Frena il pil, inflazione all'1,7% di Bruno Gianotti
Frena il pil, inflazione all'1,7% E' la crescita minima (1,8% per cento) fra i Paesi industrializzati. Prezzi freddi a settembre nelle città campione Frena il pil, inflazione all'1,7% S'impenna l'import, timori di recessione ROMA. Settembre raffredda l'inflazione: crescita zero rispetto ad agosto. Le variazioni registrate nelle prime 6 città-campione considerate (45% dell'indice Istat) si bilanciano, a tutto vantaggio dell'indice annuale, che scende di due punti, da 1,9% a 1,7%. Settembre supera quindi le previsioni degli analisti che puntavano sullo 0,1% e conferma che i prezzi sono sotto controllo e potrebbero scendere in autunno. Il calo del carovita è stato particolarmente sensibile a Bari (-0,2%) ed a Torino (-0,1 %l. Indice fermo sullo zero a Venezia e Milano. Rincaro (0,1%) a Trieste. L'altra faccia della medaglia, il dato preoccupante, arriva ancora dall'Istat: l'economia e in frenata. Nel secondo trimestre dell'anno il Prodotto interno lordo e aumentato dello 0,4% rispetto al primo, il che significa una crescita dell'l, 15% in 12 mesi e dell'1,8% nel semestre. Dati che non autorizzano ottimismi per il futuro: nella seconda parte del '98 il Pil dovrebbe crescere del 2,2% per rispettare la stima di una media annuale del 2%. Obiettivo non facile, visto che la crisi del Far East continua a colpire. Non soltanto l'Italia. Nel trimestre, la crescita dei Paesi industrializzati è stata omogenea: 0,7% in Francia, 0,5% nel Regno Unito, 0,4% negli Stati Uniti, 0,1% in Germania. In flessione viceversa il Giappone: -0,8%. Ma il discorso è ben diverso se si considera la variazione annuale: rispetto al secondo trimestre del '97, l'economia americana è cresciuta del 3,6%, del 3% quella francese, del 2,6% quella inglese e dell'1,7% quella tedesca. In Giappone diminuzione dell'1,8%. A colpire, tra le cifre dell'Istat, c'è soprattutto l'impennata, rispetto all'anno scorso, delle importazioni (+10%), contro un export che segna un + 6,6%, mentre i consumi delle famgUie e i consumi collettivi sono rispettivamente cresciuti dello 0,8% e dell'1,2%. Tra i consumi delle famiglie c'è una diminuzione dell'1,6% per i beni non durevoli ed una crescita per gli acquisti di beni durevoli pari al 4,5%; + 2,7% per i beni semidurevoli e + 0,6% per le spese in servizi. Aumento dell'import, timore per la caduta delle esportazioni verso l'Est, preoccupazione per la stagnazione dei consumi interni fanno subito scattare l'allarme della Confcommercio: chiama in causa il governo che sta allestendo la Finanziaria. Prevede tempi duri fino al 2001 e chiede con urgenza misure concrete per rilanciare la domanda interna, «unica via percorribile per lo sviluppo dell'economia e dell'occupazione». Meno pessimista il ministro dell'Industria Pierluigi Bersani: non parla né di recessione né di stagnazione, ma ammette che «la crescita non ha un ritmo adeguato, anche se penso che gli andamenti siano tali da consentirci di andare oltre il 2% per la fine dell'anno». L'importante, per il ministro, non è tanto l'Istat quanto l'economia reale, con gli sforzi già compiuti dal governo e un augurabile taglio dei tassi che potrebbe avere effetti miracolosi sul sostegno agli investimenti: «Viste le tensioni internazionali e i suoi riflessi intemi - dice Bersani - credo che questo non sia il momento di interrogare la sfera di cristallo, ma di agire per dare una spinta necessaria, in Italia e non solo, alla ripresa degli investimenti, ripresa che c'è ma non è sufficientemente forte: questo tocca ai governi europei ed anche ai governatori delle Banche centrali». Di recessione non parla neppure Guidalberto Guidi, consigliere incaricato per il Centro Studi di Confindustria, ma vede una crescita irregolare, sfilacciata, che potrà comunque portare a fine anno all'obiettivo del 2% «decimale più, decimale meno» nella crescita del Pil. Ma resterà il problema dell'occupazione: «Le economie industrializzate non mostrano particolare effervescenza e la crisi finanziaria potrebbe avere contraccolpi nel secondo semestre dell'anno dove prevedo una crescita fiacca». Anche Nerio Nesi è preoccupato dal quadro intemazionale, dal confronto con le crescite degli altri Paesi, soprattutto della Francia: «E' guidata da un governo socialista con dentro anche i comunisti e questo non ha certo rallentato la crescita». Da qui l'invito a Prodi: correzione di rotta per creare innanzitutto nuova occupazione. Bruno Gianotti COSI'VA IL PIL {IL CONTO ECONOMICO IN ITALIA NEL 2° SEMESTRE '98] AGGREGATI VARIAZIONI CONGIUNTURALI % PERCENTUALI TENDENZIALI % PIL +£^4^^4JIJ CONSUMI FINALE INTERNI +0,4 +0,9 - delle famiglie +0,4 +0,8 - collettivi +0,3 +1,2 ESPORTAZIONI
Persone citate: Bersani, Guidalberto Guidi, Nerio Nesi, Pierluigi Bersani, Prodi
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