Monica, un nudo integrale firmato da Kenneth Starr

Monica, un nudo integrale firmato da Kenneth Starr in cambio di una mozione di condanna del Congresso e un'ammenda pecuniaria Monica, un nudo integrale firmato da Kenneth Starr LA TESTIMONE SEDOTTA E ABBANDONATA SNEW YORK EDOTTA e abbandonata. Da un uomo che l'ha usata e poi data in pasto alla pubblica morbosità. Monica Lewinsky, tradita da Kenneth Starr. Il giorno in cui firmò l'accordo fatale, ottenendo l'immunità in cambio della testimonianza, è improbabile abbia compreso che stava decretando la propria rovina. Perché lo scempio che è stato fatto della privacy del presidente Clinton è nulla in confronto all'altro, compiuto su quella che un tempo era la vita di una ragazza e ora è un cumulo di macerie tra le quali chiunque al mondo può rovistare cercando e trovando lettere non spedite, trascrizioni di conversazioni telefoniche e dialoghi telematici, parole e, perfino, pensieri. Né io né voi sappiamo, delle donne con cui abbiamo diviso parti della nostra vita, un decimo di quello che, aprendo un giornale, possiamo oggi sapere di questa sconosciuta, il cui unico mistero rimane la voce. Con il suo incauto consenso, Kenneth Starr ha frugato nella borsa e nei cassetti, nel cestino della carta straccia e nel contenitore della biancheria sporca e ce l'ha esposta senza la difesa di un ultimo velo di compassione. Come II Gatto e La Volpe, i componenti del Gran Giurì hanno giocato con una «Pinocchia» dalle bugie fragili, portandola ad aprire il suo cuore, che già una fortezza non era, e trascrivendone i battiti in questo sconcio elettrocardiogramma trasmesso via Internet. Le hanno preso tutto, anche il futuro, rendendole impossibile vendere l'autobiografia per due milioni di dollari, poiché null'altro le resta da rivelare. In un sussulto di lucidità, a fine deposizione, Monica in lacrime disse: «Odio Linda Tripp!». E' già forse venuto il tempo, barricata nel suo appartamento di New York, in cui grida: «Odio Kenneth Starr!». Impassibile, lui continua a rivelarci ogni cosa di lei, per raggiungere i suoi scopi e noi siamo qui, spettatori impassibili dell'anatomia di una ragazza che ha svenduto la propria anima a un misero diavolo. Uno dopo l'altro, vengono depositati sul tavolo come reperti gli aspetti della sua personalità dissezionata: Monica l'Ingenua, l'Ossesso, la Ragioniera. L'INGENUA «Ragazzi, vi dispiace chiamarmi semplicemente Monica?» [la testimone Lewinsky ai giurati, 6 agosto '98] Che fosse un tipo sentimentale, non c'erano dubbi. Novecento pagine di lettere d'amore a una sola persona possono però schiuderle le porte del Guinness dei primati. Bisogna anche immaginarsi il presidente degli Stati Uniti che riceve missive del tipo: «2 Marzo 1997. Caro Signor P, devo ammetterlo, sono una maniaca delle compere...» e se le legge tutte. Non c'è dubbio che, come afferma nella deposizione del 20 agosto, lei lo vedesse «come un ragazzino», certo, lei era una ragazzina, con i suoi sogni scontati. Monica: Per favore, chiamatemi per nome, ho solo 25 anni. Giurato: ma anche a 28 rimarrà la signorina Lewinsky. Monica: Non più, se mi sarò sposata. Con chi, non osava neppure dirlo. Con lui che, «prima persona al mondo, aveva capito cosa regalarle per farla felice» (una coperta, un libro, un fermacapelli, una borsa con un cane nero). «Non sono poi una così difficile, sì o no?» (lettera del 12 novembre). Umorismo involontario di una ragazza che deve sentirsi dire dall'avvocato: «Essù, sei grande abbastanza per non dover chiamare la mamma». E invece la chiamò, dopo Linda Tripp e prima di Kenneth Starr, in una sequela di cattivi consiglieri che l'hanno portata in un tunnel dove filtra poca luce, per lei. Negli attimi in cui la vede, scrive a Bill Clinton una sorprendente affermazione: «Non sono mica stupida, so che i problemi del mondo hanno la precedenza su di me», domanda ai giurati: «Come posso conoscere il senso del mio amore per qualcuno se lui recitava?» e, opportunamente, precisa: «Sì, era amore, con un pizzico di ossessione». La miscela letale. L'OSSESSO «Ho bisogno di te ora, non come Presidente, ma come uomo» [Monica al «Bello» nella lettera del 12 novembre 19971 Ogni uomo ne incontra almeno una nella vita e se la riconosce la evita. E' quella che non saprà tacere mai, prima, durante e, soprattutto, dopo, perché di tutte le parole che dice e scrive, l'unica a lei sconosciuta è «fine». Che può anche essere un momento struggente e dignitoso, dopodiché si riprende a vi- vere. Quando subentra l'osses sione, invece, si comincia a eia borare un furioso carteggio te tematico con un'amica presun ta e inaffidabile. «AAAHHHH! Lo sto perdendo» (Monica a Linda Tripp nella e-mail del 4 febbraio 1997). Ci si piazza sul percorso presidenziale all'uscita della chiesa la domenica, sperando di essere notati e salutati. Si supplica: «PLEASE be my friend» (PER FAVORE, sii mio amico). Si cova rancore. «Non ha le palle per dirmi la verità» (dalla e-mail all'amica Catherine Davis, 4 settembre 1997). Si perde il senso della misura «Non volevo sembrarti una martire» (lettera mai spedita, raccattata da Kenneth Starr in fondo a un cassetto). Con il suo passato di ragazza in analisi, traumatizzata dal divorzio dei genitori, complessata per la stazza, Monica, travolta dalla propria insicurezza, non sa chiudere. Anche durante l'interrogatorio, chiede una sospensione per controllare la segreteria telefonica. Da chi mai aspetta un messaggio? LA RAGIONIERA «Voglio un lavoro che mi stimoli c non credo che l'Onu faccia per me» [dalla lista dei desideri inviata a Vernon Jordan il 5 novembre '97] Lei stessa racconta che Bill Clinton aveva due personalità, come a tutti è noto: una del «saba'to sera», da peccatore, e una della «domenica mattina», da pentito. Ma c'è anche l'altra Monica, ben poco ingenua e sentimentale, che piega la sua ossessione ai dettami della convenienza. La mentalità ragionieristica emerge già dalla lettera del 29 giugno '97, che incomincia con «Bello Mio» e prosegue, prosaicamente: «Devo davvero discutere la mia situazione con te». Spunto poetico successivo: «So che tu parti Sab. e io vado a Madrid con il Sec/Def e torno il 14». E' il preludio alla curiosa lista dei regali desiderati da Babbo Natale, che include impieghi «di tendenza», astenersi proposte nel settore amministrativo e si conclude con la richiesta «qualunque cosa alla rivista George» che ha destato la legittima perplessità di John John Kennedy. Adesso abbiamo guardato Monica in tutte le sue facce, ci ha detto perfino che è disorganizzata e non lava i vestiti finché decide di rimetterli (come si sospettava). Vorremmo dimenticarla, lasciarla in pace, ma non ci è dato, non le è dato e lei stessa non contribuisce a favorirlo. Come la principessa di altre amare favole, viaggia verso un destino che può solo essere tragico o ridicolo, o le due cose insieme, come è stato finora. Gabriele Romagnoli In confronto lo scempio che è stato fatto della privacy del leader non è nulla: ora il mondo intero può rovistare nelle sue lettere, telefonate, parole, anche pensieri II giorno in cui firmò l'accordo per l'immunità non comprese che decretava la propria rovina L'Inquisitore ha giocato con lei portandola ad aprire il suo cuore

Luoghi citati: Madrid, New York, Stati Uniti