Un sexgate in Nicaragua
Un sexgate in Nicaragua Un sexgate in Nicaragua «Sono stata la Monica di Ortega per il bene della rivoluzione» MADRID. Monica Lewinsky magari non lo sa, ma anche in Nicaragua un'altra giovane donna, Zoilamérica Narvàez, una sociologa trentenne, sta provocando con le sue accuse un «sexgate» che terremota il Paese. Il «Clinton» della situazione, anche lui gran fanatico del sesso orale, è nientemeno che l'ex presidente ed attuale segretario generale del Fronte Sandinista Daniel Ortega, accusato di stupro, molestie sessuali ed abusi disonesti. Ed anche a Managua c'è una «Hillary» che difende a spada tratta il suo compagno: Rosaria Murillo, discendente del grande rivoluzionario locale Sandino e madre dell'accusatrice. Zoilamérica, ex dirigente della Gioventù Sandinista, rivela in un documento choc (il rapporto Starr, a confronto, è roba da educande) i cui punti salienti sono stati pubblicati ieri dal madrileno «El Mundo», che Ortega la stuprò a partire dagli 11 anni. Il leader sandinista, dopo 4 anni di fellatio e rapporti sessuali al kamasutra, avrebbe addirittura giustificato ideologicamente le relazioni con la figliastra: «Il tuo sacrificio protegge la rivoluzione. Solo tu mi dai la tranquillità di spirito e la stabilità emozionale con l'atto sessuale. Così posso compiere meglio gli alti doveri per cui mi ha citato la storia». Ortega giura che è una montatura ordita dai suoi avversari politici del Fronte Sandinista. La «Hillary» nicaraguense, benché sua figlia accusi il patrigno di «averle messo il pene in bocca centinaia di volte nella biblioteca familiare», assicura: «Le qualità morali di Ortega sono irreprensibili». Ma il bel Daniel, noto Don Giovanni, accampa l'immunità parlamentare per evitare il processo. In questi giorni il Parlamento dovrà decidere se togliergliela. E Zoilamérica ha già pronto per il Kenneth Starr locale le sue «prove». [g. a. o.l
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