«La camorra controlla anche i gelati»

«La camorra controlla anche i gelati» Interrogazione parlamentare di Pecoraro Scanio a Napolitano: la malavita ha creato un monopolio «La camorra controlla anche i gelati» Nel Napoletano il racket fa «sparire» l'Algida NAPOLI. Se vi fa gola un Algida, inutile correre al bar all'angolo, purché otterreste solo sguardi imbarazzati. Barra, alla periferia orientale di Napoli, è off-limits per i cornetti dal cuore di panna come per tutti i gelati che non siano i prodotti imposti dal ras del quartiere. Anche questa è camorra: obbligare chi ha voglia di un gelato addirittura a varcare i capolinea del rione. La denuncia è di Alfonso Pecoraro Scanio che, in un'interrogazione parlamentare, ha chiesto ieri al ministro degli Interni di accertare «eventuali collegamenti della malavita organizzata nelle pressioni per commercializzare prodotti di altre aziende, creando di fatto un regime di monopolio assoluto». A Barra, che la crisi dell'industria ha trasformato negli ultimi decenni in un quartiere simbolo di degrado ed emarginazione, la presenza massiccia della malavita organizzata non è un mistero, ma nessuno ha mai immaginato che il dominio potesse esercitarsi in maniera cosi ca¬ pillare, tanto da incidere persino sulle scelte alimentari. L'occasione offerta al deputato dei Verdi per denunciare questo inedito capitolo della già ampia gamma di soprusi della camorra, ha caricato la vicenda di una sorta di valore simbolico. «Perché a Barra non si possono comprare i gelati dell'Algida?», è stato l'interrogativo che ha raggelato l'assemblea annuale di Sos Impresa, alla presenza del sindaco Bassolino e del procuratore Antimafia Vigna, dedicata proprio al tema della lotta al racket e all'usura. In platea nessuno poteva rispondere, neppure poliziotti e carabinieri ai quali non hanno mai riferito questa storia. E pure all'Algida cadono dalle nuvole. «Non ci risultano intimidazioni: negli ultimi tempi abbiamo ridotto di parecchio le nostre vendite a Barra, perché i bar della zona avanzavano richieste per noi eccessive». Questo il commento di Andrea Caputo, responsabile di area per la campagna dell'Algida. Ma quali erano queste condizioni inaccettabili? «Ci proponevano prezzi, forniture pubblicitarie e di frigoriferi nuovi che non trovavamo vantaggiosi. Evidentemente gli stessi rivenditori hanno trovato più convenienti le offerte della concorrenza». Pecoraro Scanio è convinto della gravità della situazione: «Dopo una trasmissione televisiva sul racket mi giunsero telefonate allarmate: sapete della storia dei gelati a Barra? Poi alcuni consiglieri di circoscrizione mi hanno confermato che è tutto vero». Per questo ha deciso di mettere nero su bianco per sollecitare Napolitano a chiarire «quali iniziative intenda adottare per consentire il regime di libera concorrenza in alcune aree della zona orientale di Napoli». Ma anche per qualcun altro il racket sui gelati non ha nulla di sconvolgente rispetto alla realtà della violenza camorristica. Lino Busa, coordinatore nazionale dell'associazione Sos Impresa, ricorda un episodio che riguarda la pizza napo¬ letana. Quando in un locale si lamentò per la qualità di una «margherita», un cameriere gli confidò che la colpa non era del ristorante, bensì di chi imponeva l'acquisto di mozzarella scadente. «L'imprenditore onesto deve sapere che qualsiasi patteggiamento con l'imprenditore criminale ha come fine l'espulsione dal mercato dell'imprenditore onesto», ha ammonito Vigna all'assemblea degli imprenditori. Enzo La Penna La ditta produttrice «Non abbiamo avuto intimidazioni Ma a Barra abbiamo ridotto le vendite» L'Algida sarebbe vittima del racket che fa sparire i suoi prodotti in un paese alla periferia di Napoli

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