E' divorzio tra Liga e Lega I veneti: non vogliamo il duce

E' divorzio tra Liga e Lega I veneti: non vogliamo il duce a Padova vertice con Bossi, a Noale gli autoconvocati tuonano: «a casa nostra comandiamo noi» E' divorzio tra Liga e Lega I veneti: non vogliamo il duce PADOVA DAL NOSTRO INVIATO Che sia frattura e che sia insanabile, non lo dice apertamente nessuno. Ma bastano poche parole e un'autostrada, per capire che tra la Lega di Umberto Bossi e la Liga di Fabrizio Comencini si è già consumato il divorzio. I primi, radunati attorno al segretario Umberto Bossi, stanno a Padova per la riunione di tutti i parlamentari del Nord Ovest. Gli altri, in contemporanea, sono a Noale, provincia di Venezia. Si fa la conta, ma le parole non si misurano più. «A casa nostra comandiamo noi, non abbiamo bisogno di nessun Duce», tuona Fabrizio Comencini, a capo della fronda che raccoglie tre parlamentari, quasi tutti consiglieri regionali del Veneto ma la sola città di Padova, la prima ad essere commissariata. «Noi non siamo la succursale di nessun partito», rincara la dose, mentre detta i tempi della rottura anche ufficiale. «Faremo il congresso straordinario, a questo punto non ce lo può impedire nessuno», spiega mentre trapelano le prime pagine di quel documento elaborato durante la scissione di Noale, quello dove si parla di «tradizione, autonomia e identità sovrana». Parole forti, quanto un addio a Bossi. «Sono compagni di lotta un po' confusi, ma il Nord vincerà. Vengano al congresso e si discuta di politica. Se il congresso se lo fanno da soli, sono fuori», replica Bossi. Che se a parole è durissimo - «Chi fa i partitini è destinato a finire nel nulla», assidua - nei fatti non vuole essere lui a firmare l'ordine di cacciarli. «Non convoco nemmeno il consiglio federale se no l'espulsione è automatica. Ma è chiaro che la Lega non può accettare che in alcune regioni si facciano certi accordi e in altri no. C'è il rischio che ci prendano per pazzi. Ed è per questo che Polo e Ulivo, che mafia e camorra soffiano sul fuoco della scissione». Dalla riunione di Padova con Bossi, novanta per cento dei parlamentari presenti, arriva un altro documento in risposta. I toni sono concilianti, si capisce che nessuno vuole pronunciare la parola scissione. Ma è nei fatti, nel diktat che arriva con la data del congresso da tenere in Veneto, il 24 e 25 ottobre, probabilmente a Bassano. «Noi la data non la abbiamo ancora decisa, ci stiamo organizzando», sta sul vago Comencini. Ma da più parti arrivano segnali che il congresso degli uomini del fondatore della Liga sarà proprio il 10 e 11 ottobre, stessa da- ta del congresso di Brescia della Lega Nord. E a quel punto, le due strade saranno solo divise. «Noi speriamo ancora di ricucire», sogna Paolo Bampo. Giura che nelle cinque ore di riunione, anche Umberto Bossi si è detto disponibile a tenere aperta la porta fino all'ultimo, fino al congresso di Brescia, quando si dovrà ufficializzare la nuova linea della Lega, quella che torna a Roma, si apre a cercare il confronto ma non vuole alleanze prestabilite, nemmeno con il Polo. Men che meno nelle sole realtà locali, con il rischio di frantumazione e di perdita di identità. «Speriamo», dice Paolo Bampo. Ma a questo punto sono solo parole, forse di facciata e basta. Qualcuno sta zitto, mentre esce da questo cubo di cemento dove ha sede la segreteria nazionale della Lega per il Veneto, a un passo dall'autostrada e da quel carrozziere che si chiama Casa dello sterzo e qua invece è tutto da raddrizzare. Qualcun altro tra i fedelissimi di Bossi, quasi non vuole credere che Fabrizio Comencini sia già passato agli addii dei traditori. «Non ci credo, Bossi deve tirare fuori le prove che Comencini stava preparando l'inciucio con il Polo. Ma se è così, è giusto attaccargli al collo il blocco padano e buttarlo giù in laguna. Prima Comencini, poi tutti gli altri», è pronto alla resa dei conti Giuseppe Covre, parlamentare e sindaco di Oderzo in provincia di Treviso. «E' un loro diritto fare la riunione a Noale, ma è pure il segno che le strade sono oramai divise», aggiunge. Nessuno vuole confermare che nel coreo del pomeriggio Stefano Stefani, presidente della Lega e commissario di Bossi per Padova e il Veneto, abbia sentito Comencini al telefono. Solo Bossi fa i conti con il ripensamento del leader della Liga. «E' altrimenti destinato a finir male», giura. Anche se Comencini ha la risposta pronta: «Auguro a loro, di finir male». Parole amare, amarissime. Anche se è alla base della Lega qui in Veneto, che bisogna guardare per vedere come incasserà questa frattura. Qualcuno, come il sindaco di Oderzo, è pronto anche al peggio: «Se la frattura c'è, se perdiamo un pezzo della nostra Storia, io torno in azienda, mollo tutto». Fabio Potetti CAUSA CIVILE Camera: sì a processo contro Craxi ROMA. L'aula di Montecitorio ha dato il via libera al procedimento civile contro Craxi, promosso dal giornalista della «Stampa» Giulietto Chiesa, nel 1993. In aula, comunque, alcuni deputati del Polo hanno cercato di rinviare il voto, chiedendo di venire a conoscenza del memoriale su Tangentopoli che lo stesso Craxi ha annunciato aver inviato ai presidenti di Camera e Senato (ma il vicepresidente della Camera Biondi ha detto ufficialmente che non è mai giunto nessun documento). La causa fu intentata dal giornalista della «Stampa» nei confronti di Craxi in piena Tangentopoli. Craxi dichiarò che Chiesa, già corrispondente da Mosca de «L'Unità» e che si stava occupando dei rapporti tra il Pcus e Pecchioli, era stato stipendiato dalla «Mezzaluna rossa e dalla Croce Rossa sovietica» oltre a «ricevere soldi per alberghi, viaggi ed assistenza sanitaria, anche per la famiglia». Da qui la causa civile del giornalista nei confronti di Craxi. [Ansa] Il senatur attacca «Chi fa i partitini è destinato a finire nel nulla» «Fuori le prove del tradimento Ma se ci sono buttiamoli a mare» Il leader della Lega Nord Umberto Bossi Sotto: il dimissionato segretario della Liga Veneta Fabrizio Comencini