«Espiazione quotidiana» di Gian Antonio Orighi
«Espiazione quotidiana» «Espiazione quotidiana» «Ma so che ne uscirò rafforzato» NEL GIORNO DEL KIPPUR MADRID ON voglio che la gente all'estero creda che gli Stati Uniti stiano sprofondando in una specie di orgia di autodistruzione. Temo che la gente pensi che ci stiamo comportando da irresponsabili deviando la nostra attenzione dalle sfide comuni che condividiamo con gli altri Paesi; hanno bisogno di confidare nel popolo degli Stati Uniti. Desidero che il mondo capisca che il nostro governo sta funzionando bene, che io sono al lavoro e che saremo buoni ed affidabili alleati». Sono messaggi forti quelli che Clinton ha affidato otto giorni fa, prima del «lunedì nero del sexgatetv», all'agenzia Usa di Kansas City Universal Press Syndicate e che sono stati pubblicati ieri dal madrileno El Pais. Il leitmotiv dell'intervista, in cui il Presidente parla del passato, presente e futuro del «caso Lewinsky» (ma della stagista e dell'impeachment non parla mai), non poteva essere scelto meglio: quello del «kippur», il giorno dell'espiazione nella religione ebraica. E Clinton, spiegando cosa gli ispiri, esordisce: «Vista la situazione pubblica così poco abituale in cui adesso mi trovo, le orazioni del kippur mi risultano vantaggiose. Queste preghiere confermano una verità fondamentale: la condizione umana è fragile e propensa al peccato. Ma la cosa più importante è che posso credere nella realtà del pentimento e del perdono». Il Presidente prosegue accorato: «Alcuni mi dicono che sono molto dispiaciuti dal fatto che la mia vita privata sia diventata mondialmente pubblica. Ma non è questo ciò che in realtà mi interessa di più, bensì il peccato in sé stesso, perché l'esperienza mi ha imposto l'opportunità di cercare consiglio ed appoggio spirituale affinché possa riflettere meglio su ciò che ho fatto e prefissarmi come possa riparare ed ottenere il perdono. Con il fine di continuare ad andare avanti e costruire la mia vita, sia con la mia famiglia, sia con il Paese». Come emendarsi e a quale prezzo, gli viene chiesto. Clinton non risponde: «Sto pagando il prezzo del fatto che sia stato reso pubblico. L'effetto è stato molto pesante. Ed ha le sue conseguenze. Dovrò pagare un po' tutti i giorni. Se una persona ha una coscienza, e io ce l'ho, il prezzo da pagare è la sofferenza. E il prezzo che si esige da sé stessi è il più grande di tutti». Il «Grande Comunicatore» continua: «Mi sforzo nell'espiazione tutti i giorni. E' una cura quotidiana. E' molto di più che non commettere gli errori già commessi: consiste nel costruire un matrimonio positivo e costruire un insieme di relazioni basate sulle verità fondamentali. E' l'unico mondo per recuperare la fiducia del popolo statunitense, della mia famiglia e delle persone a me più vicine». Poi a Clinton chiedono cosa farà per essere un Presidente e un leader mondiale migliore. Ri¬ sponde: «Sto passando per un'esperienza cicatrizzante che mi renderà più forte, più libero, più sincero. Se la gente può vedere ciò in me, credere nella mia capacità di essere un Presidente produttivo e di fare buone cose per il mio popolo e per il mondo, uscirò rinforzato e con un maggiore senso del dovere». Infine il futuro: «Spero che il mio popolo si senta più incline ad appoggiarmi perché tutte le persone oneste e coscienti di sé stesse si sono viste abbattute da qualcosa nella vita. Dobbiamo affrontare sfide serie nel futuro. Mi sento sano e forte fisicamente, spero di essere il miglior Presidente nei due anni e 4 mesi che mi restano. Mia moglie è una donna straordinaria, il suo aiuto mi ispira in questi momenti dolorosi. Ed il Capodanno Ebraico, in cui si fanno proponimenti di espiazione, simboleggia cosa dovremmo fare ogni giorno». Gian Antonio Orighi
Persone citate: Clinton, Lewinsky
Luoghi citati: Kansas City, Madrid, Stati Uniti, Usa
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