il Polo insorge: vogliono privarci del sacrosanto diritto di votare Ma anche Ds e Ppi non sono favorevoli L'ex presidente della Repubblica e leader dell'Udr Francesco Cossiga

Luoghi citati: Cardinale, Roma