«Più regole e trasparenza per sconfìggere la crisi»

«Più regole e trasparenza per sconfìggere la crisi» «Più regole e trasparenza per sconfìggere la crisi» GROS-PIETRO PRESIDENTE IRI TORINO O, la crisi non è finita. Ma non è il caso di avere aura». L'economista Gian Maia Gros-Pietro invita ad una rilessione nel giorno in cui i bolettini degli affari sui mercati di mezzo mondo annunciano l'enesima Caporetto finanziaria. Bisogna abituarsi a vivere in una realtà diversa e più ballerina rispetto al passato, dice il doente torinese oggi presidente dell'Iri, e poi avere fiducia nelle prospettive di fondo dell'economia. Niente panico, assicura: c'è un problema di regole, ma nulla così rotto da non potersi ripaare. La crisi - spiega Gros-Pietro ha avuto origine da una mananza di sorveglianza, e direi addirittura di professionalità, nella gestione dei mercati finanziari dell'Estremo Oriente. Da quelle parti gli operatori hanno parecchio da rimproverarsi. Molti fra loro, in un passato ancora recente, rivendicavano la otale libertà di muoversi, investire e speculare; adesso, quelle stesse voci denunciano l'assenza di regole. E' chiaro che c'è chi, dopo aver cercato di profittare del libero mercato, ora vorrebbe un intervento pubblico che li aiutasse a rifarsi dalle perdite. La verità è nel mezzo: è giusto che i mercati siano lasciati liberi di muoversi, ma occorrono regole precise e un clima di completa trasparenza». E la trasparenza non c'è stata? «E' esattamente quello che è mancato, e che ha reso possibile la crescita a dismisura della bolla finanziaria che vediamo sgonfiarsi e che mette in pericolo i risparmi di coloro che, senza colpa, hanno creduto a certi operatori». Dove si è sbagliato? «In Estremo Oriente sono state violate le regole della trasparenza e della corretta amministrazione. Questo ha reso possibile che si alimentassero facilmente degli investimenti eccessivi che hanno avuto l'effetto di rendere esagerati i prezzi di alcune attività produttive e anche di taluni beni, come gli immobili in Giappone. Non poteva continuare...». Troppi soldi facili? Intanto le imprese italiane che hanno avviato piani di investimento sui mercati in crisi adesso hanno qualche preoccupazione in più. «Ho l'impressione che l'ondata speculativa sia stata favorita da una deformazione di valori rispetto a quella che è una solida realtà: la crescita delle economie dell'Estremo Oriente. In quei Paesi, esistono milioni di persone che stanno facendo ingresso nel mondo dell'economia industriale. Ci sono ampie prospettive di sviluppo. L'attuale crisi non modifica questo scenario, ma ha solo l'effetto di rallentare un processo incontrovertibile che sarà il motore della crescita mondiale nei prossimi decenni». Guai a chi molla, dunque... «Investire per cogliere le opportunità future di questi mercati è senza dubbio la cosa da fare. L'unica cautela riguarda i tempi e l'intensità con cui conviene programmare la strategia». Lei parla di tempi ed intensità di capitale. Non è forse reso tutto più difficile dal fatto che siamo arrivati al punto in cui si deve imparare ad operare in un contesto nuovo, con Borse meno stabili e più emotive, con alti e bassi più repentini... «In una ottica di medio periodo temo che sia così. Abbiamo vissuto in un ambiente protetto, che è quello dei confini nazionali, ciascuno tutelato dalla propria banca centrale e dal proprio governo. Il panorama è cambiato e i mercati sono in larga misura globalizzati, eppure manca una protezione e una sorveglianza a livello globale. Questo fa sì che i mercati stessi siano abbandonati ai propri impulsi e si dimostrino pertanto più volatili. Occorre fare i conti con questa realtà...». Intanto i listini sono in picchiata. E anche le notizie che arrivano dal fronte congiunturale in Italia non sono dei più incoraggianti. C'è E'à che evoca lo spettro deirecessione... «Mi sembra presto per parlare di recessione. Certo, il rallentamento della crescita è essenzialmente dovuto ai riflessi della crisi internazionale. Tutti questi sommovimenti hanno fatto calare la domanda di Paesi verso i quali noi siamo forti esportatori - come ad esempio il sistema della moda nei confronti del Giappone - ma ha anche fatto scendere l'assorbimento dei prodotti di questi Paesi dai loro vicini. Quest'ultimo è ancora il caso di Tokyo che, inevitabilmente, cerca altri sbocchi e diventa più aggressivo su piazze come gli Stati Uniti. Senza contare che la minaccia è resa più insidiosa dal fatto che il bisogno di vendere si coniuga con una moneta svalutata. Si è creato insomma un'effetto di riduzione della domanda di merci italiane che, credo, è stato uno dei principali fattori del rallentamento della dinamica del prodotto interno lordo». Marco Zatterin Gian Maria Gros-Pietro

Persone citate: Gian Maia, Gian Maria Gros-pietro, Gros-pietro, Marco Zatterin Gian Maria

Luoghi citati: Estremo Oriente, Giappone, Italia, Stati Uniti, Tokyo, Torino