Medici, scontro sulla riforma dimezzata

Medici, scontro sulla riforma dimezzata Domani il voto in Senato che avvia la seconda fase della rivoluzione sul «rapporto esclusivo» Medici, scontro sulla riforma dimezzata In centomila al bivio: lavorare fuori o dentro gli ospedali CAMBIA LA SANITÀ' * ROMA EL corridoio del primo piano del San Giacomo, ! un medico chiude il giornale con | un gesto di delusione. «Anche ì oggi niente. Al Senato stanno li; tigando sulla nuova riforma delI la sanità e qui non c'è nemmeno | un titolo a una colonna. Ma l'aI vranno capito che si prepara 1 un'altra rivoluzione? Prima o poi se ne accorgeranno perché I dagli ospedali ci potrebbe essere j ; una bella fuga con la storia del rapporto esclusivo». Rapporto esclusivo? Questa formula che, in tempi di Viagra e di trasgressioni varie, suona un po' come I una rivincita di castità e mono; gamia, in realtà è l'ultimo tasi sello del mosaico che Rosy Bindi I sta realizzando per disegnare la ] sanità pubblica elei Duemila. E i significa, semplicemente, che i I 98.500 medici ospedalieri italia; ni dovranno scegliere: o dentro l o fuori. Con tante garanzie: gradua! lità, incentivi economici, creaj zione di strutture interne dove ! poter davvero continuare a > svolgere anche la libera professione oltre le 38 ore di impegno : contrattuale. Ma pur sempre | una scelta che si annuncia mol'. lo più vincolante di quelle già fatte negli ultimi due anni. E che fa discutere, che divide. In tanti casi, spaventa quei medici chi; ancora uniscono il lavoro in ospedale a quello nello studio privato o in clinica. 1 «partiti» si sono già formati in ogni Azienda sanitaria, come, ormai, si chiamano gli ospedali. Il più agitato e quello dei pasdaran anti-Bindi che considerano la fase due della riforma una «coercizione illegale» e prevedono scenari da catastrofe per il sistema sanitario pubblico, con i medici più bravi che sceglieranno di lavorare in privato e con i «ragazzini» che rimarranno negli ospedali. Ma ci sono anche i favorevoli e i dubbiosi. Forse la maggio ranza. questi ultimi, che sono d'accordo sui principi, ma non hanno una gran fiducia nella possibilità di realizzare in tempi brevi tutte le strutture necessarie per il decollo della nuova sanità pubblica. Basta fare un giro per gli ospedali. Roma, è vero, non è un campione esemplare. E', forse, la grande città con la situazione più critica. Ci si sposta da una Azienda sanitaria all'altra e sembra di passare dalla Svizzera all'Albania. Anche all'interno della stesso centro ospedaliero ci sono realtà a dir poco contrastanti. Se ne sono accorti bene anche i carabinieri dei Nas quando hanno passato al setaccio il Policlinico Umberto I, dove convivono raparti come quello d'eccellenza dei trapianti di cuore e quello di oftalmologia dove quattro persone hanno perso la vista da un occhio per colpa di un'infezione che, pochi mesi fa. fece scattare tutta l'indagine delia magistratura. Muoversi nella galassia sa nità e come avventurarsi in un gioco di scatole cinesi. Bisogna avere la pazienza di aprirli; una i dopo l'altra per cercare di capi] re. Cominciamo dai grandi nu! meri. In Italia ci sono quasi 320 | mila medici iscritti all'Ordine e questo ci dà il poco invidiabile primato in Europa nel rapporto tra medici e abitanti: uno ogni 177. Poco invidiabile perché ci sono troppi medici. Sembra un paradosso, ma è cosi. Esistono dei rapporti ottimali e, in Paesi dove la sanità funziona meglio che da noi, come in Francia e in Svezia, il rapporto è di circa un medico ogni trecento abitanti. Questa sovrabbondanza, gli esperti la chiamano «pletora medica», che significa anche sottoccupazione e disoccupazione. Ma, se si apre la prima scatola cinese, si scopre che dei nostri quasi 320 mila medici, almeno 20 mila non esercitano. Più di 98 mila sono gli ospedalieri. Quasi 70 mila sono sempre nel servizio sanitario nazionale come medici di famiglia, pediatri o guardia medica. Gli altri sono liberi professionisti. Compresi quasi 50 mila medici dentisti. Gli ospedalieri, che sono quelli interessati dalle novità in arrivo, rappresentano oltre un terzo dei medici in attività. Ed è da tront'anni che la loro posizione è al centro di progetti e di riforme. Di «rapporto esclusivo» con l'ospedale si cominciò a parlare già nel 1968, quando ministro era Mariotti. La riforma doveva essere pronta in sette anni, ma si è arrivati fino al 1978 per I varare la legge 883 che ha introdotto nell'ospedale il rapporto a tempo pieno e quello a tempo definito: primo, vero passo per distinguere l'attività ospedaliera da quella privata. Poi, con la 4! 2, ci ha messo le mani anche il ministro De Lorenzo, che varò il «rapporto unico» con il Sei-vizio sanitario nazionale: in pratica, il divieto di essere ospedalieri e medici delia mutua. Ma che, anche, riaprì la strada agli studi privati consentendo a tutti gli ospedalieri di lavorare in privato oltre l'orario in ospedale. Bisogna arrivare al 23 dicembro del ] 996. con Rosy Bindi nel palazzo di piazzale dell'Industria all'Eur, per un passo di «razionalizzazione». E' la legge 6G2 che ha introdotto le norme per regolare l'attività da 'iheri professionisti dei medici ospedalieri. Attraverso quella ormai famosa scelta tra l'attività «intramoenia» ed «extramoenia» che è ancora in corso tra polemiche e ritardi. In sintesi, è stata offerta la possibilità di optare tra lo svolgimento dell'attività medica privata all'interno degli ospedali, oppure all'esterno negli studi 0 nelle cliniche non convenzionate. E, per favorire la scelta «intramoenia», gli ospedali - nel frattempo trasformati in Aziende sanitario con tanto di manager alla direzione generale e modelli di competitività - hanno cominciato a mettere a disposizione dei loro medici spazi e servizi per svolgere all'interno anche la quota di attività privata. L'obiettivo è semplice. Se l'ospedale-azienda deve essere in concorrenza con le cliniche e deve anche migliorare i bilanci, non si può permettere che i suoi medici lavorino anche «per il nemico» dopo le 38 ore canoniche passate in ospedale. Non solo: dall'ingresso in ospedale anche della quota di pazienti privati dei medici, l'Azienda sani taria non può che trarre beneficio economico. Ed anche l'utente dovrebbe avere un vantaggio, dal momento che potrebbe godere di un trattamento personalizzato a tariffe più basse. Un circolo virtuoso che, tuttavia, si sta scontrando con ritardi materiali. Perché per realizzare tutto questo bisogna trovare locali per visite private, bisogna mettere a disposizione personale paramedico e ritagliare anche camere a pagamento tra le corsie. Proprio questi ritardi hanno fatto del sistema sanitario pubblico una realtà a pelle di leopardo, con zone felici di ospedali che hanno già risolto i problemi e zone in cui poco o nulla è stato fatto. Al punto che, nell'agosto scorso, la stessa Rosy Bindi ha emanate un decreto che autorizza i medici che avevano scelto r«mtramoenia» a lavora¬ re ancora nei loro studi Sia pure rilasciando fatture a nome dell'ospedale che incassa e poi riversa i soldi ai medici. Un meccanismo bizantino che alimenta le critiche del fronte anti-Bindi. «La verità è che da noi si vogliono fare sempre le riforme sulla carta, mentre sarebbe tutto più facile e convincente se certe novità venissero proposte dopo avere realizzato le condizioni di base», dice un cardiologo del San Filippo Neri. Anche sui risultati dell'operazione scelta «intramoeniaextramoenia» ci sono interpretazioni diverse. Secondo il ministero, che sta elaborando gli ultimi dati, si può anticipare che circa il 70 per cento degli ospedalieri ha scelto l'ospedale come unico luogo della sua attività, pubblica e privata. Ma bisogna considerare che dei 98.500 ospedalieri soltanto la metà ha una reale attività libero professionale. Ed è evidente che, per quel 50 per cento che non ha pazienti privati, la scelta «intramoenia» è scontata. Sarebbe interessante sapere quanti medici con attività professionale hanno fatto la stessa scelta. Ma dati ufficiali non ce ne sono. Si dice, però, che tra i chirurghi, i ginecologi, gli oculisti, gli ortopedici e i dentisti le percentuali si invertano: il 70 per cento avrebbe preferito l'«extramoenia». Per questo il dottor Enrico Bollerò, presidente dell'Anaao (il più grande sindacato dei medici ospedalieri), si mantiene prudente. «Se la delega al governo per la fase due della riforma conterrà le garanzie che il ministro Bindi ci ha promesso, siamo pronti a discutere in fase di contratto tutte le novità. Altrimenti ci farcino sentire. Eccome». Non ci sarà molto da attendere: il voto del Senato è atteso per domani. Enrico Singer Prevista la fuga del 70% di chirurghi dentisti, ginecologi oculisti e ortopedici L'Anaao: pronti a discutere se saranno introdotte le garanzie promesse I pasdaran anti-Bindi prevedono la catastrofe del sistema sanitario pubblico è parlano di «coercizione illegale*. Altri difendono le novità e chiedono strutture adeguate mm NUMER3 DELLA SANITÀ* PUBBLICA ALTRI MEDICI CHE LAVORANO PER IL SERVIZIO PUBBLICO: • 47.700 medici di famiglia ® 6400 pediatri « 16.000 medici impiegati nella guardia medica OSPEDALI: \ • 360.000 posti letto •® 9 milioni e 800 mila ricoveri l'anno ! • 92,3 milioni di giornate di degenza l'anno ! • 27.000 ricoveri al giorno ! • 3 milioni e 500 mila r interventi chirurgici l'anno (9600 al giorno] OSPEDALI: ■ 83 grandi Aziende ospedaliere 227 aziende sanitarie che gestiscono 860 ospedali pubblici. STIPENDI NETTI: i medici ospedalieri sono considerati dirigenti pubblici e sono divisi, ormai, in due livelli: &iell livello dirigenziale. • Il secondo livello (equivale ai primari) ha uno stipendio mensile netto di 5.800.000 lire che si avvicina ai 7 milioni con una anzianità media i II primo livello oscilla tra i 3.600.000 e i 4.500.000 a seconda delle attribuzioni i mediche e oscillo tra i \ \ 4 e i 5 milioni con una \ \ anzianità media 4\ i. . 3 Fonte: ministero dello Sanità LA SANITÀ I j IɧÉ1P —Y> MEDIO IN ITALIA: 320V@V MEDICI ■CIRCA .^^OSPEDALIERI y A fianco, ti ministro della Sanità Rosy Bindi. A sinistra un ospedale. Domani il Senato voterà sulla seconda fase della riforma sanitaria

Persone citate: Bindi, De Lorenzo, Enrico Bollerò, Enrico Singer, Mariotti, Rosy Bindi, Rosy Bindi I, Umberto I

Luoghi citati: Albania, Europa, Francia, Italia, Roma, Svezia, Svizzera