Addio Fast Flo, donna bionica

Addio Fast Flo, donna bionica A 38 anni è morta per un attacco cardiaco Florence Griffith Joyner Addio Fast Flo, donna bionica Nel 1988 cambiò la storia dello sprint Florence Grifiìth Joyner, primatista del mondo di 100 e 200 metri, tre ori e un argento all'Olimpiade di Seul '88, è morta a soli 38 anni. La causa, stando alle prime notizie di agenzia, sarebbe un attacco cardiaco che l'ha colpita a Mission Viejo, in California, dove viveva con il marito Al e la figlia Mary. Fast Fio, Fio la Veloce, come venne ribattezzata dopo il suo fantastico 1988, nel quale diede una dimensione nuova, «bionica», dello sprint femminile, era personaggio che - al di là dei record - non sarebbe comunque passato inosservato: donna sexy, curò la propria immagine attentamente: dalle unghie lunghissime al trucco accentuato, dai body multicolori alle tute spaziali. E, naturalmente, per le sue imprese fu tacciata di un doping mai provato nei Giochi segnati dalla squalifica di Johnson. Ma di lei l'immagine che ci piace ricordare è quella duplice di Seul. La prima, datata 29 settembre '88, ci riporta ai 50 metri conclusivi dei 200. Le avversarie lontane, battutissime, il volto di Fast Fio si rilassò abbandonandosi a un sorriso che le telecamere diffusero nel mondo. Eppure stava volando verso un primato, 21 "34, che toglieva altri 22 centesimi al tempo ottenuto in semifinale ed era di quasi mezzo secondo inferiore al record ante-Olimpiade, quel 21 "71 diviso fra Heike Drechsler e Marita Koch. La seconda immagine è di due giorni successiva, quando le stesse telecamere la mostrarono al limite dello sforzo e della tensione, lanciata all'inseguimento della russa Bryzgina nell'ultima frazione della staffetta 4x400 iniziata con una decina di metri di distacco. Un parziale di 48"07 non le bastò per battere l'avversaria e mancò dunque il quarto oro, dopo quelli ottenuti nei 100, 200 e 4x 100. Quel giro di pista sarebbe stata la sua ultima corsa. Cinque mesi dopo annunciò il ritiro tacciando Cari Lewis e il brasiliano Cruz di «invidia» perché avevano avanza to l'ipotesi che i suoi risultati fos sero frutto del doping. «Non credo ai farmaci, ma al lavoro serio. Solo a quello», sostenne, aggiungendo che abbandonava lo sprint per paura di non avere più gli stimoli giusti e proponendosi come futura maratoneta. Un impegno disatteso, anche perché la sua immagine popolarissima negli States fece di lei un personaggio ricercatissimo dai pubblicitari, con maxi-con¬ tratti che le permisero di monetizzare al meglio le imprese sportive. Ma questo fu il frutto finale. A seminare, aveva cominciato molto prima scoprendo che avrebbe potuto conciliare il carattere esibi- zionistico con l'atletica. Perché, anzi, le sue stravaganze avrebbero avuto anche maggior cassa di risonanza se accompagnate da risultati di alto livello. Seconda nei 200 di Los Angeles '84 (e oro della staffet- ta veloce) promise: «La mia Olimpiade sarà la prossima», senza tuttavia essere presa sul serio se non dal tecnico Bob Kersee e dal triplista Al Joyner, già perdutamente innamorato di lei («Che però allora non mi considerava proprio», avrebbe poi raccontato), col quale si sarebbe sposata nel 1987. «L'atletica è stata una scelta naturale - raccontava -: a nove anni ero già molto veloce e vincevo tul- te le gare scolastiche, anche contro i maschi. Nel 1978 incontrai Bob Kersee e fu la svolta perché, da grandissimo tecnico qual è, seppe allenare progressivamente le mie qualità. Il momento difficile fu quando ini impiegai in banca: dopo otto ore di lavoro, non era facile andare in pista per gli allenamenti. I risultati sono arrivati con la fatica e lo studio accurato al videotape delle partenze di Ben Johnson e della corsa di Cari Lewis». Unghie lunghissime, costumi succinti, body multicolori: Fast Fio si fece notare per il look prima ancora che per i risultati. Persino alla tuta «spaziale» che la Robe di Kappa studiò per la squadra statunitense a Seul avrebbe voluto apportare qualche modifica «per personalizzarla». Il suo '88, però, non viene ricordato per l'estetica ma per i record: prima ai trials di Indianapolis, dove resta il dubbio che l'anemometro non abbia funzionato, corse i 100 in 10"49, quindi a Seul volò sui 200 in 21 "34, stabilendo cosi dei record che ancor oggi vengono considerati figli del futuro e, da qualcuno, sospetti. I controlli antidoping, che smascherarono Ben Johnson, però risultarono tutti negativi. E cosi non resta che ricordare, oltre a quei primati, clic la Griffith in poco più di un anno solare corse per 10 volte i 100 in meno di 11" e per 7 volte i 200 in meno di 22". Ritiratasi, la bella Florence divenne un volto della pubblicità. Disse che avrebbe voluto scrivere fiabe per bambini, ancora rapita da quelle che da piccola (era nata a Los Angeles il 21 dicembre 1959) le venivano raccontate dal nonno irlandese. E ai piccoli meno fortunati dedicò cure e tempo. Di lei si tornò a parlare due anni fa, per un malore che la colpi in aereo. Ma la famiglia non volle diffondere particolari. Poi venne richiamata in ballo dall'esplosione di Marion Jones, idealizzata sua erede. Ma al di là di quanto riuscirà a fare la Jones, la donna bionica resterà per sempre lei, Florence Griffith Joyner. E lo stupore per quel suo correre sorridendo rimarrà emozione unica di chi l'ha vissuto. Giorgio Barberis Primatista del mondo dei 100 e dei 200, quattro ori olimpici Talento naturale si perfezionò studiando al video le partenze di Johnson e lo stile di Lewis ei 100 impici ezionò rtenze Lewis A 38 annAddNel 1 SHÌMi La Griffith si mise in evidenza anche per la sua estrosità: aveva unghie lunghe 15 centimetri coloratissime e portava un trucco accentuato anche nelle gare più importanti Anche nell'abbigliamento sportivo l'esplosiva Fio impose il suo stile indossando body molto attillati, ma sapeva essere elegante e nelle occasioni più mondane era ammirata per la sua bellezza

Luoghi citati: California, Indianapolis, Los Angeles, States