Spagna, la guerra del libero aborto di Gian Antonio Orighi
Spagna, la guerra del libero aborto Cattolici in piazza e contromanifestazione della sinistra per la proposta di modifica della legge Spagna, la guerra del libero aborto Oggi si vota alle Cortes MADRID NOSTRO SERVIZIO Un manifesto a favore della vita contro «una licenza ancora più ampia per uccidere» della Conferenza episcopale, letto in tutte le chiese spagnole (21 mila) domenica scorsa. Sdegnate dichiarazioni prò abortiste di tutti i partiti della sinistra, dai socialisti di Almunia ai comunisti di Anguita. Tremila persone, convocate ieri sera alle 19 davanti alla Camera, dall'associazione «Unidos por la vida» e dai parroci. Contromanifestazione, oggi alle 16, della sinistra e delle femministe. Il dramma dell'aborto torna a dividere la Spagna, che oggi deciderà alle Cortes se introdurre un quarto caso di depenalizzazione, quello relativo «al conflitto personale, familiare o sociale», éntro le prime 12 settimane di gravidanza. In Spagna è in vigore dall'85 la depenalizzazione dell'aborto in tre casi (malformazione del feto, grave pericolo per la salute psicofisica della madre, stupro) fatta passare, con l'opposizione dei popolari dell'allora capo dell'opposizione (ed ex ministro franchista) Manuel Fraga, dal governo socialista di Gonzàlez. Da allora, nei centri pubblici, sono stati eseguiti 50 mila aborti al l'anno, il 97 per cento dei quali per «pericolo psicofisico della madre» e il 16 per cento richiesto da minori di 21 anni. Ma l'obiezione di coscienza dei medici è sempre stata molto for te. Poi, fioccano le denunce alla magistratura, soprattutto di ma riti o ex coniugi separati: ben 1012 dall'85. E continua la piaga degli aborti clandestini, almeno 100 mila secondo le femministe Il governo Gonzàlez, che ebbe la maggioranza assoluta fino al '93, si accontentò dei tre casi di depenalizzazione già approvati, benché la base del suo partito e i comunisti spingessero per il «quarto caso» che, in pratica, significa l'aborto libero. Nel '95, quando ormai gli scandali facevano traballare il suo governo, Gonzàlez propose il «quarto caso», che non passò per l'opposizione del suo alleato esterno, i catalani del CiU di Pujol. Con il popolare e cattolicissimo Aznar che, con grande smacco della Chiesa, accettò la legislazione vigente ed è favorevole all'uso dei preservativi nella lotta contro l'Aids, socialisti e comunisti sono tornati alla carica. Nel febbraio scorso, quasi ci riescono. Per tre votazioni consecutive pareggiano i sì e i no, 168 contro 168. La legge, così stabilisce la Costituzione, viene respinta. Oggi le Cortes decideranno di nuovo. Ed il partito di Aznar, che voterà ancora una volta no, rischia di perdere. Dipenderà dai voti dei partiti nazionalisti baschi, catalani e delle Isole Canarie, che hanno lasciato libertà di voto. Ma nonostante il braccio di ferro destra-sinistra, c'è chi voterà contro il suo partito. Il sindaco socialista della galiziana La Coruna Vàzquez non verrà a Madrid perché, cattolico praticante, è a favore della vita. Il sindaco popolare di Malaga Celia Villalobos voterà sì. Il quarto caso, insomma, si gioca sul filo di lana. Il segretario della Cei spagnola, monsignor Asenjo, dichiarava domenica in tv: «Progressista è difendere la vita dei non nati. Mi rende perplesso il fatto che proprio la sinistra, tradizionale paladina dei più deboli, appoggi l'aborto». Gian Antonio Orighi La consultazione precedente sull'introduzione di una nuova casistica più permissiva finì con 168 voti a favore e 168 no La manifestazione dei cattolici di «Unidos por la vida» ieri davanti al parlamento di Madrid
Persone citate: Almunia, Anguita, Aznar, Celia Villalobos, Cortes, Manuel Fraga, Pujol
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