Il giorno più nero di Telecom

Il giorno più nero di Telecom Le ordinarie sotto il prezzo di collocamento, poi risalgono ma è -7,33% Il giorno più nero di Telecom Per Stream un patto Rai-Murdoch MILANO. Dovremmo chiamarla una giornata da dimenticare ma si sa che è inutile, al contrario gli azionisti di Telecom Italia la ricorderanno per un pezzo e magari qualcuno ci perderà il sonno mangiandosi le mani per non aver venduto prima. Il crollo di Piazza Affari ha colpito ieri l'ex monopolista dei telefoni più della media del listino. Per ben due volte il titolo ordinario è finito addirittura sotto il prezzo dell'offerta pubblica di vendita (10.908 lire) della privatizzazione di un anno fa. Verso la chiusura c'è stata una certa ripresa ma il finale è stato comunque pesante, con un'ultima rilevazione a 11.150 lire, pari al -7,33% (più contenuto il calo a livello ufficiale, -6,43%, e di riferimento, -5,48%). Seduta no anche per le Telecom Italia risparmio che, sospese per eccesso di ribasso, hanno terminato in calo del 9,41% a 6.770 lire, mentre le «cugine» di Tim sono arretrate del 5,49% (indice ufficiale). Gli scambi sulle Telecom, frenetici, hanno raggiunto i 362 miliardi di lire, su un totale di 3.008 miliardi. Il primo scivolone delle Telecom ordinarie sotto la quota dell'opv è avvenuto poco prima delle 14 (a 10.900 lire). Poi c'è stato un piccolo rimbalzo a 10.980 lire, il secondo flop sotto il prezzo di collocamento a 10.880 e la definitiva ripresa (benché molto relativa) verso quota 11.000 e oltre, favorita dal fatto che dopo le 15 la Borsa tutta prendeva a risalire dai minimi: si era venduto tanto che agli operatori sembrava il caso di tornare a comprare un po', a prezzi stracciati. Ieri si è tornato a parlare di Stream, la società del gruppo Telecom attiva nella tv digitale. «Non siamo affatto prevenuti per ragioni ideologiche, aprioristiche, contro Rupert Murdoch. Non c'è nessuna intenzione di porre veti a chicchessia» ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni, Vincenzo Vita, in un'intervista all'Unità, aggiungendo che «Telecom è una società privata e la sua gestione non spetta certo al governo». 11 ministero invita semplicemente a «riflettere su una decisione delicatissima che ha grandi implicazioni politiche e culturali, non solo finanziarie»: i famosi timori di colonizzazione se il colosso multinazionale mette piede in Italia. L'ultima ipotesi di cui si parla per Stream, infatti, prevede di costruire una piattaforma italiana da contrapporre alla Telepiù di Berlusconi: il 40% resterebbe a Telecom e il 20% ciascuno andrebbe a Murdoch, alla Rai e alla Tfl francese. La vicenda Stream sarà uno dei grandi temi al centro del consiglio di amministrazione di Telecom di venerdì prossimo 25 settembre. Altre notizie sul fronte delle tic: ieri l'amministratore delegato della Fininvest, Ubaldo Livolsi, che sta per lasciare la società dopo aver rivestito per ol¬ tre 7 anni importanti incarici di vertice, ha inteso mettere la parola fine alle voci di un suo possibile incarico a fianco di Rossignolo al vertice della Telecom, annunciando l'avvio imminente di una sua merchant bank, con soci italiani e stranieri, che dall'inizio del prossimo anno opererà nei settori ad alta tecnologia, con particolare attenzione alla televisione e alle telecomunicazioni. «Non ho mai ricevuto offerte da Telecom né dai suoi azionisti» ha detto Livolsi a margine della convention di Publitalia a Montecarlo. [lui. gra.] I Rupert Murdoch

Persone citate: Berlusconi, Livolsi, Murdoch, Rossignolo, Rupert Murdoch, Ubaldo Livolsi, Vincenzo Vita

Luoghi citati: Italia, Milano, Montecarlo, Telecom