Prodi: «Un'Internazionale? Si può fare» di Fabio Martini

Prodi: «Un'Internazionale? Si può fare» Al convegno di New York con Clinton la vicenda del Sexgate non frena i due «amici europei» Prodi: «Un'Internazionale? Si può fare» Blair: la terza vìa è il vero futuro del centrosinistra NEW YORK DAL NOSTRO INVIATO La musichetta che precede l'ingresso di Clinton, Prodi e Blair sembra quella di un western a lieto fine. Da un microfono si sente una voce da presentatore televisivo che annuncia: «Ladies and gentlemen...». Sembra di stare in uno studio tv e invece siamo nei severi saloni della New York University: qui, in questo clima festosamente americano, si è svolto il pensoso dibattito sulla «Terza via» tra liberismo e statalismo. I protagonisti, quelli annunciati: il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, il primo ministro britannico Tony Blair, Romano Prodi e il presidente bulgaro Peter Stoyanov. Sotto gli occhi di una compiaciuta Hillary in scuro, i quattro si sono accomodati attorno ad un mappamondo di legno e seduti, come fossero nel salotto di casa, hanno detto la loro. In questo clima persino Bill Clinton ha potuto sorridere, accolto dal caldo applauso di un drappello di supporter. Un convegno chiacchieratissimo, nato alcuni mesi fa, con due idee di fondo: lanciare un ponte tra laburisti e democratici americani; far lievitare un Forum progressista da affiancare, un domani, all'Internazionale socialista. Ma l'incontro ha perso via via mordente, preceduto dai dileggi che hanno irriso l'italica definizione di «Ulivo mondiale». Dall'ironia dell'Economist («un curioso convegno») e del Guardian («un'allegra scampagnata mondiale»). Ma le ambizioni del convegno, sbiadite dal clima del sexgate e dalle relazioni senza novità pronunciate ieri dai tre protagonisti, non sono del tutto cadute. Come dimostra il piglio mostrato dai due protagonisti più ambiziosi della compagnia: Blair e Prodi. Ammaestrato dalle polemiche pungenti di casa nostra, poche ore prima del convegno di New York, Prodi ha spiegato che si apre una lunga stagione di riflessioni, che «le strade che cominciano possono anche finire», ma che al mondo serve un nuovo «New Deal». Solo slogan? Prodi ha risposto in modo abbastanza inatteso all'enigma cruciale: è alle viste una nuova Internazionale di centrosinistra, aperta ai democratici usa, ai liberali, ai verdi e ai cattolici di sinistra? Una Internazionale destinata ad assorbire in un domani lontano quella socialista? Prodi sa di muoversi su un terreno minato e molto virtuale, ma la sorpresa è che, dopo aver ribadito che nessuno «vuole sostituire l'Internazionale socialista», il Professore apre uno spiraglio: «Non escluderei affatto che nel futuro si possa dare forma organizzativa a questo progetto. In questi casi le cose o muoiono, oppure si crea la segreteria tecnica e poi la struttura politica di comando. Siamo al primo assaggio, al primo round...». E Blair? Se era imbarazzato per le disavventure del suo amico Bill, ha cercato di non darlo a vedere. Ma lo ha fatto trapelare. Nei giorni scorsi il primo ministro inglese si era fatto precedere da comunicati amichevoli del tipo «io non abbandono gli amici nel momento del pericolo», ma poi The Express, molto vicino al «new labour», aveva fatto sapere che Tony e la moglie Cherie erano rimasti «traumatizzati» dalle rivelazioni del rapporto Starr. Blair si è fatto precedere dalla diffusione del suo manifesto della «Terza via». Da una parte Blair spiega che «la Terza via rappresenta la strada verso il rinnovamento e il successo della socialdemocrazia moderna», ma dall'altra si rivolge esplicitamente ai liberali e alla destra. E a sorpresa, per dare forza almeno semantica, al suo progetto, recupera uno slogan dall'immaginifico dizionario di Achille Occhetto: «La Terza via - dice Blair - segna un nuovo inizio per il centrosinistra». In Prodi c'è un approccio più da economista: «Guardate che la crisi finanziaria di queste settimane è iniziata con una crisetta da quattro soldi in Thailandia» e sarebbe bastata una risposta globale per bloccarla sul nascere. Ecco perché serve «una nuova carovana del centro-sinistra che non lasci nessuno per terra». Spiega Walter Veltroni, anche lui a New York per il convegno: «Sono diversi anni che sono in corso contatti, ma è arrivata l'ora di unire i diversi riformismi. Ne parleremo ancora, in nuove occasioni di incontro. Stavolta in Europa». Fabio Martini Il presidente del Consiglio Romano Prodi con il presidente americano Bill Clinton

Luoghi citati: Europa, New York, Stati Uniti, Thailandia