«L'Euro valeva la pena»

«L'Euro valeva la pena» «L'Euro valeva la pena» Umberto Agnelli: i sacrifici sono utili anche per la lira TORINO. «In un momento come l'attuale, con problemi tanto gravi a livello internazionale, questo fatto non ci voleva proprio». Così Umberto Agnelli commenta la vicenda che sta appannando l'immagine del presidente Bill Clinton. Agnelli ne parla prima di entrare nella sede della Fondazione Agnelli a Torino, dove con economisti e politici (fra i quali il presidente della Camera, Luciano Violante) ha partecipato al dibattito sul libro «Interessi nazionali e identità italiana». Secondo il presidente Ifil il Sexgate «dimostra ancora una volta che negli Usa la politica interna ha il sopravvento su quella internazionale». Una panoramica a tutto campo, dalla crisi asiatica, a quella delle Borse, durante la quale Umberto Agnelli, ha avanzato la considerazione che questo pianeta sempre più piccolo ha «chiaramente» necessità di essere governato in termini globali, da una «World Governance», che gli Usa, ripiegati su se stessi, non sembrano garantire. Agnelli, parlando di Euro e dell'inserimento italiano fra i Paesi che hanno avviato il nuovo corso ha chiarito: «I sacrifici per entrare nell'Euro ci sono stati e continueranno ad esserci. Ma ne è valsa e ne vale la pena». L'utilità dell'Euro, ha precisato Agnelli, la si vede in questa fase di turbolenze finanziarie: «Non c'è stata nessuna ripercussione sulla lira, valuta tradizionalmente più esposta». Perciò va perseguita una «convergenza economica accelerata tra i Paesi Euro». In modo che l'Europa dell'Euro possa diventare un modello di riferimento per i Paesi in crisi, soprattutto se l'Europa saprà diventare anche un soggetto politico». Ed è a questo punto, ricordando la crisi internazionale delle Borse che Umberto Agnelli ha sottolineato la necessità della «World Governance». Una struttura tutta da inven- Umberto Agne tare, che difficilmente gli Usa, da soli, sarebbero in grado di gestire. Ecco, quindi il dovere, per Bruxelles di dar vita ad un soggetto economico forte, ancorato all'Euro. Di qui un altro imperativo categorico, oltre al contributo dell'Euro, i Paese membri dell'Ue, se non vogliono correre il rischio di «arrivare troppo tardi», devono essere capaci di trasformarsi, in «soggetto politico sulla scena intemazionale». Il dottor Agnelli ha ammesso che «nessuno sa esattamente quali ripercussioni possono avere le crisi asiatiche, russe e sudamericane». L'Europa, «con l'Euro, sta compiendo un passo importante». Per questo ha ribadito che non basta il mercato: «Occorre farlo funzionare al meglio». Di qui la richiesta di regole, «per le quali è necessario che uno dei grandi Paesi del mondo si assuma, se non la leadership, almeno il ruolo di promotore». Funzione, quest'ultima che, in Asia, potrebbe avere il Giappone, nonostante l'attuale congiuntura negativa. Insomma, per la governabilità mondiale sarebbe opportuno ricosti tuire la triade: Europa, Usa, Giappone. «Oggi- ha concluso il presidente Ifil - l'ipotesi pottrebbe apparire utopistica, ma ritengo che il Paese che vorrà essere leader in Asia dovrà cominciare anch'esso la lunga marcia verso un sistema monetario comune nell'ambito di nuove regole. Con modelli di riferimento da cercare negli Usa e nell'Europa dell'Euro». Infine un commento sull'attuale situazione in Borsa. Umberto Agnelli, dopo aver ammesso che in questa fase non si salva nessuna piazza finanziaria, ha spiegato: «Le Borse, è vero, stanno andando male. Però ricordiamoci che, nella stragrande maggioranza, sono ancora a livelli superiori rispetto al primo gennaio». Giuseppe Sangiorgio Umberto Agnell