Fiori, con l'export crescono i timori

Fiori, con l'export crescono i timori La bilancia commerciale è in netto attivo. Uniflov chiede l'abbassamento dell'Iva Fiori, con l'export crescono i timori Unaflor: «Il settore recisi perde circa 500 miliardi Adesso serve una maggiore promozione unitaria» PADOVA. Il florovivaismo italiano sfoglia la margherita e si interroga sul futuro. Un settore dove operano 32 mila imprese (50 mila se si considerano anche i garden center e i punti vendita di piante e fiori) con 100 mila addetti e che rappresenta il 7% (pari a 5 mila miliardi nel '97) della produzione lorda vendibile agricola nazionale. L'85% del prodotto è destinato al mercato intemo, per una domanda prò capite di piante e fiori pari a 116 miliardi lire all'anno, mentre l'export, raggiunge i 740 miliardi di lire. In termini di superfici l'Italia con 9334 ettari coltivati quarta nel mondo (dietro a Cina, Usa e Giappone), mentre nel'97 i florovivaisti hanno prodotto 600 milioni di piante in vaso: 80 milioni di begonie e 80 di impatiens, 70 di petunie, 50 di primule e 30 milioni di rose. Al Flormart di Padova, rassegna di settore con mille espositori da 24 Paesi, gli addetti ai lavori si confrontano con l'andamento del mercato. «Occorre fare maggiore promozione unitaria, perché il consumo è troppo legato alle circostanze e poco alla cultura del prodotto», dice Franco Locatelli, presidente dell'Unaflor, che riunisce oltre duemila produttori. «In particolare, il settore dei fiori recisi segna ormai da tre anni una perdita pari a circa 4-500 miliardi ad ogni esercizio - sottolinea -. Anche l'export verso la Germania ha subito un regresso, mentre discreto è quello in Francia e Inghilterra. Va bene, invece, il mercato delle piante arboree e arbustive, conun aumento della quantità prodotta nell'ultimo biennio». Nel Cahier de doléances dell'Unaflor anche energia, trasporti e imposte, mentre è pronto un progetto dell'associazione per accedere al finanziamento della Ue finalizzato alla promozione dei consumi (8 miliardi di lire spettano all'Italia su 32 stanziati). «Il settore dei fiori recisi è in difficoltà a causa delle importazioni (+13% nei primi mesi dell'anno), quasi tutte agevolate in seguito ad accordi internazionali», afferma Giovanna Li Volti, presidente dell'Uniflov, associazione sindacale (Cia) del settore. «Accordi che andremo a rivedere», dice, «insieme al governo, con i Paesi interessati entro il '99». «La crescita c'è, ma non in modo uniforme - sottolinea -. Pesa la questione dell'Iva, che nel settore floricolo europeo varia dal 3 al 27% (l'Italia è al 10%; l'Olanda, maggior produttore e concorrente europeo, al 6%). Al governo chiederemo di essere inseriti nell'Agenda 2000. Inoltre, puntiamo sui finanziamenti alla ricerca varietale: la carta vincente per garantire la qualità dell'offerta». Nel cassetto dell'Uniflov due progetti ambiziosi. Il primo, di creare un'unica associazione insieme all'Unaflor per «essere più rappresentativi in Europa e perché la stessa Ue lo impone». Il secondo, lanciato in anteprima in questi giorni a Firenze nell'ambito del 5° Convegno sui Giardini Storici, di «prendere in gestione, con l'aiuto dello Stato, questo patrimonio botanico e museale, che può creare nuove opportunità di occupazione flessibile», [ed.] LA BILANCIA COMMERCIALE (gennaio/marzo 1998)

Persone citate: Franco Locatelli, Giovanna Li Volti, Iva Fiori