«Contro Giordano accuse inverosimili»

«Contro Giordano accuse inverosimili» Il presidente della Gei: fenomeni preoccupanti che accompagnano Pamministrazione della giustizia «Contro Giordano accuse inverosimili» Ruini: violato il segreto e troppa spettacolarizzazione CITTA' DEL VATICANO. «Inverosimili»: è questa la definizione che il presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, sceglie per le accuse che il magistrato di Lagonegro ha scagliato contro l'arcivescovo di Napoli, Michele Giordano. Importante la difesa, solenne il momento, carico di conseguenze il ragionamento che l'accompagna. Il card. Ruini parlava di fronte ai membri del «Consiglio Permanente», il «governo allargato» dei vescovi italiani; e fra di loro sedeva anche il bersaglio dell'inchiesta del giudice Russo, il card. Giordano in persona. 11 presidente della Cei nel momento stesso in cui partiva l'avviso di garanzia per il porporato esprimeva la sua solidarietà. Ma la prolusione pronunciata ieri è molto più esplicita e impegnativa. Il presidente della Cei ha in- serito il «caso Giordano» nel quadro delle misure necessarie per uscire dalla «transizione» e per dare nuovi «assetti istituzionali» al Paese. «Indispensabile è un più sicuro equilibrio fra i poteri dello Stato - ha detto Ruini - con particolare riguardo all'autorità giudiziaria». E ha così continuato: «Nell'ultimo mese ha suscitato grandi echi e sconcerto l'iniziativa di una procura nei confronti di un nostro confratello, il card. Michele Giordano». Ruini ha ricordato di avere espresso immediatamente stima e solidarità al porporato, «di fronte ad accuse tanto gravi quanto inverosimili, che sono subito diventate materia di un'autentica campagna di stampa, accompagnata dalla ricerca di sempre nuovi motivi di imputazione». E' il comportamento di alcuni magistrati, e certamente del procuratore di Lagonegro, nel mirino del presidente della Cei. Ha fatto accenno al caso diplomatico nato dall'inchiesta: «Sui delicati aspetti dei rapporti tra Chiesa e Stato, che toccano anche la libertà e la riservatezza dell'adempimento del ministero sacerdotale, si è già avuta un'iniziativa della Santa Sede». Ma non è solo un problema di rapporti fra Stati: «questa dolorosa vicenda ha di nuovo messo in evidenza alcuni fenomeni altamente preoccupanti che accompagnano non di rado l'amministrazione della giustizia, tra cui la sistematica violazione del segreto istruttorio e la spettacolarizzazione delle indagini». Con la prolusione di oggi la Cei entra nei ranghi di quelli che osservano con molta attenzione la giustizia. Ha citato le parole del Papa di quattro anni fa: «E' certamente giusto che i presunti colpevoli siano giudicati e, se realmente colpevoli, ne subiscano le conseguenze legali. Nello stesso tempo però bisogna domandarsi fin dove giungono gli abusi e dove incomincia un normale e sano funzionamento delle istituzioni al servizio del bene comune». E ha continuato: «E' ovvio che una società bene ordinata non può mettere le decisioni sulla sua sorte futura nelle mani della sola autorità giudiziaria». Ruini ha spiegato la riluttanza, la «parsimonia» dei vescovi italiani a esprimersi sul tema, «per la preoccupazione di non interferire, e in particolare di non coinvolgerci in controversie politiche». I vescovi non vogliono neanche partecipare al dibattito sulla riorganizzazione della magistratura: «né intendiamo entra- re nei concreti aspetti normativi». Ma lanciano un allarme, e forse anche un'ombra di sospetto. Nessuna legge, ha detto il cardinale, può sostituirsi «al senso del proprio ruolo e della propria missione che deve animare l'azione dei magistrati, con il distacco che ciò comporta dai propri sentimenti o preferenze di qualsiasi natura. La fiducia nella Magistratura è infatti un bene necessario per l'intero corpo sociale». Anche il cardinale Joseph Ratzinger difende Giordano, ma esorta a fare emergere la verità. Il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non esita a sottolineare che «occorre rispettare la verità e la giustizia». «Essendoci la presunzione d'innocenza - ha affermato - la persona accusata va aiutata, e dall'altro bisogna favorire la verità». Marco Tosatti Una norma prevista dal Concordato Gli esiti trasmessi alla Santa Sede «Saranno i cronisti la prima tappa delle mie indagini sul caso» Canone 1717 del nuovo Codice di Diritto Canonico (promulgato nel 1983) "Ogniqualvolta l'Ordinario abbia notizia, almeno probabile, eli un delitto, indaghi con prudenza, personalmente o tramite persona idonea, sui fatti, le circostanze e sull'imputabilità, a meno che questa investigazione non sembri assolutamente superflua. Si deve provvedere che con questa indagine non sia messa in pericolo la buona fama di alcuno. Chi fa l'indagine bagli stessi poteri ed obblighi che ha l'uditore nel processo; lo stesso non può, se in seguito sia avviato un procedimento giudiziario, fare da giudice in esso». L'avvocato rotale Maurizio Incerti mentre annuncia di essere stato nominato «inquirente per la giurisdizione ecclesiastica»

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Lagonegro, Napoli