E il «club a tre» si dà del tu di Fabio Martini

E il «club a tre» si dà del tu L'atteso incontro alla New York University sul «Forum dei progressisti». Prossimo appuntamento con Clinton e Blair a Firenze E il «club a tre» si dà del tu L'Ulivo mondiale di Romano, Tony e Bill I «PROFETI» DELLA TERZA VIA NEW YORK IDONO e fanno ridere il pubblico. Si chiamano per nome. «Caro Bill», «ha ragione Romano», «come diceva Tony». Il primo, chiacchieratissimo dibattito sulla «Terza via» tra Clinton, Blair e Prodi si è consumato in un clima molto americano. Battute. Applausi a scena aperta. Basate. Colonna sonora prima e dopo il dibattito. Quasi fosse uno show in prima serata tv. Alla New York University, dopo due ore di dibattito e chiacchiere, talvolta accademiche su «globalizzazione» e «governo del mondo», l'unica sorpresa ha potuto annunciarla Romano Prodi: «Il nostro secondo seminario potremmo tenerlo a Firenze, naturalmente se mi permettete di invitarvi a casa vostra, alla sede fiorentina della New York University...», la suggestiva villa «La Pietra». Chissà quando si farà e chissà chi ci sarà al convegno di Firenze: Clinton sarà ancora presidente degli Stati Uniti? E Romano j Prodi sarà scampato alla pressione del più inquieto partito comunista dell'Occidente? Come ha dimostrato il convengo di New York, il futuro della cosiddetta «Terza via» è legato molto alla sorte personale dei suoi «profeti»: dietro le quinte sono stati gli entourage di Clinton, Prodi e Blair ad organizzare l'incontro, senza che il partito democratico, il partito laburista e tanto meno i partiti dell'Ulivo fossero coinvolti. Semmai la novità, la vera «notizia» che esce dalla New York University è un'altra: nelle due ore di dibattito Clinton, Blair e Prodi hanno confermato di avere tra loro un invidiabile feeling. A prescindere dalle impervie sorti dell'Ulivo mondiale, tra i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna e Italia si è formato una sorta di club, un'intesa personale che nei momenti caldi potrebbe pesare. Le due ore del convegno hanno dimostrato proprio questo: l'indeterminatezza dell'«Ulivo mondiale», quel feeling tra leader che neanche il sexgate è riuscito a incrinare. La regia del convegno era curata dalla New York University e dal suo rettore che - guarda un po' - si chiama Olive. Preceduti da un quarto d'ora di musiche alla John Ford, i partecipanti al dibattito sono stati presentati come si usa negli show televisivi: «Signore e signori, il Presidente degli Stati Uniti, il primo ministro Romano Prodi...» e via di questo passo fino ad annunciare anche Peter Stoyanov, presidente della Repubblica bulgara, l'unico a non parlare inglese. I quattro, Clinton, Blair, Prodi e Stoyanov, si siedono accanto ad un grande mappamondo di legno e iniziano a chiacchierare. Anche se c'è una certa genericità nelle loro parole. Per primo parla Clinton che dice di rifiutare «le false scelte tra mercato e protezione dei più deboli o tra ambiente e sviluppo: la domanda che ci dobbiamo porre è come si fa funzionare l'economia globale per i cittadini normali». Poi tocca a Prodi, raffreddatissimo e con una voce più nasale del solito: «Il centro-sinistra non ha ancora una sua definizione finale, ma dobbiamo cercarla, sapendo di venire da esperienze diverse». E rivolto all'amico Bill: «Da noi ha avuto successo la politica della concertazione, ma questa è una tradizione europea che tu non avresti potuto seguire: non chiameresti mai i sindacati alla Casa Bianca!». E Blair: «Urge riorganizzare le istituzioni internazionali», ma anche arrivare a «una grande alleanza tra progresso e giustizia». E tra tante riflessioni generiche, anche l'indicazione di possibili alleanze: «Nel mondo emergono leader consapevoli delle responsabilità reciproche», ha detto Clinton. Ma il convegno di New York, inizialmente, era nato con altre ambizioni: tentare di far nascere - sull'asse democratici Usa-laburisti inglesi - un Forum da affiancare all'Internazionale socialista. Un progetto che avrebbe potuto garantire a Clinton un futuro da leader del progressismo internazionale. Ma se Monica Lewinsky ha drasticamente ridimensionato le ambizioni del suo Bill, Blair e Prodi insistono. E infatti dopo aver ammesso l'ipotesi di dare una strutura organizzativa ai seguaci della Terza via, Prodi in un'intervista Le Monde, rilancia: «L'Internazionale socialista non basta più, perché è solo europea». Fabio Martini L'incontro alla «New York University» tra Bill Clinton Tony Blair e Romano Prodi Il Premier italiano: «L'Internazionale socialista è solo europea Non basta più»