La Sgarella: ecco la mia prima prigione di Paolo Colonnello

La Sgarella: ecco la mia prima prigione Milano: l'imprenditrice, in lacrime, ha ritrovato il nascondiglio dove è stata segregata 30 giorni La Sgarella: ecco la mia prima prigione Un buco vicino alla tangenziale MILANO. «Qui sorgerà il villaggio Rovido». Il cartello, su sfondo azzurro, con un piccolo sole allegro e case disegnate nel verde, racconta il futuro di quello che per ora è un cantiere alla periferia della città, tra Assago e Buccinasco, circondato da rogge e prati e al confine con il traffico incessante della tangenziale ovest. In fondo alla strada sterrata e polverosa del cantiere, su una piccola collina artificiale, c'è un incredibile boschetto di noccioli così fitto e impenetrabile che sembra un angolo di Aspromonte. Forse tra un anno, diventerà l'oasi verde del nuovo quartiere che sta sorgendo. Ma adesso, per Alessandra Sgarella, è la prima tappa di un incubo durato 9 mesi. E' qui infatti che la donna è stata tenuta prigioniera il primo mese del suo sequestro: 30 giorni tra dicembre e gennaio passati nascosta in un buco, profondo meno di un metro, largo non più di due, nell'angolo più alto e remoto di questo bosco. A soli 15 metri dalla tangenziale, dove ogni giorno passano migliaia e migliaia di veicoli e a non più di 200 metri dal cantiere dove i lavori, condotti da un centinaio di operai, non sono mai cessati. Nemmeno mentre lei, sepolta viva, legata con una catena al collo, passava le sue giornate stesa in questa specie di tomba scavata nella terra, sentendo così vicini i rumori delle auto e delle gru. Una tomba che ieri pomeriggio, con pale e picconi, è stata riportata alla luce da polizia e carabinieri alla presenza dei pm Alberto Nobili e Alfredo Robledo. Mentre Alessandra, accucciata sull'orlo della buca, assisteva impietrita al riemergere della sua prigione. Rivedendo con gli occhi pieni di lacrime, l'orrore di quel nascondiglio dove solo un animale e non alla catena, avrebbe potuto vivere. E' uno scavo frenetico al quale a un certo punto partecipa anche il marito Pietro, senza nemmeno togliersi la giacca e la cravatta del completo con cui è giunto sul posto. Dà un piccolo contributo anche il cane di famiglia, Bic, che comincia a scodinzolare festoso quando a riconosce tra la terra l'odore remoto della sua padrona. Ma quando finalmente il. lavoro finisce e pure i giornalisti riescono ad inerpicarsi sulla collinetta, nella boscaglia ogni rumore svanisce. Alessandra si alza, osserva per un po' quel buco, ascolta ancora il rombo cupo della tangenziale che per un mese le tenne compagnia e poi pallidissima, senza aprire bocca, ridiscende tra l'intrico dei noccioli per fuggire sulla sua auto. Qui non tornerà mai più. Il luogo esatto è stato individuato grazie al ritrovamento tra gli arbusti di un telone di plastica arrotolato e legato con una cordicella (che servì probabilmente da tetto per il rifugio) e di un sacchetto da supermercato che conteneva i rifiuti della sua detenzione (i pezzi di una scatola di panettone, due o tre confezioni di yogurt, una di biscotti, un tappo di Cinzano, l'involucro di plastica di una mozzarella, qualche assorbente che ora dovrà essere analizzato per controllarne la compatibilità con il Dna della donna). Piano piano il buco dove l'imprenditrice era stata segregata e che i banditi avevano ricoperto dopo il trasferimento in Calabria, è stato riportato alle sue esatte dimensioni: sotto la terra sono stati ritrovati anche dei picchetti rudimentali di legno e del fil di ferro. Tracce di un nascondiglio perfetto: tanto invisibile quanto a portata di mano, vicino al passaggio di migliaia di persone. Ora, a vederlo così, questo bosco di noccioli sembra il luogo più facile del mondo da trovare. Ma è solo un'apparenza: visto dai viaggiatori distratti della Tangenziale, il boschetto somiglia ad esempio a un gigantesco cespuglio mentre dal cantiere appare invece come un groviglio di alberi e rovi impenetrabili. Per arrivarci, la sera dell' 11 dicembre di un anno fa, i bandi- ti si fermarono probabilmente in cima a un cavalcavia che porta all'ingresso di Buccinasco della Tangenziale, si caricarono Alessandra in spalla e dopo aver bucato una rete metallica di recinzione s'inoltrarono in un sentiero che solo persone esperte della zona potrebbero riconoscere tra il prato. Poi 10 minuti di cammino fino ad arrivare alla prigione. Per ritrovare questo posto ci sono voluti la memoria di ferro di Alessandra per alcuni particolari: come ad esempio la presenza di un orologio luminoso al quarzo che troneggia su un edificio di una fabbrica di sterilizzatori affacciata sulla tangenziale. E soprattutto il ricordo degli scontrini della spesa che incautamente i banditi avevano lasciato nei sacchetti dei viveri che portavano all'imprenditrice. Tutti provenienti da supermercati o negozi di Buccinasco. Capire che quel bosco impenetrabile poteva essere stato la prigione della Sgarella a quel punto non è stato difficile. Una settimana fa un elicottero della polizia, raccontano gli operai del cantiere, è atterrato poco distante: «Da un anno in qua, è stato l'unico fatto strano cui abbiamo assistito - spiega un manovale -. Che lì in mezzo ci tenessero un sequestrato, proprio non ci è mai passato per la testa». Paolo Colonnello 1. ' V*?'. Alessandra Sgarella, con suo marito Pietro, durante il sopralluogo di ieri alla periferia di Milano

Persone citate: Alberto Nobili, Alessandra Sgarella, Alfredo Robledo, Sgarella

Luoghi citati: Assago, Buccinasco, Calabria, Milano