Mullova scattante come una pantera di Giangiorgio Satragni

Mullova scattante come una pantera La violinista a Settembre Musica Mullova scattante come una pantera Viktoria Mullova TORINO. Nella sfortuna di dover all'improvviso reinventare daccapo tutta una serata, a «Settembre Musica» è toccata la buona ventura di poter mettere insieme due stelle di prima grandezza, quali Viktoria Mullova e Mario Brunello: perdi più in un programma d'impostazione originale, anche perché Brunello suonava con la violinista in veste di direttore e non di violoncellista, guidando una sua creatura, l'Orchestra d'Archi Italiana, dotata di fiati e timpani. Con un organico ridotto (due soli contrabbassi) il «Concerto per violino» di Beethoven ha ricevuto una lettura di intaglio cameristico, dove Brunello amava smussare e indugiare sul tono affettuoso, dovendo però assecondare gli scatti della Mullova, che è una pantera del violino. Vibrante, si è fatta largo nell'acustica un poco ovattata del Teatro Nuovo con un suono sempre intenso, anche nelle smorzature e nei momenti più lirici, ai quali si è abbandonata sì, ma con razionale controllo. La sua interpretazione ha saputo mediare il carattere ùltimo della pagina con un'innata spavalderia, che l'ha portata a eseguire, con adattamenti al violino, la cadenza col timpano che Beethoven scrisse per la versione con pianoforte (1807) del «Concerto». Il Bach fuori programma della Mullova anticipava imo spazio che Brunello ha ritagliato tutto per sé, suonando la «Terza Suite» per violoncello solo con quell'intensità spirituale, con quella ricchezza di sfumature - musicali e ulteriori - che molti conoscono, e che si vorrebbe ascoltare senza fine. Brunello, però, ha voluto chiudere il concerto rendendo a Joseph Haydn quella giustizia negatagli dai direttori, i quali hanno a disposizione più di cento Sinfonie e di rado se ne avvedono. I violoncellisti, invece, hanno solo due Concerti, che sono di repertorio e, dunque, eseguiti di frequente. Brunello ha scelto il primo, in do maggiore, e ne ha donato ima lettura in cui l'intensa cantabilità non è venuta mai meno. Non sono mancati neppure passaggi fin troppo marcati, volti probabilmente a trascinare un complesso d'archi ancora gracile, che abbisogna di cure per l'omogeneità del suono e la precisione dell'insieme, soprattutto nei violini. Giangiorgio Satragni Viktoria Mullova

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