Sul Colle scoppia il caso del «semestre bianco» di Alberto Rapisarda

Sul Colle scoppia il caso del «semestre bianco» Sul Colle scoppia il caso del «semestre bianco» LE STRATEGIE DEL QUIRINALE LROMA A voce circolava a Montecitorio dalla fine di giugno, senza che si capisse bene chi l'avesse messa in giro: di fronte ad una crisi di governo iirisolvibile durante il «semestre bianco», Scalfaro potrebbe anche dimettersi per permettere al suo successore di sciogliere le Camere, se necessario. Ieri l'ha rilanciata con clamore il presidente di Rifondazione comunista, Armando Cossutta, brandendola come un'arma estrema per convincere l'irremovibile Bertinotti, ormai deciso a provocare la crisi durante il «semestre bianco». C'è il rischio «di una impasse che io segnalo al presidente della Repubblica - ha spiegato Cossutta alla direzione del suo partito -. Una impasse pericolosa per la vita democratica, perché in presenza di una crisi, se entro il 20 novembre non si riesce a formare un governo con una maggioranza in Parlamento, l'impasse può diventare drammatica, perche non c'è sbocco. E allora il presidente della Repubblica potrebbe essere anche tentato, nella sua responsabilità, a gesti clamorosi». La parola dimissione Cossutta non l'ha pronunziata, ma molti hanno capito questo, a cominciare dalla «velina rossa», l'agenzia che lascia ufficiosamente capire quali sono gli umori che circolano ai vertici dei democratici di sinistra. «Eventuali dimissioni del presidente della Repubblica, prima della scadenza del prossimo maggio, potrebbero chiarire la situazione politica e determinare con l'elezione del nuovo Presidente una nuova situazione di pieni poteri, evitando il semestre bianco» ha scritto Pasquale Laurito, estensore della «velina». E poiché «Scalfaro non può permettere il logoramento dell'attuale maggioranza, che con l'uscita di Rifondazione non sarebbe più tale», «non sarebbe da escludere» che il nuovo Capo dello Stato sciolga le Camere. Appare evidente che il «nuovo» Capo dello Stato, in questa sceneggiatura, sarebbe sempre Oscar Luigi Scalfaro. Dal Quirinale nessuna risposta né ufficiale né ufficiosa. Oggi Scalfaro sarà presente a Montecitorio per ricordare i diecimila militari italiani trucidati dall'esercito tedesco a Cefalonia, e potrebbe dire qualcosa. Un'altra occasione ci sarà giovedì quando al Senato sarà ricor- dato Giuseppe Saragat. Al momento si capisce solamente che al Quirinale sono preoccupati, ma anche seccati per come viene «maneggiato» il problema del semestre bianco. Semestre che i più dicono che inizierà il 21 novembre, mentre da calcoli più aggiornati pare che debba iniziare il 28, una settimana dopo. Questo vuol dire che mancano due mesi da oggi ad allora. E se Bertinotti scatenasse la crisi nel frattempo, sarebbe arduo per Scalfaro «congelare» la situazione sino all'inizio del semestre bianco. Una soluzione dovrebbe essere trovata prima. Senza escludere le elezioni anticipate. Quello che colpisce è il silenzio col quale gli alleati di Rifondazione stanno seguendo le contorsioni dei comunisti e la sortita di Cossutta. Bertinotti si è limitato a dire, contrariato: «Non so attribuire volontà recondite al Presidente della Repubblica». Massimo D'Alema, in partenza per un viaggio in Argentina e Cile, ha recitato la parte di quello che non vede nulla di nuovo: le quotazioni della crisi «non sono né in aumento né in calo». Hanno taciuto i presidenti delle Camere, Violante e Mancino. Solo il ministro dell'Interno, Giorgio Napolitano, è parso accennare al chiacchericcio suDe dimissioni di Scalfaro, quando ieri ha detto che il governo, il Paese «e più in generale le istituzioni democratiche, hanno bisogno di continuità». Un modo per disapprovare la tesi delle dimissioni? E allora, per il gran rompicapo che si sta preparando per l'autunno, non rimane che attenevi ai pochi dati concreti. Attualmente il centrosinistra dispone di una maggioranza parlamentare di 40-50 voti per eleggere un Presidente della Repubblica gradito. Quindi sarebbe interesse dell'attuale maggioranza scegliere il Capo dello Stato con questo Parlamento, senza elezioni anticipate. Ovviamente, a Scalfaro non di¬ spiacerebbe una rielezione o una proroga. Già ha detto, a proposito della proroga: «Naturalmente, non mi tiro indietro e continuerò a mettercela tutta». E quando circolarono per la prima volta le voci sulle sue possibili dimissioni, Scalfaro parlò in modo criptico di «canto delle sirene» e si paragonò ad Ulisse che si era legato «per non caderci dentro». Un modo per dire che qualcuno voleva indurlo in tentazione? Chissà. Va ricordato che in precedenza Scalfaro aveva ripetuto che «le scadenze vanno rispettate». Dunque, anche il settennato. Di fatto, tutto è nella mente di Scalfaro e, ancora una volta, tutti si rimettono a lui e al suo ruolo di regista, come accade nei momenti più difficili. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Argentina, Cefalonia, Cile