« Un abuso le domande sul sesso»

« Un abuso le domande sul sesso» « Un abuso le domande sul sesso» D'Ambrosio: doveva rifiutare di rispondere MILANO OTTOR D'Ambrosio, lei con chi sta? Con Kenneth Starr o con Bill Clinton? «Io sto con Indro Montanelli, quando scrive che l'operato di una persona non si valuta solo da quello che fa sotto le lenzuola. E mi sembra che buona parte dell'indagine di Starr sia proprio su questo». Le «bugie» di Clinton hanno fatto il giro del mondo... «Il presidente degli Stati Uniti ha comunque commesso almeno un errore, a questo punto gravissimo. Almeno a giudicare dal moltiplicarsi delle richieste di dimissioni». E quale? «A gennaio, quando gli vennero fatte le prime domande sulle sue relazioni sessuali, doveva rifiutarsi di rispondere. Non facevano parte dell'indagine nata da Starr per accertare il coinvolgimento di Clinton nelle scandalo Vvnitewater». Allora, doveva avvalersi della facoltà di non rispondere? «A Starr, Clinton avrebbe potuto di¬ re: "Cosa c'entrano Paula Jones, Gennifer Flowers e Monica Lewinsky? Se continuate con questo tono mi rifiuto di rispondere". Ne sarebbe uscito come un gentleman, avrebbe evitato mesi e mesi di imbarazzo». E invece Starr non ha smesso un secondo di attaccarlo. «In Italia sarebbe stato impossibile. Se un magistrato da noi avesse fatto una cosa del genere, come minimo sarebbe stato passibile di procedimento disciplinare. Tutti gli sarebbero saltati addosso... E invece il presidente Clinton è proprio a questo punto che ha iniziato a pasticciare con la sua difesa. Prima dicendo no, poi affermando il contrario, poi cercando di svicolare dalle domande più insidiose infilandosi in una diatriba su cosa sia, o non sia, una relazione sessuale. E' proprio vero che gli avvocati...». Cosa, è vero? «Il presidente Clinton ha studiato Diritto, sicuramente per la sua difesa è stato consigliato dai migliori avvocati degli Stati Uniti. Mi è capitato di vederlo anche qui da noi, ci sono avvocati bravissimi quando devono difendere altre persone, ma quando tocca a loro stessi difendersi, non fanno altro che mettersi in difficoltà». Il procuratore Starr per condurre questa inchiesta ha speso una vagonata di milioni di dollari. In Italia... «In Italia, quelle cifre si avvicinano alla fantascienza. Ma non è solo su questo che tra il sistema giudiziario Usa e quello italiano, si contano le differenze. Penso all'uso dei media, da parte di Starr». Si riferisce al suo rapporto, reso pubblico in tempo reale? «Mi riferisco a quelle tonnellate di carta finite su Internet, cosa che da noi sarebbe davvero impensabile. Così come alla registrazione video dell'interrogatorio, che per tutto il pomeriggio ha bloccato i grandi network mondiali. Un video che diventa il cuore di una soap opera di 4 ore e passa, anziché servire a prova documentale inoppugnabile a garanzia dell'indagato, come avviene in Italia. No, davvero queste cose da noi sarebbero impossibili. C'è poi da non dimenticare un altro problema». A cosa pensa? «Che il presidente Clinton è democratico, mentre il procuratore Starr è repubblicano. Lo scontro tra di loro, va da sé, diventa immediatamente uno scontro politico. In Italia per quel caso ci sarebbero tonnellate di argomenti per sollevare il problema dell'imparzialità dell'accusa e per valutare a cosa mira l'intera inchiesta». . Non trova, che ci sono tutti gb ingredienti per considerare il Sexgate come il processo del secolo? «Mi sembra che all'inizio in ballo ci fossero solo i gusti sessuali del presidente degli Stati Uniti. Poi, anche per i suoi errori, adesso stanno solo cercando di sostituirlo». Fabio Potetti

Luoghi citati: Italia, Milano, Stati Uniti, Usa