Anche Madeleine umiliata: da Bill

Anche Madeleine umiliata: da Bill Anche Madeleine umiliata: da Bill Voci insistenti, subito smentite: vuol dimettersi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Madeleine si è stufata? E' da un po' di tempo che il Segretario di Stato Albright dà segni di insofferenza. Adesso il New York Post, tabloid pettegolo ma a volte ben informato (subito smentito dall'interessata: «Non mi è mai passato per la testa»), alimenta la chiacchiera: la sua lettera di dimissioni sarebbe già sulla scrivania del presidente Clinton, che le avrebbe respinte. E si capisce perché. La partenza della Albright in questo momento delicatissimo della vicenda Lewinsky, quando la Camera sta per decidere se procedere con l'impeachment nei confronti del Presidente, darebbe una mazzata terribile a un'Amministrazione già pericolante. Ma se Clinton dovesse farcela, si dice nella capitale, un cambio della guardia al Dipartimento di Stato potrebbe davvero essere in vista. Questo chiacchiericcio ha qualcosa di penoso: lo scorso gennaio, quando Clinton convocò il suo gabinetto per assicurare ai ministri che non aveva avuto una relazione con Monica Lewinsky, la Albright non solo gli credette, ma corse fuori dai giornalisti per essere la prima a dire che erano tutte «falsità». L'ammissione di Clinton il 17 agosto scorso, dicono, è stata particolarmente bruciante per lei. Tanto più che i rapporti con la Casa Bianca sui vari dossier di politica estera sono anch'essi deteriorati. Pare che la Albright abbia dovuto subire suo malgrado l'ammorbidimento della linea Usa nei confronti dell'Iraq. E in generale ha visto la Casa Bianca sfilarle dalle mani i dossier più importanti, dalla Cina al Medio Oriente. La nomina di Richard Holbrooke, l'artefice degli Accordi di Dayton, ad ambasciatore Usa alle Nazioni Unite (col rango di ministro) ha contribuito a offuscare la stella della Albright. Anche perché Holbrooke è molto vicino ad Al Gore e ambisce egli stesso alla poltrona di Segretario di Stato. La Albright continua a girare per il mondo come una trottola, e i suoi collaboratori ripetono che «non ha alcuna difficoltà a ottenere l'attenzione del Presidente» quando ne ha bisogno. Ma la sua statura è stata ridimensionata. Dopo due anni al Dipartimento di Stato i risultati ottenuti sullo scacchiere internazio¬ nale sono magri, e lo scandalo Clinton non le è certo stato d'aiuto. Questa settimana c'era molta attesa per un incontro tra la Albright e il ministro degli Esteri iraniano Kharrazi che doveva avvenire alle Nazioni Unite - un passo importante nell'ambito del lento disgelo tra Washington e Teheran. Ma Kharrazi alla fine non si è presentato, facendo dire ai suoi collaboratori che doveva accompagnare il presidente Khatami in giro per New York. Il declino della Albright ha già messo in agitazione gli allibratori della politica. Chi guiderà la politica estera americana se Clinton rimarrà alla Casa Bianca? La candidatura che più prende quota è quella di George Mitchell, ex senatore democratico, ex leader della maggioranza e grande mediatore dell'accordo di pace tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord. Già nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva contattato Mitchell per chiedergli di guidare la campagna anti-impeachment di Clinton. Lui ha rifiutato. Forse punta a qualcosa di più? la. d. r.] Si era esposta per difendere il capo della Casa Bianca prima del 17 agosto E non ha digerito la nomina di Holbrooke ad ambasciatore alle Nazioni Unite Il Segretario di Stato Madeleine Albright

Luoghi citati: Cina, Dayton, Iraq, Irlanda Del Nord, Medio Oriente, New York, Teheran, Usa, Washington