«L'Età consegni prima le armi»

«L'Età consegni prima le armi» Aznar riunisce i partiti spagnoli per una risposta ufficiale «L'Età consegni prima le armi» Madrid gela le speranze di una tregua MADRID NOSTRO SERVIZIO A quattro giorni dalla storica tregua «indefinita ed incondizionata» proclamata dall'organizzazione indipendentista basco-spagnola Età giovedì scorso, il premier Aznar in persona ha cominciato ieri mattina nel madrileno Palazzo della Moncloa gli incontri ufficiali con i cinque maggiori partiti spagnoli per dare agli «etarras» una risposta ufficiale del suo governo. La grande speranza di pace suscitata in tutto il regno, quella di farla finita con il terrorismo che ha assassinato 775 persone dal '68, è stata gelata ieri pomeriggio, per la terza volta in quattro giorni dopo le dichiarazioni di Aznar e del ministro degli Interni Mayor Oreja, dal ministro portavoce del governo Josep Piqué. Alle 15, intervenendo in diretta da Bilbao nel tg più ascoltato del Paese, quello della statale (e smaccatamente filogovernativa) Tve-1, con sguardo fermo e voce glaciale Piqué ha detto: «L'incontro di stamane tra Aznar e il segretario dei socialisti Joaquin Almunia (il maggior partito dell'opposizione, ndr) è andato bene e c'è stata piena coincidenza su come affrontare la situazione creata dalla tregua. Non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo fondamentale in questo momento: che la tregua si trasformi davvero nel punto di partenza di un autentico processo di pace». «Oggi la tregua non è un autentico processo di pace (giovedì sera Aznar aveva detto che all'Età non si può concedere "il beneficio del dubbio" e che ci vogliono "fatti e non proclami"; venerdì Mayor Oreja aveva sottolineato: "Lo Stato non può dichiarare la tregua ai terroristi", ndr) perché questa comincerà nel momento in cui l'Età decida di abbandonare definitivamente le armi e di consegnarle per poi procedere al suo autoscioglimento - ha proseguito il ministro portavoce -. Nel frattempo qualsiasi altro dibattito, qualsiasi altra iniziativa, qualsiasi altra decisione si prospetta prematura». Ma la ferrea volontà del governo di non trattare con l'Età, benché i sondaggi, come quello di sabato del «Periodico de Catalunya», indichino che il 55 per cento degli spagnoli tratterebbe con l'Età se la tregua durasse almeno due mesi, è stata ancora più esplicita quando Piqué ha precisato: «Chi deve muoversi, dimostrare con i fatti la sua volontà reale, non sono né i democratici né il governo, bensì l'Età. Non bisogna ringraziare che smettano di uccidere né rispondere con offerte al fatto che gli assassini smettono di assassinare». Di più: alludendo a quanto pubblicato in mattinata da El Pais, secondo cui «il governo, dopo le elezioni basche del pros- simo 25 ottobre, offrirebbe, una volta consolidata la tregua, un indulto ai 536 militanti dell'Età incarcerati», Piqué ha dichiarato: «Nonostante le sofferenze provate, il governo non ha motivi per cambiare la sua politica penitenziaria». Secondo El Mundo, la tregua durerà almeno 60 giorni. L'Età avvertiva sinistra nel suo comunicato: «Gli avvenimenti ed i passi che d'ora in avanti si faranno marcheranno la continuità di questa tregua». Aznar non fa altro che seguire il copione di quanto dichiarava lo scorso 1 aprile: «Non accetterò tregue-trappola». E la speranza della pace si affievolisce, purtroppo, ogni giorno di più. [g. a. o.]

Persone citate: Aznar, El Mundo, Joaquin Almunia, Mayor Oreja

Luoghi citati: Bilbao, El Pais, Madrid