«Bill era calmo e molto sereno» di F. Mar.

«Bill era calmo e molto sereno» «Bill era calmo e molto sereno» //premier: ma la gogna tv può distruggerlo NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO Monica e Bill? Romano Prodi evita con specialissima cura ogni allusione alle «sventure» di Bill Clinton, ma alla fine il Professore cala un giudizio sui processi televisivi, sulla gogna-tv che sembra fare al caso proprio sul suo amico Bill: <Dopo certi processi in tv, le persone non sono più le stesse, anche se poi risultano innocenti...». E sul grande enigma che divide l'America in queste ore - Bill se ne andrà o no? - Prodi dopo aver parlato con Clinton si è fatto un'idea: il presidente statunintense non ha intenzione di dimettersi. In queste ore bollenti, Romano Prodi è il capo di governo che più di ogni altro ha visto da vicino il presidente americano, lo ha potuto scrutare negli occhi: domenica sera i due hanno avuto un vis-à-vis nella suite di Clinton al Waldorf hotel e poi ieri sera hanno partecipato all'annunciatissimo dibattito sulla Terza via. Presidente Prodi, come ha trovato Clinton? Le è sembrato segnato dal tornado Monica? «Clinton non solo ha manifestato calma e serenità, ma anche una conoscenza dei singoli problemi - Albania, Kosovo, crisi finanziaria - che non lasciava immaginare una preoccupazione particolare». In tutto e per tutto il solito Clinton? «In lui non ho trovato alcuna differenza rispetto alle altre volte in cui lo avevo incontrato». Proprio nulla traspariva del tormento di Clinton? Possibile? «Insomma... naturalmente nessuno vede nell'anima della gente, ma dalle cose che ha detto ha confermato la sua capacità di leadership». Lei ha avuto la sensazione di un Presidente che avverte la sfiducia attorno a sé, che si sente dimezzato? «La risposta alla crisi finanziaria di cui abbiamo parlato va vista nel medio e lungo periodo. Il nostro colloquio si è svolto senza sottolineature che sottintendessero altri eventi». Lei non avuto l'impressione di un Clinton sull'orlo delle dimissioni? «Ho detto che il nostro colloquio è andato sul medio e lungo periodo e questo sottintende la ri¬ sposta». In queste ore sta scorrendo in tv il video sulla deposizione di Clinton: lei pensa che sia utile fare i processi in tv? «Nonostante il raffreddore che mi affligge in queste ore, ho potuto vedere un programma televisivo che parlava della gente rovinata dalla pubblicità in situazioni che non avevano nulla a che fare con la politica. C'era il caso di un professore universitario accusato di cose tutte private, ma con una tale enfasi e una tale dovizia di esposizione di immagine, che alla fine sei distrutto». Ma qual è la sua idea sulla giustizia consumata in tv? «E' strano. Da una parte rafforziamo le garanzie sulla privacy e poi la rompiamo in uno dei campi più delicati che ci siano. Questo è un problema grandissimamente importante. Con certi processi si finisce per non avere più un'identità. La persona che è passata attraverso procedimenti di questo genere non è più la stessa». E Arturo Parisi, sottosegretario alla presidenza, seduto a fianco di Prodi, chiosa: «Pubblicità regresso...». [f. mar.]

Luoghi citati: Albania, America, Kosovo, New York