Tangentopoli, Polo-Ulivo sul filo di lana

Tangentopoli, Polo-Ulivo sul filo di lana Dopodomani il voto parlamentare sulla commissione di inchiesta, fra incertezza e nervosismo Tangentopoli, Polo-Ulivo sul filo di lana Berlusconi replica a D'Menta: «Soliti metodi stalinisti» ROMA. Si erano prosi due mesi di tempo «per svelenire il clima» tra maggioranza e opposizione, rinviando al 23 settembre il voto sulla commissione di inchiesta su Tangentopoli. Dopodomani è il 23 è non è che le relazioni tra Polo c Ulivo siano migliorate. Anzi, ormai le parti si presentano come duellanti che non hanno più nulla da dirsi, pronti solo a confrontarsi armi • in pugno. L'esito della sfida che rimane ancora incerto anche se le quotazioni del Polo (favorevole alla commissione di inchiesta) sembrano in calo rispetto a due mesi fa. E questo perché l'aggressività di Berlusconi sul tema giustizia sta provocando ripensamenti tra i partiti della maggioranza che, inizialmente, sarebbero stati favorevoli alla commissione di inchiesta, e non solo. Uno ad uno ora manifestano dubbi i dimani e i verdi, mentre solo i socialisti di Boselli rimangono fermamente decisi a votare sì. Sarà Il leader di Forz più guardinga anche la parte di popolari che la commissione la voleva, visto che la partita si è trasformata in una disfida politica tra Polo e maggioranza. Di grande peso è stata la scelta di Cossiga di votare contro il Polo. E ora dubita anche la Lega, determinante con i suoi 58 voti. Ci ha pensato Massimo D'Alema, attaccando ieri Berlusconi da Bologna, a spazzar via ogni dubbio su un possibile compromesso dell'ultim'ora tra maggioranza e opposizione sulla commissione da istituire. Berlusconi ha risposto con i toni che usa ormai da mesi, accusando D'Alema di essere il solito stalinista e promettendo «una opposizione dura, intransigente e irriducibile». Dietro di sé Silvio Berlusconi ha un Polo compattamente deciso a votare a favore della commissione che lui ha chiesto. Ma tra le file poliste si colgono segnali di nervosismo, come se i generali non fossero più tanto sicuri di vincere. I Ccd (Giovanardi) dissentono dalla scelta di Cossiga di votare contro la commissione e, un po' sulla difensiva, spiegano agli elettori che non vogliono «né amnistie né colpi di spugna su Tangentopoli». Gianfranco Fini, presidente di An, ieri ha dimostrato tutto il suo disagio nel dover seguire Berlusconi nella sua guerriglia sulla giustizia. Rispondendo ai dubbi dei giovani di An riuniti a Roma, ha assicurato: «Noi siamo ancora quelli delle mani pulite». «L'importante è non fare confusione, perché quando si parla di giustizia a volte si mettono nello stesso calderone questioni che sono diverse tra di loro». Fini non è parso dare molto peso al voto di dopodomani: «Se la maggioranza prevale, il Polo non farà altro che ribadire le ragioni per cui riteneva opportuna la commissione e continuerà la sua opposizione». Quasi un modo per smorzare, prima che nascano, possibili azioni clamorose di Berlusconi. Ed era rivolta implicitamente a Berlusconi la precisazione di Fini sulla qualità della opposizione da fare. Una «opposizione intelligente». «Non amo gli aggettivi. Dura, durissima... L'opposzione deve essere intelligente e proporre delle alternative. Quando si rappresenta non il 5% degli italiani ma il 50%, non basta dire "no"». Ed anche Fini (come il Ccd) ha accusato il colpo ricevuto dalla decisione di Cossiga ed ha dovuto precisare, a beneficio dei suoi perplessi iscritti, che non c'è nessun nesso tra il voto a favore della commissione su Tangentopoli e l'amnistia per i reati di Tangentopoli. [a. rap.] Centrodestra compatto sul sì Qualche dubbio nella maggioranza Ma Fini precisa ai giovani di An «Siamo ancora quelli delle mani pulite» Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

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