Stato sociale, Bertinotti paladino dei «ceti medi» di Stefano Lepri

Stato sociale, Bertinotti paladino dei «ceti medi» Stato sociale, Bertinotti paladino dei «ceti medi» ROMA. Nella giostra di misure sullo Stato sociale che magari durano lo spazio di un mattino - come lo sgravio Irpef per i pannolini e per i biberon - c'è posto anche per quello che a prima vista sembra il paradosso dei paradossi: Fausto Bertinotti paladino dei ceti medi. Lui questo sfuggentissimo concetto, caro ai partiti che si contendono il centro, naturalmente non lo usa. Ma il senso è lo stesso: non vuole che siano tutelati soltanto i bisognosi. Il Prc critica il governo perché «sceglie un modello in cui i diritti universali vengono ridotti a interventi sui settori sociali particolarmente disagiati e relegati alla marginalità: una sorta di Stato sociale dei poveri». «E che altro dovremmo fare, in presenza di risorse limitate? Se non lo fossero, sarebbe diverso. La nostra idea è proprio di concentrare sugli strati più bisognosi gli interventi della legge finanziaria '99. Per questo abbiamo pensato all'aumento delle pensioni sociali o all'assegno aggiuntivo per le famiglie numerose», risponde il professor Paolo Onofri, gran consigliere di Romano Prodi. Altrove nell'Ulivo corrono facili ironie sulla svolta di Rifondazione. Proprio ciò che si faceva con l'occhio a loro, a loro non piace? Impossibile rincorrerli. «Stato sociale solo per i poveri? Ma non è assolutamente questo che stiamo progettando», risponde contrariata Laura Pennacchi (Ds), il sottosegretario al Tesoro competente in materia. Per lei «si tratta invece di decidere in quali settori l'intervento deve essere universale, io penso nella sanità per esempio, e in quali è più equo che sia soggetto alla "verifica dei mezzi", ossia del livello di reddito». Se si mettesse nella Finanziaria '99 - ma pare sempre più im probabile - l'assegno alle madri per i figli piccoli, sarebbe per tut te, povere e ricche, lavoratrici < casalinghe. Sembrerebbe di doversi mera vigliare che i neo-comunisti siano ostili a concentrare sui poveri gli interventi dello Stato sociale. Per esempio, Bertinotti protesta contro il ministro delle Finanze Vin cenzo Visco perché progetta di limitare lo sgravio deU'Irpef sulla casa «ai meno abbienti che hanno una casa piccola e un reddito bas sissimo». Forse c'è più di un arrampicarsi sugli specchi, in que sta escogitazione negli ultimi giorni. Come sempre (o almeno spesso) quando si ha a che fare con dei marxisti, sotto cova un'«analisi strutturale». E' un'analisi che rende le due sinistre, la massimalista e la rifor mista, ancora più lontane. Basta va ascoltare Massùno D'Alema sabato alla Festa dell'Unità, quando ha spiegato ai suoi militanti (magari un po' perplessi) che la sinistra deve evitare di apparire come nemica dei giovani: c'è «qualcosa che non funziona in un Paese che destina meno del 35% della spesa sociale a chi ha meno di 60 anni», e in qualche caso occorreranno «meno protezioni». Le «risorse limitate» stanno inoltre diventando più limitate, nella previsione triennale appena aggiornata dal Tesoro. Mentre è confermato che per il 1999 i conti pubblici sono un po' migliori di quanto scritto in aprile nel «Dpef», perii 2000 e il 2001 svanisce l'ipotesi di poter fare a meno di «manovre correttive». Di tagli, sia pure non pesanti, se ne dovranno fare ancora, perché le tendenze della spesa corrente (soprattutto sanità ed enti locali) non sono ancora del tutto sotto controllo. «Per l'appunto alcuni anni fa negli Usa - ricorda Onofri - diversi studi dimostrarono che una grossa fetta dei benefici dello Stato sociale andava non ai poveri, bensì alla middle class, alla classe media. Lì questo è stato considerato un fenomeno da correggere». Nel ragionamento di Rifondazione è invece un bene in sé l'edificio politico del Welfare, del ruolo redistributivo dello Stato, a cui occorre tenere attaccati ceti più vasti. Con la speranza che accada come alle elezioni svedesi di domenica, dove i comunisti hanno raddoppiato i voti perché il passato governo socialdemocratico aveva proseguito la riorganizzazione dello Stato sociale iniziata dai conservatori. E' un dialogo tra sordi. Pare dunque che il governo non si sfiancherà a cercare qualcos'altro che vada bene a Rifondazione, e insisterà sui settori già individuati. Il pericolo, casomai, viene da altre direzioni, perché quello dei bisogni sociali è un gran mare buio in cui è difficile orientarsi, e la fantasia dei politici è infinita. Al ministero delle Finanze inorridiscono al solo pensare allo spazio per frodi fiscali che si aprirebbe con la possibilità di mettere in detrazione le spese per i bimbi; ma nella commissione Affari sociali del Senato la maggioranza sembra decisa a votarli. Stefano Lepri

Persone citate: Bertinotti, Fausto Bertinotti, Laura Pennacchi, Massùno D', Onofri, Paolo Onofri, Romano Prodi, Visco

Luoghi citati: Roma, Usa