lo devo tutelare la corsa, non Biaggi di Enrico Biondi

lo devo tutelare la corsa, non Biaggi Nosetto, il direttore di corsa italiano che ha penalizzato il romano, spiega le sue decisioni lo devo tutelare la corsa, non Biaggi «E Max mi ha confessato di aver visto le bandiere gialle» Chi è l'uomo che domenica pomeriggio ha preso la decisione di squalificare Max Biaggi costringendo il pilota romano a dire forse addio al titolo iridato della classe 500? Il direttore di corsa è italiano, torinese di nascita, una vita passata nel mondo dei motori. Si chiama Roberto Nosetto, 56 anni, laureato in ingegneria termodinamica. Per otto anni è stato il responsabile della Commissione Sportiva Italiana, per tre team manager alla Ferrari (vincendo un Mondiale, nel '77, con Lauda), per dieci direttore dell'autodromo di Imola quindi responsabile Fia per la FI. Dal '93 è direttore di corsa del motomondiale. Non certo un pivellino, ma un uomo abituato a prendere decisioni senza guardare se di fronte ha un campione del mondo o l'ulti¬ mo dei piloti in griglia. A mente fredda, rifarebbe le cose che ha fatto domenica? «Sicuramente, senza ombra di dubbio. Non sono un tipo abituato a prendere decisioni per poi rimangiarmi tutto. Oltretutto, il più rattristato ero io. Ma non potevo farci nulla. Ho lasciato il circuito all'una di notte dopo aver dato ogni possibile assistenza sia a Biaggi sia a Barros, affinché possano interporre appello. Questo dimostra che non c'è rancore per quanto successo». Ma non sono un po' troppi 26' per prendere la decisione? «Innanzitutto non c'è scritto da nessuna parte che devo fare le cose in breve tempo. Avevo a disposizione 26 telecamere, ma dopo la caduta al primo giro solo tre si so¬ no occupate della zona dov'era avvenuto l'incidente. Ho visto solo io le bandiere sventolare mentre sopraggiungevano le moto al 2" giro: il caos in curva era indescrivibile. Non fidandomi ho sbobinato i filmati delle tre telecamere, ho rivisto decine di volte il filmato e solo dopo ho preso la decisione. Non ho certo guardato l'ora». Che vi siete detti, lei e Biaggi? «Con me, ha ammesso di aver visto le bandiere gialle. Poi ha minacciato di smettere. Ma era come svuotato, sfiduciato, depresso. Ripeto: non potevo che prendere la decisione che ho preso. A Biaggi abbiamo esposto le bandiere gialle e non si è fermato. Poi quelle nere e ha tirato diritto. Se in simili condizioni avesse fatto cadere Doohan che sarebbe successo? Biaggi è un uo¬ mo, non un bambino. Se fa queste cose, poi deve essere pronto a pagarne le conseguenze». Non ha pensato di danneggiare un pilota italiano? «Mai, neppure per un momento. 11 mio pensiero è sempre stato rivolto alla gara. Quando ho visto arrivare in quella curva venti moto lanciate a 300 orari e lì, sulla sabbia, due medici che prestavano le cure al francese Bayle, ferito, riparati solamente da due balle di paglia, ho pensato unicamente a loro. Qualcuno li doveva pur proteggere. Per questo le bandiere gialle sventolavano ancora. Perché sia chiaro: se un medico muore du- || tante una gara, # ; d°P° diventerà ? Mk/ sempre più difficile correre». Ora che cosa succederà? «Sinceramente non lo so. Ci sarà l'appello. Biaggi è sialo multalo, ma non squalificato. Vedremo. Io ho la coscienza a posto». E Max? Il giorno dopo, Biaggi è sereno: «Come spiegare che cosa mi è passato nella testa? Non capivo che cosa stava succedendo. Ho corso soltanto con il cuore. Per questo chiedo scusa alla squadra, ai tifosi e a tutti quelli che slavano guardando la sfida più bella degli ultimi anni». Enrico Biondi ||# ; ? Mk/ Roberto Nosetto, ingegnere torinese, 56 anni, è stato manager alla Ferrari e, per lungo tempo, responsabile di Imola

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